Il noto Festival musicale, nato nel 1990 come Premio Città di Recanati e dedicato alle nuove promesse fra i cantautori della musica popolare e d’autore contemporanea, ha svelato i nomi dei 61 artisti in gara scelti tra 1086 candidature. Essi accedono alle Audizioni Live del Concorso, in programma dal prossimo 24 febbraio e fino al 6 marzo ogni sera al Teatro Lauro Rossi di Macerata e in diretta streaming nei canali social di Musicultura. La prima serata avrà come ospite d’onore Cristina Donà.
La rosa delle 61 proposte in gara è composta da 8 band e da 53 soliste e solisti in età compresa tra i 21 e i 59 anni. Al termine delle Audizioni Live, la giuria di Musicultura selezionerà 16 finalisti che saranno protagonisti di due concerti c/o il Teatro Persiani di Recanati, in collaborazione con Radio 1.
Il Comitato artistico è composto quest’anno da: Vasco Rossi, Roberto Vecchioni, La Rappresentante di Lista, Enzo Avitabile, Claudio Baglioni, Francesco Bianconi, Giorgia, Carmen Consoli, Simone Cristicchi, Sandro Veronesi,Niccolò Fabi, Dacia Maraini, Gaetano Curreri, Maria Grazia Calandrone, Luca Carboni, Alessandro Carrera, Guido catalano, Ennio Cavalli, Diego Bianchi, Teresa De Sio, Francesca Archibugi, Mariella Nava, Antonio Rezza ,Enrico Ruggeri, Tosca, Paola Turci, Ron.
Gli otto vincitori finali saranno protagonisti nel mese di giugno, con prestigiosi ospiti italiani ed internazionali, delle serate di spettacolo c/o L’Arena Sferisterio di Macerata. Lì, il voto del pubblico decreterà il vincitore per l’anno 2022 al quale andrà il Premio Banca Macerata di 20.000 euro.
Noi di Mydreams abbiamo partecipato via streaming alla conferenza stampa di presentazione .
Il direttore artistico Ezio Nanniperi nel salutare i presenti ha detto: «Cosa ci dicono le canzoni dei giovani artisti e artiste che ora ci accingiamo a tastare nella loro resa dal vivo? Che l’ironia, la sensibilità, l’onestà di mente e la pulizia di cuore di chi scrive e canta non si sono perse per la strada, solo si esprimono con meno perentorietà di un tempo, cercando modi di sfuggire al già detto per non rimanere inghiottite sul nascere».
È stata poi la volta di Stefano Massoni, noto regista, videomaker, produttore televisivo e livestream specialist che ha detto: «Le Audizioni Live sono necessarie come arte dell’incontro. Assistiamo ogni anno a d un caleidoscopio di traiettorie artistiche ed umane immerse nella contemporaneità. L’Audizione Live è il test per eccellenza, è la prova fondamentale a cui un artista si sottopone per avere l’approvazione di chi lo ascolta e lo apprezza e sicuramente questo sistema limita, come dire, l’evanescenza di quanti salgono sul palco per il futuro. Ovviamente chi fa le Audizioni Live deve farlo in un contesto dove poter esprimere tutte le sue potenzialità e Musicultura è il contesto ideale. Vorrei ricordare alcuni nomi dei vincitori di questi ultimi anni: Pacifico, Foia, Cristicchi, La Rappresentante di Lista, Mannarino, Flo, Lucio Corsi. Siamo ben felici di scoprire quali saranno i prossimi nomi dei vincitori che entreranno a pieno merito nel panorama musicale italiano. Colgo l’occasione per ringraziare tutti coloro che hanno partecipato alle selezioni».
Ed ecco di seguito le domande che sono state rivolte a Cristina Donà e a Roberto Vecchioni in collegamento telefonico.
Cristina, che idea ti sei fatta di Musicultura?
«Conosco bene Musicultura e in particolare apprezzo Lucio Corsi. La partecipazione a tale manifestazione è una ghiotta occasione per entrare in una collettività dove si premia l’eccellenza e gli artisti vengono supportati anche economicamente. Si ha la possibilità di conoscersi, di confrontarsi, di aprirsi a nuove strade musicali, tutte cose necessarie per un artista. Sono davvero onorata di partecipare alla prima serata».
Roberto, come sta cambiando la lingua all’interno delle canzoni?
