Ha debuttato al Romaeuropa festival l’autore e attore teatrale Nicolò Sordo con “Ok Boomer. Anch’io sono uno stronzo”, il testo teatrale che quest’anno ha vinto il Premio Riccione “Pier Vittorio Tondelli”, un testo politico ispirato alla tradizione del teatro tedesco, che è stato considerato dalla giuria che lo ha selezionato “un testo commovente, ironico, spiazzante”. Come scrittore, con lo pseudonimo Niki Neve, Nicolò Sordo ha scritto il libro Col Angeles, ambientato a Colà, il suo paese d’origine, sul lago di Garda.
Nicolò Sordo Il tuo testo teatrale “Ok Boomer. Anch’io sono uno stronzo” è un testo politico che attinge dal teatro tedesco per parlare di comunismo. È un testo graffiante! Chi sono i protagonisti?
«Più che di comunismo parla di consumismo e capitalismo. È ambientato in un centro commerciale, un sabato pomeriggio. Parla del nostro stile di vita “costoso”, che non ci permette di fare qualcosa per gli altri in maniera disinteressata. Ho messo insieme un gruppo di personaggi il più eterogeneo possibile: c’è un adolescente, suo padre, una transgender, dei commessi di un centro commerciale, una guardia giurata, due donne in burqa, una migrante clandestina sfruttata. È proprio quest’ultima che, nel corso di un furto all’interno del negozio, rivela ai personaggi la presenza di un laboratorio sotterraneo dove vivono e lavorano 20 migranti sfruttati. Dato che la suspense è una cosa a cui non tengo particolarmente, ti dico subito che nessuno dei personaggi li aiuterà, nonostante le parole, gli ideali e i buoni propositi».
Quale messaggio intendi comunicare attraverso quest’opera?
«Lo dico già nel sottotitolo “Anch’io sono uno stronzo”. Viviamo in un’insostenibile condizione di privilegiati, non ci interessa di nessuno al di fuori di noi stessi e delle nostre battaglie personali, boomer o non boomer non fa differenza. Anche se non possiamo salvare il mondo, sarebbe utile almeno ricordarsi un po’ più spesso quanto siamo stronzi».
In occasione del 14° Premio Riccione per il Teatro hai ricevuto il Premio intitolato a Pier Vittorio Tondelli per il testo “Ok Boomer. Anch’io sono uno stronzo”. Quanto ti ha gratificato questo riconoscimento?
«Questo premio sta facendo molto per me. Ho sempre lavorato nell’underground, un po’ per scelta mia e un po’ per scelta degli altri. Anche se ho frequentato l’accademia, a teatro – in senso classico – non ci ho mai passato molto tempo. Sono sempre stato a fare le mie cose in bar, discoteche, stazioni, chiese, parcheggi, nei posti dove va la gente e non gli addetti ai lavori. E ho imparato tanto, ho stretto amicizie, raccolto storie, trovato una mia identità. Questo riconoscimento per me è un segno che ho fatto bene a fare così. Soprattutto mi ha fatto un immenso piacere ricevere un premio dedicato a Pier Vittorio Tondelli, un autore a cui devo molto. Mi ha insegnato a non vergognarmi a raccontare le cose bellissime che succedono in provincia».
Con “Ok Boomer. Anch’io sono uno stronzo” hai debuttato al Romaeuropa Festival 2021. Cosa ti ha lasciato questa esperienza?
«Sentimenti contrastanti. Da un lato la felicità di aver ricevuto l’attenzione di un festival così importante di teatro contemporaneo, davanti a un pubblico specializzato che ha accolto bene il mio testo. Dall’altro una sensazione di imbarazzo nel dibattito finale, quando un giornalista ha parlato di me come giovane autore e gli ho dovuto fare notare che, se io a 29 anni sono un giovane autore, nel panorama teatrale c’è qualcosa che non va, non c’è spazio e voce in capitolo per le persone veramente giovani. Sono stato molto applaudito dal pubblico, ma il dibattito è stato chiuso in fretta e furia».
Di recente hai raccontato la storia del caffè e della gente da bar con Teatro Da Bar attraverso la lettura de “La bottega del caffè” di Carlo Goldoni a Mantova e con Tondelli a Verona. È stata un’occasione importante per portare il teatro fuori dai teatri. Come ha risposto il pubblico?
«Mi permetto di fare una precisazione: la lettura de “La bottega del caffè” è stata commissionata a Teatro Da Bar dall’Associazione Novae Deae di Mantova, mentre a Verona iniziamo un nostro laboratorio di scrittura e recitazione su un racconto di Pier Vittorio Tondelli tratto da “Altri libertini”. Il laboratorio permanente di Teatro Da Bar, che conduco con Enrico Ferrari, è un progetto “didattico”, uno spazio creativo vero e proprio, aperto a tutti, che gestiamo con grande libertà. La settimana prossima iniziamo a scrivere. La gente fuori dai teatri risponde benissimo! Ed è quella che preferisco».
Quando e come nasce lo spettacolo Teatro Da Bar?
«Teatro Da Bar è un progetto che nasce nel 2017. Era un giorno di pioggia al bar dell’università, io ed Enrico eravamo in un momento di particolare crisi e non sapevamo che fare delle nostre vite, non avevamo lavoro, non avevamo niente da fare, lui era in fissa con Bukowski e voleva farci un monologo, io gli dicevo che su Bukowski sarebbe stato meglio lavorare al bar che in teatro e da lì è nato tutto. Da quattro anni conduciamo laboratori di teatro al bar su Charles Bukowski e autori affini con gli allievi più disparati, e abbiamo anche un nostro spettacolo collaterale con cui giriamo i peggiori bar d’Italia insieme all’attrice Alexandra Lovin e al musicista Michele Lonardi».
Con lo pseudonimo Niki Neve hai scritto il libro Col Angeles ambientato nel tuo paese d’origine Colà, sul lago di Garda, una località turistica estiva. Come si vive in questo luogo dal fascino singolare?
«Si vive benissimo perché il posto è molto bello, ci conosciamo tutti, è una dimensione a misura d’uomo. Il clima è abbastanza buono e si riesce ad andare spesso in spiaggia a prendere il sole e fare il bagno. Si vive invece malissimo dal punto di vista culturale: i soldi facili portati dal turismo, sto parlando del turismo aggressivo dei camping di lusso, degli yacht, dei mega alberghi, di tutte queste cose poco ecosostenibili (che però dovranno cambiare e forse cambieranno) hanno portato una grande ricchezza ma un impoverimento culturale impressionante. Tanti miei amici, per colpa dei soldi e del lavoro, non hanno neanche finito le superiori. Mi è stato permesso pochissime volte di lavorare a Colà, a casa mia, nonostante ci abbia sempre tenuto a farlo. Alla politica non interessano le mie proposte».
La musica è un’altra delle tue passioni. Stai preparando un concept album che conterrà brani jazz. Puoi darci qualche anticipazione sui testi?
«Il concept conterrà principalmente brani cantautorali-pop e vanterà il contributo musicale di un jazzista, il pianista Roberto Zanetti: mio vicino di casa, amico e padre artistico. Ho avuto l’onore di fare un cameo nel suo disco “Mother Afrika”, che sta andando molto bene anche all’estero, recitando una poesia di David Mandassi Diop. Il disco parlerà di me molto da vicino e dei personaggi incredibili che ci sono a Col Angeles. Dovremmo finirlo a dicembre: ho tutto le mattine impegnate nella bat-caverna che è il Gipsy Studio di Sandrà (5 chilometri da Colà) per chiuderlo insieme a Gianluca Bianco, in arte Mr White, il mago del mix!».