Fino al 13 marzo 2016, possiamo ammirare un’elegantissima mostra al Palazzo della Gran Guardia a Verona. Un allestimento curatissimo per un percorso che ti porta nei meandri di una parte della storia dell’arte con pittori e opere davvero straordinari.
La mostra, dal titolo Seurat, Van Gogh, Mondrian – Il Post-Impressionismo in Europa (iniziata il 28 ottobre 2015) vuole, appunto, essere un excursus sulle correnti artistiche che si susseguirono dopo il famoso exploit degli Impressionisti.
Il Post-Impressionismo (termine coniato da Robert Fry) nasce in Francia a partire dal 1886, caratterizzato dalla tecnica del Pointillisme detto anche Divisionismo in Olanda e Belgio. Si può dire che è un’evoluzione scientifica dell’Impressionismo in cui si poteva constatare una grandissima importanza che veniva data alla luce e alla pittura en plein air però, il tutto, messo sulla tela secondo l’impressione (da qui il nome Impressionismo) dello stesso artista. Le relazioni tra luce bianca e colori sono poi state studiate da Chevreul: la sua Legge sul contrasto, il libro edito nel 1839 e ristampato nel 1889, conteneva scoperte che poi vennero perfezionate nel 1878 dalle sperimentazioni di H.Helmholtz e Rood.
Seurat, Signac (i massimi esponenti del Pointillisme) e il loro teorico Fénéon presero questi studi come base per giustificare la pratica pittorica secondo cui ogni tono del colore doveva essere diviso, accompagnato dal suo complementare, rappresentato attraverso i puntini giustapposti e non creato impastando i colori già sulla tavolozza.
Sono moltissimi gli artisti che si sono cimentati con questa tecnica più meditativa, assolutamente non veloce, in particolare francesi, olandesi e belgi come Théo van Rysselberghe (troviamo la stupenda tela intitolata Famiglia in Giardino dove ci immergiamo in una bella, calma e assolata giornata in giardino).
Segnalo anche Maximilien Luce, presentato da Fénéon come “un uomo risoluto e onesto dal talento rozzo e muscoloso” con La Fonderia.
Inoltrarsi nelle sale significa anche poter ammirare la collezione di Helene Kröller-Müller, moglie di un ricco industriale olandese nonché fondatrice dell’incredibile museo che sorge nelle campagne olandesi e che nasconde un patrimonio difficilmente accessibile. A lei dobbiamo questa chicca veronese che ci porta, inoltre, verso il Simbolismo, l’Art Nouveau e l’Astrattismo con il sempre accattivante Piet Mondrian che dice: “Ogni vero artista è stato più ispirato dalla bellezza di linee e colori e dalle relazioni tra essi che dal soggetto del dipinto”.
Gli artisti presenti e da segnalare sarebbero tantissimi ma, su tutti, rigorosamente spicca il genio assoluto di Van Gogh che, nei brevi e drammatici anni trascorsi in Francia (1887-1890), dà alle pennellate un’inedita forza profonda e “nera”, fisica ed intensa. Emozioni, come sempre, fortissime per capolavori come Autoritratto (dovrebbero essere 37), Il Seminatore, Paesaggio con fasci di grano e luna che sorge, Natura morta con patate, Natura morta con statuetta in gesso e libri, Interno di un ristorante, Ritratto di giovane donna.
Beh, che scrivere, io sono innamorato di Vincent, lui va oltre, lui è Lui, nient’altro da dire e comunicare.
Da vedere, rivedere e vedere ancora.