Raoul Casadei, considerato da tutti il re del liscio è stato stroncato dal Covid-19 all’età di 83 anni, presso l’Ospedale Bufalini di Cesena. Il suo ultimo post su Facebook, il 6 marzo scorso, lasciava viva una speranza di ripresa: «Grazie a tutti per i messaggi, le telefonate, gli auguri…siete tantissimi! La vostra energia positiva è arrivata e mi sento molto meglio». Purtroppo non è stato così.
Considerato il vero erede della grande Orchestra Casadei dello zio Secondo, autore della celeberrima Romagna mia, ha costruito la sua pluriennale carriera all’insegna dell’allegria, della spensieratezza, del buonumore vissuti nei locali della riviera romagnola e nelle balere tra una piadina con lo squacquerone ed un bicchiere genuino di sangiovese. E non solo. Anche negli stabilimenti balneari, strapieni di turisti tedeschi, coccolati dalle Adalgise o Cesire di turno le sue canzoni spopolavano e venivano cantate da tutti, in cori improvvisati dove non era necessario saper cantare ma divertirsi per il gusto di stare insieme. Quelli più temerari azzardavano un passo di valzer o uno di mazurca guardandosi negli occhi con una complicità spontanea ed ammiccante. Soldati in libera uscita, ragazze da marito, coppie giovani o stagionate riempivano le balere fino a notte fonda, rischiarate da luci multicolori che cedevano poi il passo al solo chiarore della Luna.
Chi di noi non ha mai cantato Ciao mare, Romagna e Sangiovese, Simpatia, Musica solare, Romagna Capitale, La mazurka di periferia?
Raoul Casadei non era soltanto un grande musicista ma anche l’antesignano degli anchorman di oggi. Tra un brano e l’altro raccontava con un linguaggio semplice ed immediato dalla tipica cadenza romagnola, fatti ed aneddoti che gli erano capitati con una simpatia unica fatta di genuinità e voglia di vivere.
Tanti i riconoscimenti a lui tributati, l’ultimo nel 2019 quale Premio Romagnolo dell’Anno. Ma il premio più bello è stato quello di far innamorare tanti, dopo un suo concerto, in una notte magica d’estate.
Ciao, ciao Raoul!