È in distribuzione “Nafta”, il nuovo album dai suoni rock di Giacomo Toni, leader della ‘900 band, composta da Marcello Jandù Detti al trombone, Alfredo Nudi Dal Portone alle chitarre, Roberto Villa al contrabbasso, Gianni Perinelli al sax e Marco Frattini alla batteria. Cinque personalità dalla interessante talentuosità. La band composta nel 2005, conta all’attivo tre album: “Giacomo Toni & Novecento band”, “Metropoli”, “Hotel Nord Est”. Insieme ai lavori discografici, numerose premiazioni in disparate occasioni. Nel 2013 un nuovo concept, con l’uscita del disco, Musica per Autoambulanze, un puzzle danzante. Da lì, l’approdo negli Stati Uniti, oggi, una rinnovata partenza con Nafta. Nove brani in cui possiamo riconoscere una sagace provocazione. Un’esplorazione attuale e tagliente in chiave jazz. Entrando nell’ascolto di ciascun suono che muove Nafta, diventa inconfondibile il trasformismo cantautorale di Giacomo Toni. Si parte con Lo strano, un brano che ci accompagna in un crescendo di rock e piano in un ascolto irriverente. “Se mi torna l’appetito faccio scannare dei maiali”. È con questo ritornello presente nel pezzo A Nessuno, che entriamo nel vivo di un umore musicale, sfacciato e tagliente. Il porco venduto che sono che “dirige” la provocazione singolare che fa di Giacomo Toni, un cantautore che seppur comparato ad artisti di riconosciutissimo genere, spaziando da Enzo Iannacci a Vinicio Capossela, ne decretano altresì, l’essenziale singolarità. Suoni rimbombanti e frastornanti sono quelli che Toni canta in Cugino motorio pasticca. Una traccia titolo emblematica che rivela in un “recipiente” metaforico, un significato attuale e sociale. L’acustica “impazzita” prosegue in Chinatown ed Ho perso la testa. L’accordo del piano apre il sipario alle trombe in Il diavolo marrone. Una traccia sarcastica, a tratti divertente. Sali e scendi di note musicali che vibrano tra piano, trombe e batterie, in Codone lo sbirro. È chiaro che lo spirito provocatorio di Giacomo Toni, prosegue incessante. Humus emozionale in Inchiodato ad un bar. “In mezzo a questa gente, che lo sa che si deve ridere di niente, nell’aria c’è, qualcosa di cattivo, che ci protegge, che non ha mai tradito. Cosa me ne farò del seme dell’uomo e di questo buco dove gli altri hanno un cuore, se dovrò andarmene così lontano, incontro a un altro sole, ma dove è andato l’amore, da quando me ne frego, da quando sono un lupo senza fame, da quando vado, a sedermi in fondo e preferisco, stare a guardare”. Un pezzo dall’incantevole bellezza, che svela tutta quanta la genialità di Giacomo Toni. Un artista che sa trasformare la sua talentuosità in una diffusione eclettica, che come un’altalena dondola tra sagacia, sentimentalismo, ironia e provocazione.
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