Nasce MAST (Maschio Angioino Smart Tour). Per la prima volta il monumento simbolo della città di Napoli, Castel Nuovo (noto anche come Maschio Angioino), si racconta secondo un innovativo modello di fruizione basato sulle tecnologie dell’Internet delle cose. Al suo interno due splendide esposizioni cattureranno l’attenzione dei visitatori e dei turisti: al primo piano sarà allestita la Sala Carlo V con le cinquantotto sculture della collezione Jerace, mai esposte tutte insieme; al terzo piano del Museo Civico la grande sala sarà invece interamente dedicata al Novecento, con pitture e sculture di proprietà del Municipio napoletano, oggi disseminate nei diversi uffici e dunque non fruibili al pubblico. Due mostre che, per la prima volta, offriranno ai visitatori opere di scultura e pittura di notevole bellezza.
Ulteriore novità è la nuova veste tecnologica del castello, che si candida ad essere snodo turistico promotore dell’intera città. Infatti, mediante sistemi di navigazione innovativi, sviluppati per l’interazione con schermi televisivi, sarà possibile visitare spazi e musei della città di Napoli, importanti da un punto di vista storico e artistico, passeggiando in essi virtualmente. Sarà anche possibile sperimentare la visita delle opere del museo e dei luoghi del castello mediante l’utilizzo dei propri smartphone e tablet, che sostituiranno le tradizionali audioguide, attraverso un nuovo modello di fruizione incentrato sulla metafora dell’opera che parla, grazie all’applicazione OPS (Opere Parlanti Show), scaricabile gratuitamente dagli store della apple e di google per iOS e Android.
Sarà, dunque, un castello rinnovato, non soltanto nelle sale e nelle opere, ma anche nella fruizione.
Il progetto è frutto di una collaborazione tra il Comune di Napoli, Assessorato alla Cultura e al Turismo, il Distretto DATABENC (Distretto ad Alta Tecnologia per i Beni Culturali) e il Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università di Napoli Federico II (prof.ssa Isabella Valente, Storia dell’Arte Contemporanea).
La Sala Jerace
Nella Sala Carlo V del primo piano del Castel Nuovo saranno esposte definitivamente le sculture di Francesco Jerace (1853-1937), cinquantotto opere donate dagli eredi dello scultore al Municipio partenopeo, precedentemente custodite a Palazzo San Giacomo e nei depositi del Museo Civico. Dopo una prima presentazione di una parte della prestigiosa raccolta, restaurata in quell’occasione, alla recente Mostra Il Bello o il Vero. La scultura napoletana del secondo Ottocento e del primo Novecento, tutte le opere trovano oggi una nuova sistemazione permanente, pronta ad accogliere visitatori e turisti durante tutto il corso dell’anno.
Le cinquantotto opere costituiscono una straordinaria raccolta unica in Italia, riunendo insieme sculture in marmo, gesso e terracotta, rappresentative dell’intero percorso dell’importante scultore d’origine calabrese.
Francesco Jerace, nato a Polistena in provincia di Reggio Calabria nel 1853 e morto a Napoli nel 1937, è stato uno degli scultori più importanti e celebrati in Italia tra la seconda metà dell’Ottocento e i primi quarant’anni del nuovo secolo. Mediando tra le diverse forme del realismo e un rinnovato amore per il classico, Jerace, che ebbe nella sua carriera un numero elevatissimo di commissioni, realizzò opere che si trovano in tutta la penisola, da nord a sud, in Europa e oltre oceano: India, Americhe e finanche Australia.
La Sala Carlo V con la collezione Jerace si popola delle maggiori personalità dell’epoca, nobili e borghesi, intellettuali, artisti, professionisti, che furono al centro della società di quel periodo, come Giosuè Carducci, Federigo Verdinois, Maria Gabriella Rupprecht di Baviera, Natalia Petrovic del Montenegro, Gaetano Filangieri di Satriano, Julius Aselmeyer e il dignitario Tata di Calcutta. Di grande rilievo è la figura femminile, che occupa un ruolo centrale nella raccolta jeraciana, con ritratti di rara bellezza ed eleganza: tra questi è presente anche il capolavoro dello scultore, la Victa, splendido busto marmoreo che segnò nel corso dell’ultimo Ottocento una decisa svolta della scultura italiana.
La Sala del Novecento
Al terzo piano, nella Sala della Loggia sarà visibile un percorso del tutto nuovo, articolato fra scultura e pittura del Novecento napoletano. Circa sessanta sculture di artisti, a cominciare da Vincenzo Gemito, Costantino Barbella, Giuseppe Renda, per finire con Saverio Gatto (1877-1959) e Giovanni Tizzano (1889-1975), questi ultimi rappresentati da opere giunte al museo grazie a due nuove donazioni da parte degli eredi degli scultori al municipio napoletano. Nella sala sono allestite ancora sculture di Pasquale Monaco, Vincenzo Meconio, Ettore Sannino, Carlo De Veroli, Ennio Tomai, di proprietà del patrimonio comunale, così come numerosi dipinti recuperati dagli uffici, dalle sale del palazzo municipale e dalle diverse circoscrizioni, finora mai esposti al pubblico. Tra i pittori emergono i nomi di Eugenio Viti, Edgardo Curcio, Luigi Crisconio, Gennaro Villani, Carlo Striccoli, Biagio Mercadante, Giuseppe e Guido Casciaro, Angelo Brando, Vincenzo Ciardo, Emilio Notte, ai quali si aggiunge il nome di Alberto Chiancone (1904-1988), grazie a un’importante tela donata per l’occasione dal figlio dell’artista.
Il programma si completa con un progetto di riordino e di ampliamento delle collezioni dell’Ottocento del Museo Civico, avviato in tale occasione, che prevede un implemento delle opere già presenti al secondo piano del Museo Civico con dipinti recuperati ancora dagli uffici interdetti al pubblico del Palazzo San Giacomo e delle altre sedi municipali.
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