“Miss Apleton” è il disco d’esordio di Franca Barone. L’album contiene brani di musica jazz, swing e blues, composti e arrangiati dall’artista milanese. Attraverso la sua voce graffiante la Barone comunica la sua passione per la musica trasmessale dal padre, un amore nato quando era bambina, ascoltando una collezione di dischi jazz. Abbiamo intervistato per l’occasione Franca Barone.
Dall’ascolto dei brani del tuo nuovo album “Miss Apleton” si percepisce chiaramente l’influenza delle sonorità anni ’50-’60. Quali musicisti ti hanno trasmesso l’ispirazione musicale durante la composizione?
«Tutti i miei ascolti di sempre, dai cantanti (Ella Fitzgerald, Sarah Vaughan, Billie Holiday, Frank Sinatra, Amy Winehouse, Karrin Allyson, Gregory Porter, Esperanza Spalding) agli strumentisti (Bill Evans, Chet Baker, Cedar Walton, Ahmad Jamal, Lester Young, Art Blakey, Duke Ellington); questo per quanto riguarda il jazz, ma ovviamente ho ascoltato moltissima altra musica. La musica poi non è la sola cosa ad influenzarmi. Mi definirei un motore a scoppio ritardato, incamero tutte le esperienze, i suoni, i viaggi, le persone, le informazioni in generale, le faccio mie e dopo un po’ di tempo (quanto non si sa) produco “qualcosa”».
La canzone “Miss Apleton” che dà il titolo al disco è uno swing up-tempo. Potrebbe essere perfetta per la colonna sonora di un film. Quanto c’è di Franca in questo brano?
«Si anche io me la sono immaginata come colonna sonora 🙂 C’è molto di me, sia nella musica che nel testo, in questo come in tutti gli altri brani. C’è spontaneità, spensieratezza ma non superficialità, c’è colore, c’è ritmo, c’è frenesia, c’è sfacciataggine, c’è sincerità. É sicuramente un brano che rappresenta bene una parte di me».
Playoff è una ballad in cui esprimi la felicità e la passione per la musica. Cosa provi nell’esprimere le proprie emozioni attraverso le note e la tua voce?
«In Payoff esprimo sicuramente la passione, ma più che la felicità direi la situazione di croce e delizia in cui la musica ti pone: la passione insostituibile che ti induce a seguirla e allo stesso tempo il grande impegno e la responsabilità che da questo ne deriva, senza chiaramente nessuna garanzia di buona riuscita. Esprimere le proprie emozioni con la musica e con la propria voce è una cosa molto strana e bellissima nello stesso tempo. Quando hai un pensiero o fai un ragionamento che provi a mettere in musica non puoi mentire, non puoi “far finta”: sono poche righe, poche sillabe, quando rileggi o risenti lo capisci subito se sei stata sincera o no».
“Miss Apleton” è un viaggio tra il blues, jazz e swing, un percorso iniziato insieme a tuo padre quando eri adolescente, quali dei brani dedicheresti a lui?
«Tutti ovviamente! Forse Gondrì su tutti».
È previsto un tour per quest’estate?
«Un tour no, sono piuttosto sconosciuta e purtroppo non si trovano facilmente date, a breve faremo una data di presentazione del disco e poi vediamo che succede».