Usain Bolt appare ad una conferenza stampa, apparentemente con lo scopo di annunciare il suo ritiro dopo le prossime olimpiadi di Rio, ma in realtà poi quasi smentendo se stesso e concedendosi al dubbio se differire di un altro anno, almeno, questa decisione. Espressione dubbiosa sul viso, non particolarmente felice, ma neanche tesa, il campione giamaicano, giunto ormai alle soglie dei Trenta, rivela di stare per iniziare la preparazione specifica per le olimpiadi e di aver parlato con il suo coach anche circa la data per il ritiro, ma in definitiva di aver convenuto che ogni decisione al riguardo sia meglio prenderla dopo Rio. Due comunque sono ancora i “gols” che egli sente di dover difendere, più che raggiungere: confermare il primato in tutte e tre le gare (100, 200 e staffetta), e riuscire a far fermare ancora una volta il cronometro “sub-90”, cioè sotto i 9’90’’ nei 100 metri. Imprese non facili, perfino per lui.
L’unico problema, conclude ironicamente Bolt, è sentirsi “comfortable” oppure no, con l’etichetta di “legend” che molti gli hanno attribuito e gli attribuiscono, e che altri invece forse continuano a negargli; e quindi ecco la sua lapalissiana considerazione finale:“If I go to the Olympics and winthen I will be comfortable to say that I’m a legend”.
Nel frattempo, notizie forse non leggendarie, ma davvero buone, anzi ottime, anche in casa Italia, finalmente:con l’oro conquistato nel salto in alto (con 2,36) ai campionati mondiali indoor dell’Oregon, l’anconetano Gianmarco Tamberi diventa l’uomo da battere, o almeno tra gli uomini da battere, nella specialità, ed è stato bello anche il suo commento dopo la vittoria: “il salto, tecnicamente, è stato osceno, ma è subentrata un’adrenalina e una cattiveria che mi hanno fatto capire che sarei potuto andare oltre”. E così è stato.
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