Quella sensazione di coinvolgimento totale e allo stesso tempo di disagio che si prova assistendo allo spettacolo “Come ne venimmo fuori” di e con Sabina Guzzanti, andato in scena nella scorsa stagione al teatro Bellini di Napoli, è difficile da raccontare. Il tempo infinito per un monologo di 120 minuti passa senza noia. Il merito di ciò va diviso tra l’assoluta perfezione di Sabina Guzzanti che definirei, senza tema di smentita, una “macchina teatrale perfetta”, la curata regia di Giorgio Gallione e le musiche originali di Paolo Silvestri. Tutto nello spettacolo risulta funzionale nella assoluta essenzialità; luci cambiacolori per sottolineare i momenti e le emozioni del monologo accompagnano lo spettatore nel suo viaggio.
Ci troviamo nel futuro. Un futuro finalmente armonico e civile, dove il denaro è tornato ad essere semplicemente un mezzo. Una donna, SabnaQƒ2, sale sul palco per l’incarico che le è stato affidato. Tocca a lei quest’anno pronunciare il discorso celebrativo sulla fine del periodo storico più buio che l’umanità abbia mai fronteggiato: il periodo che va dal 1990 al 2041, noto a tutti come “il secolo di merda”.
Alla base di questo lavoro c’è uno studio profondo che viene fuori in ogni momento: l’economia, la storia, il costume, l’attualità sono sviscerati in ogni aspetto.Il nostro meschino presente viene fatto a pezzi; SabnaQƒ2 parla degli abitanti del secolo di merda, i merdaroli, così presi dal loro essere nulla da perdersi in facezie incredibili, facebook e altre diavolerie del genere, solo per sentirsi importanti, per credere di contare qualcosa. Questo momento, anche molto divertente, è solo una parentesi che lascia il posto a temi più importanti, a quelli fondanti di questo secolo: lo smarrimento dell’essere umano, lo svilimento della condizione femminile, il sovvertimento dei valori portanti dell’economia, la fusione tra mafia e politica.
Tutto ciò è tenuto insieme da un’attrice che si trasforma continamente, che varia toni e colori della voce per due ore senza fermarsi.
Le sedie in sala diventano scomode, l’immedesimazione nel racconto è totale, con un sorriso sulle labbra, certo, perché l’ironia resta sempre la migliore alleta della Guzzanti. Le incursioni dei personaggi che hanno reso celebre l’attrice rendono il monologo godibile: Berlusconi, Emma Marcegaglia, di Maria De Filippi. Lo spettacolo termina, l’attrice rende omaggio a Luca De Filippo morto nel pomeriggio, così come aveva fatto poche ore prima Gabriele Russo, direttore artistico del Bellini. Si sa lo spettacolo deve andare avanti è la ˈregolaˈ d’oro in teatro quella che consente alla magia del teatro di non fermarsi mai. Quando poi vanno in scena spettacoli come questo, forte, ironico, curato, colto, siamo ancora più felici di poterne godere sempre.
Evviva il teatro, brava e grazie Sabina Guzzanti.