“My Day” è il singolo che segna l’esordio da solista del musicista e compositore Francesco Pintaudi, in arte Foggy. Il brano arriva dopo numerose esperienze musicali tra l’Italia (con gli Hank! e nella band di Nicolò Carnesi), Berlino e adesso Lisbona, dove Foggy ha deciso di stabilirsi. In “My Day” l’artista palermitano fonde le diverse culture con cui è entrato in contatto nel corso di questi ultimi anni, dando vita ad un mix di elettronica fatta di delay, feedback e momenti di improvvisazione con l’uso di samples e drum machine tra dance, funky e ritmi tribali.
“My Day” è il titolo del tuo nuovo singolo, come nasce questo brano?
«My Day parla di un sabato notte invernale passato tra il centro di Lisbona e Cacilhas, dall’altra parte del fiume, seguendo lo stesso percorso del video.
E’ una canzone molto onesta che mi canticchiavo in testa mentre tornavo alle 7 di mattina in città col traghetto, in seguito finì per cucinare un risotto ai funghi per degli amici, ma questa è un’altra storia. Parla di sensazioni nuove, nata da un’intuizione vissuta quella notte che mi ha portato davanti nuove realtà e mie personali problematiche.
In qualche modo più astratto, parla di cosa si prova quando arrivano nuove forti emozioni e della consapevolezza che si ha nel saperle riconoscere e comprendere».
Il video è stato girato di notte tra i club di Lisbona, città dove ti sei trasferito. Come mai questa scelta?
«La scelta di Lisbona è stata casuale, vivevo e lavoravo a Berlino e decisi di trasferirmi per questioni sentimentali prima in Algarve e in seguito a Lisbona, conoscendo molto poco del Portogallo. Ero anche stanco di Berlino e della vita che avevo in quel periodo, quindi alla ricerca di una metà dove riuscirmi a sentire minimamente a casa, sono finito a Lisbona e ormai ci vivo da tre anni».
Numerose le esperienze musicali tra l’Italia (con gli Hank! e nella banddi Nicolò Carnesi) e Berlino. In cosa ti hanno arricchito artisticamente?
«Mi hanno fatto crescere come persona e come musicista indubbiamente, anche se tecnicamente parlando la mia esperienza a Lisbona rimane la più incisiva. Qui ci sono tantissimi musicisti di alto livello, con una concezione della musica ben diversa dall’Italia.
I tour con Nicolò Carnesi sono stati una delle esperienze più belle della mia vita, motivo di crescita anche nel conoscere e avere a che fare concretamente con le dimaniche del tour e dei palchi medio/grandi. In più viaggiavamo per l’Italia su e giù continuamente, il viaggio di per se era già fonte di crescita e ispirazione. Non avrei mai conosciuto tutte le città in cui siamo passati per suonare, e non avrei conosciuto tanti dei miei attuali amici».
Quando è nata la tua passione per la musica?
«Da quello che ricordo la mia passione per la musica è nata da piccolo, non so dire a che età, a casa avevamo una vecchia tastiera Casio, ed io ero da sempre incuriosito a giocare su quei tasti e sentire i suoni. Sicuramente mia madre ha avuto una grande influenza, ascoltavamo i suoi dischi e vinili ad alto volume in salotto, cantanto Bob Marley, Battisti, Neil Young.
Da li a poco è arrivata la prima chitarra e non passava giorno senza suonare».
Chi sono i tuoi riferimenti musicali?
«I riferimenti musicali sono tantissimi e vari, ho ascoltato molto i Gorillaz negli ultimi anni e sento una grande influenza da Damon Albarn e il modo in cui lui sperimenta e si mette in gioco. Tra le band che hanno cambiato la mia vita musicalmente ci sono senza dubbio Velvet Underground e Cure (per dirne solo due), anche se ultimamente ho ascoltato più elettronica, motivo per cui ho deciso di sperimentare con le prime macchinette e ho dato il via a questo progetto».
Come mai la scelta del nome d’arte Foggy?
«Foggy è semplicemente un soprannome che ho da tanti anni, probabilmente chi me lo diede pensò che fossi una persona nebbiosa, quindi ho deciso di lasciarlo anche come nome per questo mio progetto considerando che sto componendo principalmente da solo.
Molte persone mi chiamano direttamente Foggy, quindi mi sembrava appropriato semplificare la scelta del nome e lasciare il “mio”, anche se effettivamente può apparire un po’ buffo».
Dopo questo singolo, ce ne sarà un altro?
«Probabilmente ce ne sarà un altro e potrebbe avere un tocco di “Brasile” in più».
Stai lavorando ad un album?
«Non ho concretamente iniziato a lavorare ad un album ma ho tantissimo materiale per poterlo fare. L’album arriverà prima o poi, nella mia testa è un lavoro molto impegnativo e nel tempo diventando più perfezionista ho deciso che prenderò il giusto tempo che ci vorrà.
Ma non escludo che dopo un nuovo singolo possa arrivare un lavoro completo, vedremo!»