Ci hanno catturato sin dal primo ascolto i Movin’k con il loro ultimo progetto discografico “Waitin 4 The Dawn”, un capolavoro di 14 brani ricchi di tematiche importanti e con testi, che delineano un viaggio esistenziale e spirituale diviso in tre atti (Caduta, Viaggio e Liberazione). I Movin’ K sono una band rock prog italiana fondata da Francesco “K” Epiro e Salvatore Gagliano nel 2006.
Il loro ultimo disco è stato registrato presso il TDE Studio di Aosta e mixato e masterizzato da Simone ‘Momo’ Riva. Il quarto lavoro in studio dei Movin’ K presenta le sonorità prog rock care alla band con elementi di hard rock, elettronica e momenti più acustici caratterizzati dal suono del pianoforte e da linee vocali melodiche ed intense. Una lunga gavetta alle spalle e molte le partecipazioni ad eventi e Festival di grande rilievo come il Blue Street Festival di Omegna insieme ad artisti quali Eugenio Finardi.
La loro musica è un bisogno innato di scuotere le colonne dell’ordine della nostra società e dare un nuovo significato alla parola libertà. Un viaggio libero e sincero che vuole avvolgere i cuori di chi ascolta la loro musica, liberando emozioni e sentimenti che la nebbia dei tormenti quotidiani nasconde; un canto che si leva forte, rabbioso e deciso per cercare di diventare la voce delle migliaia di disperati silenzi che affondano nell’oceano di indifferenza, intolleranza, ipocrisia e solitudine che inonda la nostra epoca.
Questo disco è suddiviso in tre atti. Ce li raccontate?
«“Waitin’ 4 the Dawn” è il racconto di un viaggio interiore in cui il protagonista, alienato e soffocato dalle dinamiche terrene di una societa’ materiale, superficiale e silenziosamente dispotica, rimane sopraffatto dall’oscurita’ dominante e si rifugia nella solitudine del proprio cuore. Spogliato dalle maschere imposte dalla realta’ esterna e lontano da aspettative, paure e rimorsi che colmano il quotidiano, inizia un percorso esistenziale per ritrovare Luce ed entusiasmo con cui tornare ad affrontare il proprio presente. Nel dialogo con se stesso ritrovera’ il dialogo con Dio, e una volta tornato in simbiosi con la propria identita’ spirituale risolvera’ il disequilibrio fra essere ed apparire; comprendera’ inoltre che, per contrastare il buio, la Luce va ricercata dentro il nostro cuore, e, senza attendere passivamente una rivoluzione esterna a noi, siamo noi stessi a dover contribuire nell’illuminazione del buio che ci circonda. Cosi’ l’alba del titolo non sorge dietro i monti di un orizzonte lontano ma risiede eterna nel nostro cuore, e grazie all’ispirazione mistica e all’incessante aiuto del Cielo possiamo affermare il nostro vero io senza rimanere schiacciati dall’identita’ illusoria e falsa cui ci costringe la societa’ in cui viviamo. Il lavoro e’ idealmente diviso in tre atti; idealmente perche’ non nasce come concept album, non c’e’ una storia che inizia, si svolge e finisce; l’idea di dividerlo in atti nasce quando ci siamo accorti che le tematiche cosi’ affini fra una canzone e l’altra e una certa evoluzione lirica nella stesura dei brani potevano essere capitoli di un percorso preciso che ha un suo inizio, un suo svolgimento ed una sua risoluzione. I tre atti sono: la caduta, il viaggio e la liberazione. Il primo si riferisce al momento in cui il sogno dell’infanzia si schianta contro il cinismo della realtà oggettiva. Il secondo, ovvero il viaggio, riguarda il percorso che ci porta ad affrontare le dinamiche dell’esistenza terrena attraverso la percezione emotiva degli eventi. La liberazione rappresenta il momento in cui rifiutiamo l’illusione ed apriamo il nostro cuore a Dio liberandoci delle catene materiali e affermandoci come anime prima che corpi, pensieri prima che ragionamenti, istinto prima che adeguamento, sentimento prima che egoismo».
Quali sono state le vostre influenze musicali?
«Artisticamente ci siamo formati seguendo l’ispirazione di alcuni artisti “classici” che hanno colmato di passione ed entusiasmo la nostra adolescenza e che continuano ad essere punti di riferimento meravigliosi ed inarrivabili. Fra loro, su tutti, Pink Floyd, Police, Toto, Dire Straits, U2, Peter Gabriel e Prince. Negli anni abbiamo evoluto il nostro sound anche grazie all’ascolto di artisti quali Rage Against the Machine, Dream Theater, Depeche Mode, Pearl Jam, Radiohead, Metallica, Muse. Abbiamo sicuramente diversi legami con il Prog (Jethro Tull, Yes, Genesis, Supertramp) e radici nel jazz (Miles Davis, Keith Jarrett), nel Funk (Herbie Hancock, Stevie Wonder) e nella musica classica».
