A mani nude, un libro emozionante ed intenso in cui l'autore fa compiere al lettore un viaggio nella sua anima e nel suo cuore
Numerose le domande che sono state rivolte all’ autore.
Perche’ hai voluto scrivere questo libro?
«Per una nuova avventura di comunicazione. Nel 2015 avevo sentito li stesso bisogno nello scrivere Lettera a mia figlia sull’amore».
Tu sei un uomo di grande fede. Come riesci a conciliare questa tua ricerca di spiritualità con il mondo della musica?
“La spiritualità mi aiuta moltissimo a scrivere, a meditare e con l’età mi auguro di essere diventato un po’ più saggio. La ricerca di spiritualità è un percorso personale molto impegnativo e quando scrivo mi definisco un portatore emozionale. La fede mi ha aiutato molto. Sant’Agostino diceva che cantare è un pregare due volte. Quindi con la musica io prego due volte. Tuttavia la fede deve realizzarsi nei fatti».
Tu sei nato a Sassuolo, terra di cantanti quali Caterina Caselli e Pierangelo Bertoli.
«Si, hai nominato due giganti. L’Emilia Romagna è terra di cantanti».
Sei anche un grande tifoso del Sassuolo calcio.
«Nero -verdi sempre! Non vado però a vedere le partite perché quando sono andato allo stadio, il Sassuolo ha perso! Quando la squadra è approdata in serie A mi hanno chiesto di comporre un inno. Per la verità ho composto una canzone e l’ho regalata alla squadra. Ci tenevo in modo particolare ed i tifosi la cantano all’inizio di ogni partita».
Tornando al libro ti concentri principalmente sull’incidente che ti ha cambiato la vita.
«Si. Il Policlinico di Modena rappresenta un’eccellenza della sanità italiana. I medici e tutto lo staff compiono davvero dei miracoli. A me hanno riattaccato due dita della mano destra e vengono pazienti da tutta Europa. L’incidente ha cambiato la mia vita. É stata un’esperienza forte che mi ha provocato anche tanto dolore fisico. Avrei potuto scrivere una canzone di tre minuti ma ho sentito la necessità di dilungarmi e scrivere un libro. Aprendomi agli altri ed ammettendo le mie fragilità di uomo ho condivisi il mio dolore. Ho detto: io sono come voi .Nel dolore e nella paura tutti gli uomini sono uguali e bisogna ammetterlo. Il dolore ha bisogno di essere spiegato e se lo condivido con gli altri alleggerisco il peso. Tutti ce la possiamo fare e mi auguro di aver dato speranza».
«Mio fratello ed io abbiamo visto nostro padre piangere una sola volta in ospedale per la sua malattia. Mia madre dice che io come lui ho una soglia molto alta nel sopportare il dolore e quindi se mio padre piangeva doveva sentire un dolore lancinante. Mi ricordo ancora le sue parole: “Lasciatemi crollare per un momento».
Nel libro racconti molti aneddoti e molti viaggi, in particolare in Brasile.
Quale è stata la virtu’ o il valore che ti ha aiutato a superare questo momento difficile della tua vita?
“La speranza alimentata dalla condivisione. É’ vero che di fronte al dolore siamo soli ma se accanto a te ci sono persone che ti vogliono bene e condividono il tuo dolore allora esso ha un senso. Spesso diciamo perché proprio a me? mentre la domanda da porsi è questa:” perché non a me ?.Bisogna avere la consapevolezza che non si è immortali e non avere paura della fine. La condivisione ti aiuta a non mollare perché abbiamo bisogno l’uno dell’altro. Io avevo bisogno di mia moglie e del suo sguardo e lei di quello dei medici».
Cosa pensi degli adolescenti di oggi e dei rapporti a volte superprotettivi dei genitori?
«Spesso i genitori non sanno nulla dei loro figli. Di recente, a Sassuolo, un ragazzo di nome Alessandro ha abbandonato la sua casa e la sua famiglia. I genitori pensavano di aver fatto tutto il possibile per assicurare al figlio il meglio per il suo sviluppo psicofisico. Certo, fare i genitori è difficilissimo ma spesso i ragazzi sono abbandonati a loro stessi. Bisogna inoltre fare attenzione ai social che possono essere pericolosi».
«Voi donne siete un universo incomprendibile. Avete una marcia in più e noi uomini facciamo fatica a starvi dietro».
Cosa consiglieresti ai giovani che vorrebbero affacciarsi al mondo dello spettacolo?