Guidato dal produttore Brando e da un nuovo team formato dalla Production House Go Wild Music e dall’etichetta Universal Music, con l’album “Andrà Tutto Bene” Nesli ritorna sul mercato italiano con un’aspirazione precisa: farsi conoscere come cantautore della nuove generazione. Il disco è intriso di sonorità rock che guardano più all’Inghilterra anni 80 che all’America black hip hop, il territorio di nascita dell’artista, che sta progressivamente abbandonando. Siccome Nesli è tra i Big di Sanremo 2015 con il brano “Buona Fortuna Amore Mio”, lo abbiamo incontrato per farci raccontare come si gestiscono tutti questi cambiamenti nell’arco di un solo disco.
Molti pensano che uno come te qualche anno fa al festival non ci avrebbe messo piede…
«Io ho scontato i pregiudizi degli addetti ai lavori, sai? Perché ho sempre fatto un po’ di testa mia, con un sacco di carne a cuocere, con la cresta punk e le sonorità black. Pensavo che tutto il mestiere del cantante si esaurisse in poche ore di incisione, invece con questo disco ho curato tutta la scrittura e la registrazione nei minimi dettagli, ci sono batterie vere, è una cosa inconsueta per me. Quando ho provato il pezzo di Sanremo con l’orchestra, sarà stato per la pomposità della location a Roma, eravamo nello studio di Ballando con le stelle…devo confessare che mi sono commosso.»
Come hai conosciuto il produttore Brando?
«Casualmente abbiamo iniziato a frequentarci nel 2011. Anni di scambi, suggerimenti, discussioni su quello che ci piaceva. E poi lui ha assunto solo l’anno scorso il ruolo di guida per questo disco, che è nato da un legame umano anzitutto, lui è stato artista quindi conosce tutti gli aspetti del mestiere. Ha capito che volevo spaziare, che volevo scrollarmi di dosso l’etichetta da autodidatta, che volevo evolvere.»
Come hai deciso per Sanremo?
«Non credo agli snobismi, è il palco più prestigioso e già ci pensavo nel 2012 ad andarci. Ma credo che le cose succedano quando si è pronti e quindi quando ci siamo ritrovati con 11 canzoni così legate tra loro e così di rottura per me ho iniziato a pensarci seriamente. Se voglio essere cantautore devo fare questo passo. Mi preparo lo zainetto del coraggio e ci vado con tanta coscienza, cercherò di essere sveglio e di capire quello che mi capita attorno nel momento in cui succede, in modo da assaporarlo.»
Quali sono i tuoi riferimenti musicali?
«A Sanremo nella serata tributo farò una cover di Luca Carboni, un perfetto esempio di cantautore storto secondo me, nel senso che non prevale in lui il bel canto o altro tipo di italianità. È il cantautore con una linea un po’ dark, con uno stato d’animo a cui mi sento vicino. È davvero un rifacimento molto personale questa Mare Mare che sentirete.»
Come ti immagini verrai percepito in questa nuova fase della tua carriera?
«Vorrei eliminare l’idea che un certo pubblico ha avuto di me senza rinnegare il passato, perché in questa nuova veste da cantautore sento che riuscirò a trasportare su un altro livello anche i pezzi del mio repertorio che la gente già conosce. L’evoluzione che sto avendo la porto in pubblico, senza chiusure e cercando di far capire che la mia vena melodica cantautoriale c’è sempre stata. Per me questo è un momento di grande sicurezza, senza arroganza, ma spero di capisca.»