Nella musica italiana invece?
«La musica cantautoriale italiana è sempre stata abbastanza marginale nelle nostre preferenze ma amiamo artisti straordinari quali Lucio Dalla, Giorgio Gaber e Vasco. Poi ci sono artisti con un sound probabilmente lontano dal nostro, ma che rappresentano importantissimi riferimenti personali (Jimi Hendrix, Bruce Springsteen, Jeff Buckley, Noah fra gli altri)».
Come si e’evoluto il vostro modo di fare musica?
«Oltre la naturale evoluzione e maturazione artistica, che probabilmente rende il nuovo lavoro piu’ credibile e concreto dei precedenti, questo album ha avuto una lavorazione molto piu’ lunga e complessa di tutto cio’ che la band ha prodotto negli anni scorsi. La volonta’ era creare un prodotto che suonasse esattamente come “suonava” nei nostri pensieri e nelle nostre intenzioni. Spesso produzioni indipendenti che non possono beneficiare dei budget e delle possibilita’ delle grandi produzioni si arrendono a compromessi e mediazioni che condizionano anche il risultato artistico finale. Anche noi stessi risentendo alcune canzoni registrate in passato ci rammarichiamo che alcune cose non sono venute come volevamo».
Ad esempio?
«Con “Waitin’ 4 the Dawn” abbiamo fatto un grande sforzo economico e professionale per presentare un prodotto che fosse come è stato pensato e desiderato, frutto di 3 anni di lavorazione e curato in ogni dettaglio, compresa la grafica ed il package del cd. Fondamentali in questa evoluzione sono stati l’inizio della collaborazione con il TdE Studio di Simone Momo Riva, che ha curato il mix ed il master dell’album, contribuendo alla definizione del sound e ad altri aspetti produttivi (grafica, track list); e soprattutto l’ingresso nella line-up di Maria Rita Briganti, che grazie alla sua capacita’ comunicativa ed al suo talento vocale ha portato nuova Luce alzando il potenziale artistico dei brani, rielaborati per valorizzare la sua presenza. Inoltre il contributo di artisti quali Davide DaG Gullotto, Massimo Maltese e Paola Lautieri hanno permesso ulteriori rifiniture per rendere al meglio i brani che hanno goduto delle loro performances. L’ingresso di Maria Rita e la collaborazione con il TdE Studio, e l’impatto che hanno avuto sulla produzione del nuovo album, sono stati sicuramente i due fattori determinanti della recente evoluzione artistica della band».
Cosa pensate della scena rock italiana?
«In Italia sembra essere sempre piu’ preponderante la tendenza del pubblico a preferire le produzioni musicali legate ai talent televisivi e piu’ in generale un’ampia scelta per il pop di consumo piu’ radiofonico ed immediato. Questo rende ancora piu’ difficile l’affermarsi della scena rock alternativa, che in Italia non e’ mai riuscita a diventare veramente parte del mainstream discografico, esclusa qualche eccezione. Peccato, perché il sottobosco underground ed alternative e’ pieno di progetti interessanti e storicamente la scuola italiana sforna moltissimi musicisti di grande livello. Noi nel nostro percorso abbiamo incontrato diverse realta’ che meriterebbero una maggiore visibilita’, e condividiamo la continua lotta in cerca di spazi e palchi per proporre il proprio progetto. In piu’ negli ultimi anni le scelte del pubblico dei locali live hanno spinto i gestori a dare sempre piu’ spazi alle tribute band, o piu’ in generale a proposte non inedite. Questo limita molto la scena Rock inedita, ma la passione ti fa affrontare ogni ostacolo e non priva dell’entusiasmo con cui proponi la tua musica».
Vi piacerebbe far conoscere la vostra musica anche oltreoceano?
«Assolutamente sì. Noi poi siamo molto influenzati dal rock internazionale e probabilmente abbiamo piu’ affinita’ con i gusti d’oltreoceano che con quelli di casa. Certo e’ anche che il mercato americano in particolare e quasi saturo di progetti locali di altissimo livello, quindi riuscire a promuoversi e trovare spazio fra le vetrine americane e’ terribilmente complicato e a tratti utopico. Noi comunque non ci poniamo limiti, perlomeno nelle intenzioni e nella serieta’ con cui crediamo nel nostro progetto e con cui lavoriamo alla sua promozione. Quindi la volontà di provarci è solida a prescindere dalle reali possibilità».
Siete in tour?
«Si, tutto il 2017 sara’ dedicato alla promozione dell’album. Stiamo pianificando insieme alla nostra agenzia un lungo periodo di live, le prime date non arrivano a cascata e probabilmente il lavoro che stiamo facendo adesso dara’ maggiori frutti e continuita’ da settembre in poi. Ad ogni modo cercheremo di sfruttare l’estate per partecipare ad alcuni festival e fare le prime uscite europee».