Questa mattina nella Sala dei Baroni al Maschio Angioino di Napoli, si è tenuta la cerimonia di conferimento della cittadinanza onoraria a Ferzan Ozpetek.
A consegnare il riconoscimento ufficiale della Città, il Sindaco di Napoli Luigi de Magistris, con l’assessore alla cultura Nino Daniele, mentre l’attrice Luisa Ranieri – che abbiamo visto in ben due film di Ozpetek “Allacciate le cinture” e “Napoli Velata” – ha elogiato il regista, sceneggiatore e scrittore turco naturalizzato italiano, per il suo operato e per aver portato la città di Napoli nel mondo.
«In “Napoli Velata” – commenta Luisa Ranieri – Ferzan ha saputo fotografare la mia amatissima Napoli come nessun altro, con un tratto personalissimo, rendendola sconosciuta e affascinante, come non mi era mai capitato di vederla. Ferzan, caro, io, noi tutti, la città di Napoli, ti saremo sempre grati per la sensibilità e la maestri con cui hai saputo sollevare un velo sul volto di questa città. L’hai scrutata nel profondo e poi abbassando lo sguardo quel velo lo hai delicatamente riposto, con il rispetto e la grazia che hai sempre dedicato alle creature di questo mondo. Con l’amore e l’energia che hai dato alle tante figure femminili indimenticabili. Ferzan, cumpagno mio, benvenuto a Napoli»
«Durante il mio soggiorno a Napoli alcuni anni fa per curare la regia della traviata al San Carlo – racconta Ferzan Ozepetek – mi è capitato di assistere alla figliata, un rito arcaico legato profondamente alla cultura napoletana. Mi aveva colpito il fatto che tra gli spettatori e gli attori venisse steso un telo semitrasparente, perché tutto doveva essere soltanto intravisto, perché la verità va più sentita che guardata direttamente nuda e cruda negli occhi, così come la scultura marmorea del Cristo Velato, il velo proprio coprendolo rivela ancora meglio le forme del volto, il velo non occulta, ma svela. Questo inno all’ambiguità mi sembrava una sintesi perfetta di una città in cui convivono quasi in un perfetto amalgama religione e scienza, paganesimo e cristianesimo, superstizione e razionalità. Da tempo sapevo che avrei voluto girare un film a Napoli, la quarta citta dopo Istanbul, Roma e Lecce, in cui mi ero sentito subito a casa. La Napoli del lungomare Caracciolo, dei palazzi austeri e aristocratici, in cui si sentono ancora gli echi di tradizioni e di una grande cultura. Ho costruito il film, con un susseguirsi di avvenimenti a sorpresa, una tombola vaiassa, dove man mano che i numeri escono si legano in una sequenza logica, creando una storia che prende forma dalla casualità del sorteggio. Ho cercato così di estrarre, in maniera creativa, anche i numeri della mia memoria cinematografica, senza pregiudizi».
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