In questo periodo è nelle sale italiane la commedia da non perdere dal titolo “Come far litigare mamma e papà” di Gianluca Ansanelli con Carolina Crescentini e Giampaolo Morelli.
Nel cast anche Elisabetta Canalis, Valentina Barbieri, Andrea Condè, Ludit Schiaffino, e con Luca Vecchi e con la partecipazione di Nino Frassica. Per una produzione WARNER BROS. ENTERTAINMENT ITALIA e GREENBOO PRODUCTION.
Ci sono bambini che sognano una famiglia perfetta: fatta di sorrisi, coccole e merende biologiche. Gabriele, invece, a contrario della maggiorparte dei bambini, ha tutto questo, ma non lo vuole, non lo sopporta: per lui, la felicità è nascosta nell’avere genitori separati, come i suoi compagni di classe, che hanno doppi regali, doppie vacanze, doppia paghetta e videogiochi illimitati. Circondato dalle attenzioni costanti di mamma Miriam (Carolina Crescentini) e papà Stefano (Giampaolo Morelli), complici e innamorati, Gabriele si sente in trappola. Quando poi suoi genitori gli rivelano il desiderio di trasferirsi fuori città, capisce che l’unica soluzione per evitare tutto ciò è farli separare!
Come fare? Allora ecco che arriva in soccorso l’aiuto della sua amica del cuore, Rebecca. Insieme metteranno in atto un piano diabolico per larli separare.
Gianluca Ansanelli nelle note di regia dichiara: «“Come far litigare mamma e papà” è una storia di bambini. Uno dei privilegi del mestiere dello scrittore consiste nel potersi calare mente e anima nelle vite di molti personaggi, il che, indubbiamente, amplifica la sensazione della vita stessa regalando ad una sola esistenza le esperienze di molte altre. Mi è già successo di scrivere e dirigere film narrati dal punto di vista dei bambini e la sensazione è estremamente piacevole: quasi come tornare indietro fino al tempo in cui eravamo puri. I bambini sono sognatori vitali, curiosi e forniti di quel pizzico di sana follia che rende la vita un luogo assai avventuroso. Insomma, tornare bambini è eccitante e raccontare una storia dal loro punto di vista è molto divertente. Alla base del racconto c’è un meccanismo semplice di cui la commedia si nutre da sempre: il ribaltamento della normalità. Se normalmente infatti i bambini vorrebbero che i loro genitori stessero sempre insieme, qui la comicità scaturisce proprio dal fatto che il nostro protagonista vuole a tutti i costi farli separare. Ma attenzione: affinché lo spettatore sta al gioco bisogna che questo meccanismo, pur nella sua assurdità, suoni credibile e permetta a chi guarda il film di calarsi nei panni del protagonista. E qui viene in soccorso la modernità: perché oggi, si può ben dire, neanche i bambini non sono più quelli di una volta. Sono smaliziati e fin troppo svegli, hanno imparato a lasciare ai grandi le paturnie psicologiche e vanno dritti al nocciolo della questione. Perché in fondo, come pensa il nostro Gabriele, i figli dei separati stanno molto meglio! A stare male, semmai, sono i genitori che a cinquant’anni suonati vanno in giro per locali a cercare di rimorchiare uno straccio di partner. Parallelamente alla storia vista dal punto di vista dei più piccoli, c’è poi la storia dei due genitori, Stefano e Miriam, che si troveranno ad attraversare una vera crisi di coppia. E qui nasce l’insidia e contemporaneamente la sfida di questo film che consiste nel rendere armonico questo mix di toni fra adulti e bambini, fra commedia e dramma sentimentale, perché è vero che alla fine tutto finisce bene, ma i temi che la storia mette in campo sono reali e importanti. Eh già, perché la crisi di Stefano e Miriam, a ben vedere, è una crisi di “genere” in quanto Miriam è una donna moderna ed emancipata che ha un lavoro addirittura migliore di quello di suo marito e questo genera in lui quasi un complesso di inferiorità. Insomma, ognuno dei protagonisti dovrà fare il suo percorso di crescita compreso ovviamente Gabriele che, proprio quando l’avrà perduta, comprenderà quanto è bello avere una famiglia tutta coccole, sorrisi e merende biologiche».