«Innanzitutto bisogna dire che la lingua cambia, si trasforma ed ovviamente serve per comunicare i nostri pensieri, le nostre emozioni. I grandi cantautori come De Andrè e Guccini, tanto per fare un esempio hanno un tipo di scrittura narrativa. Prendiamo La guerra di Piero. È una vera e propria storia che ci viene raccontata dall’autore. Oggi, tra i giovani, c’è l’uso di una lingua più sintetica, semplice, rapida, febbricitante pensando al rap. Sicuramente dobbiamo limitarne i danni però bisogna anche fare uno sforzo per capirla ed accettarla perché bisogna stare al passo coi tempi. È cambiato anche il modo di descrivere i sentimenti. Oggi l’amore che viene cantato nelle canzoni rimanda al possesso, alla fisicità, non è più un sentimento spirituale. Tuttavia non bisogna far morire quel mondo di valori condiviso che ci tiene uniti perché le canzoni fanno parte della nostra vita. E’ anche vero che stiamo perdendo la nostra melodia italiana».
E che ci dici dei dialetti?
«Il dialetto è la perla della cultura italiana e non deve assolutamente morire. Anche nell’italiano abbiamo parole che derivano dall’arabo e alcune addirittura inventate da Dante e che poi sono state assimilate dalla nostra cultura. Ora dobbiamo capire come i giovani hanno modificato la lingua e studiare questo loro nuovo modo di esprimersi. L’importante è che le parole delle canzoni siano capaci di emozionare l’ascoltatore. Questo è il solo e vero scopo di una canzone».
E tu Cristina, che ne pensi?
«Il mio punto di vista è molto simile a quello di Roberto. La musica è il riflesso dei nostri tempi caratterizzati da una frantumazione , da una varietà. Non c’è nulla che suoni datato nelle nuove canzoni ma spesso il significato di alcune parole che loro usano per me rimane oscuro. Essi portano nella loro esperienza musicale tutto il loro disagio, la loro confusione. Noi dobbiamo sforzarci di capire. Già dagli anni ‘90 si attingeva ad una “scuola anglosassone e poi l’abbiamo compresa anche noi. I rapper nostrani emulano quelli americani e vanno velocissimi per cui qualche parola mi sfugge».
Roberto, in qualità di docente, come hai vissuto la DAD?
«Ho sofferto molto perché sento prepotente il bisogno di guardare negli occhi i miei allievi. Sono stati e sono momenti molto difficili».
Roberto, pensi che questi due ultimi anni abbiano avuto delle ripercussioni sulla musica e sullo spirito creativo?
«Penso proprio di sì. Ho fatto soltanto 25 concerti quando in un solo anno ne facevo circa 150, non sono entrato in una sala d’incisione, è vero che ho scritto due libri ma siamo rimasti tutti internati in una sfera di cristallo. Lentamente però ci stiamo riprendendo la nostra vita».
E tu Cristina?
«Condivido il pensiero di Roberto, si è un po’ bloccata la nostra parte creativa e nelle canzoni che ho ascoltato traspare questo momento di negatività. I concerti si sono diradati e io vorrei fare un augurio a tutti i lavoratori dello spettacolo affinchè si possa veramente ripartire alla grande».
In un’epoca di talent, Musicultura non rischia di perdere la sua identità?
Stefano Massoni: «Certo è che le differenze si sono un po’ perse, un po’ annacquate. I talent puntano principalmente sull’immagine, sul risultato televisivo. Tananai doveva venire selezionato da noi ma poi non si è presentato ed in tutta onestà forse non sarebbe, con noi, andato a Sanremo».
Roberto Vecchioni: «A Sanremo, personalmente, non capivo nulla. Mi vengono in mente Paoli e Tenco quando si sono presentati in TV, un mezzo che arriva a tutti, con il loro mondo così personale e variegato. Forse oggi i giovani non provano la loro sofferenza».
Cristina Donà: «I talent ormai fanno parte della nostra cultura ma noto una forte competizione. Oggi stare sotto i riflettori e ripresi da una telecamera sono cose importanti. Penso però che i ragazzi siano sottoposti ad una forte pressione e personalmente vado in ansia quando seguo le loro esibizioni».
Cosa sogna oggi Roberto Vecchioni?
«Io ho un senso magico della vita per cui se sogno qualcosa accadrà. Sono pieno di sogni ma non per me, per i miei figli».