“Il Coraggio” è il titolo dell'ultimo lavoro discografico dell'artista italo francese
Miranda Cortes è italo francese di identità ma anche di eleganza nel modo che ha di pensare alla musica. Ma poi anche spagnola, anzi argentina se proprio mi vien da pensare ad un luogo, argentina per il modo che ha di pensare alla forma, al colore, al carattere spigoloso di passione che mette dentro gli angoli della sua composizione. Avanguardia compositiva per la fisarmonica (composizioni che accolgono anche molto altro) in questo disco uscito per la RadiciMusic dal titolo “Il Coraggio” dentro cui svettano noti adagi di grandi movimenti classici che pongono però solo le basi per tanto altro. In rete il video ufficiale di “Cortango” dentro cui si posa l’arte e la maschera di Eleonora Fuser.
Ormai sei italiana a tutti gli effetti… possiamo dirlo? Cosa hai rubato dal nostro paese, musicalmente parlando?
«Rubare con gli occhi, forse, ho interiorizzato magnifici paesaggi, incantevoli luoghi della storia, tra cui Venezia la città dove vivo, sono fonti inestimabili di ispirazione artistica, i luoghi creano tanta musica nella mente…. Italiana, non mi sento tale, ma nemmeno di un’altra nazionalità, mi definisco apolide, una persona del pianeta Terra non vincolata a dei confini geografici, una cittadina del mondo e riguardo alla musica, l’Italia non manca certo di stimoli dal repertorio classico contemporaneo alla musica di grande ascolto offerta da giganti come Giorgio Gaber, Lucio Dalla, Rino Gaetano, Franco Battiato, Paolo Conte».
Eleonora Fuser tra le pieghe di questo lavoro… la maschera e la commedia dell’arte. Come si incastrano nel disco di Miranda Cortes? Perché questa connessione?
«Seguo il lavoro di Eleonora Fuser da tanto tempo, la sua bravura è ineccepibile nella recitazione con e senza la maschera. La commedia dell’arte ha impegnato una larga fetta della sua vita professionale e vederla recitare è proprio un gran piacere. Da un paio d’anni lavoriamo insieme in uno spettacolo teatrale, in cui mi occupo delle musiche in scena, e questa è stata l’occasione per conoscerci, apprezzarci a vicenda alimentando una bella amicizia, e così le ho chiesto la sua collaborazione nel video del Tango della Maschera, Cortango, visibile on line. Cortango è il tango del terzo millennio, il tango della Maschera e in questo video la Fuser indossa la maschera della Strega da lei “coniata” negli anni Ottanta, quando la Commedia dell’Arte, ancorata alla tradizione, non proponeva nessun personaggio femminile».
Quanto di questo suono è direttamente connesso alla tua vita? Quanto cioè questo disco quanto parla della tua vita?
«Molto e inevitabilmente direi, la musica è un prolungamento di se stessi, anche quando si suona musica scritta da altri compositori, è sempre l’espressione di sé, di un proprio modo di vedere il mondo, delle proprie visioni. Con questo lavoro ho voluto esprimere una verità profonda che si esplica con il suono d’insieme degli strumenti, con la mia voce, con i testi che ho scritto. Un ascolto attento, di chi è disponibile a concederlo, può entrare in una verità di suono in cui passa un messaggio molto forte, sta a chi ascolta capirlo lentamente e con un buon stereo…La metamorfosi e la deformazione sono il fili conduttori che collegano tutti i brani, dalla risonanza del suono acustico alla saturazione del suono digitale, così come accade per l’identità umana nelle tappe del transumanesimo attualmente in corso».
Il rosso torna sempre. Il rosso della passione, del coraggio, del tango… è un caso?
«Non è un caso, il rosso è sempre e comunque il mio colore preferito, per questo ricorre un po’ dappertutto come il “prezzemolo” dicono qui in Veneto. Poi l’anno scorso il fotografo Mario Lunetti mi mostrò una sua foto che teneva in archivio, è stato un amore in prima vista, subito capii che quella poteva essere proprio la foto di copertina del mio nuovo album: dei piccoli papaveri rossi, esili e sgargianti, ma resistenti al vento… ovvero l’essenza del coraggio, titolo a questo lavoro che narra in musica di questo principio di vita».
Dal vivo, ora che abbiamo intravisto la luce di questa pandemia? Cosa accade nella tua carriera in questo momento?
«Francamente non ho questa percezione, la luce mi sembra ben lontana per quanto sta accadendo in questo paese e non mi riferisco alla pandemia, ma alle fondamenta di uno stato democratico in dissoluzione. Personalmente mi definisco un Artigiano dei suoni, lavoro nel mio piccolo laboratorio per l’amore del mio mestiere e gli artigiani, come ben sappiamo, sono invisibili eppure sono quelli che costruiscono le incantevoli città d’arte del vecchio continente… fare Arte è uno stato di verità, non un abbaglio».