Presentato nel corso della seconda edizione di Napoli Città Libro “Napoli boom. Il romanzo della città da «Ferito a morte» a «Mistero napoletano»” (Editore, Alessandro Polidoro) di Laura Cannavacciuolo. Presente all’incontro, oltre all’autrice (ricercatrice presso il Dipartimento di studi letterari, linguistici e comparati L’Orientale di Napoli), anche Guido Cappelli (docente presso il Dipartimento L’orientale) e il moderatore Marco Ottaiano (docente, ispanista, traduttore, nonché editor). Una triade perfetta, per inaugurare un libro dal titolo iconico ed efficace, Napoli Boom. Tema focale, lo Spazio. «l’idea era appunto quella di scrivere un libro che mettesse al centro lo spazio. Uno spazio parlante. Far emergere la città, lo spazio urbano». È così che esordisce Laura Cannavacciuolo nella descrizione del suo Napoli Boom. «Napoli è una città eccentrica. Una città che si oppone agli elementi naturali. Una specie di sopraffazione dell’uomo rispetto alla natura». Prosegue su quest’onda, la definizione di un romanzo, che si differenzia dalla caratterizzazione standard di questo genere. «Il romanzo solitamente è privo di metafore perché cerca semplicemente di comunicare i fatti – interviene Guido Cappelli – quello di Laura invece ne è ricco, in quanto cerca di spiegarci le contraddizioni di un romanzo parlante, liberandosi della narrazione ufficiale». È la Napoli della rivoluzione economica quella descritta dalla Cannavacciuolo. Uno scenario in cui una nuova ondata di urbanizzazione, tenta di scardinarne la natura. Un libro dove riconosciamo una multi sezione. Nella prima, l’analisi dello spazio urbano attraverso una descrizione rappresentativa degli scrittori, che ne hanno analizzato con la parola, le viscere. Il secondo scenario è quello della Napoli degli anni ‘60. La necessità di una riappropriazione identitaria ed etica. La penultima sezione, racconta la Napoli degli anni ‘70, sempre attraverso una ricostruzione dei romanzi, che ce ne hanno raccontato la trama, in modo vivace. Un esempio per tutti, la periferia del Rione Traiano, raccontata da Luigi Compagnone, in un immaginario che è quello di un lager. Ad esso, si affianca la descrizione di un altro grande lavoro, quello di Stefano Boeri, L’Anticittà. Chiude la partizione di Napoli Boom, sempre Stefano Boeri con i suoi Diari e Raffaele La Capria con Ferito A Morte. Un lavoro, quello di La Capria, di cui la scrittrice menziona una metafora che ne fa da fondamento. La Foresta Vergine, dunque Napoli, che affonda nelle sabbie mobili. Ed è la tua città pertanto, che ti ferisce a morte e che ti spinge a partire, pur amandola, perché ti sradica dal sentimento dell’appartenenza. È sull’onda delle metafore che Laura Cannavacciuolo riprende un altro grande autore della letteratura, Ermanno Rea. Napoli Ferrovia è il volume rappresentante. Un libro totalizzante, soprattutto nella descrizione dei ruoli femminili. Le donne di Napoli Ferrovia, sono lo specchio della città. La protagonista è Rosa, una tossicodipendente che con regolarità fa uso della sua sostanza, normalizzandone gli effetti. Così la città, che ha imparato dal dopoguerra a convivere in uno stato di disordine e di difficoltà, senza che gli effetti si ripercuotessero in modo “squilibrato”. Napoli Boom ci immerge in una trama colma di sfaccettature. Una multi centralità il cui fine ultimo, diviene quello del confronto. Con il mondo precedente e con il volto rivolto al Vesuvio, di cui non ne conosciamo l’andamento futuro.
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