Un progetto fresco, giovane e di grande acutezza è “Il mio universo irregolare”, il primo album dei Los Defuntos. La band fiorentina, nata nel febbraio 2016 è composta da Paolo Sbarzagli alla voce e chitarra, Michele Poli alla voce e basso, Alessio Santoni alla batteria. Li abbiamo conosciuti più da vicino in una piacevole intervista.
Il “Mio universo irregolare” segna il vostro esordio discografico. Parliamo un po’ di questo progetto. Chi sono i Los Defuntos e come nascono. La scelta del vostro nome.
«Siamo una band fiorentina nata nel 2016 e formata, ad oggi, da tre ragazzi. Abbiamo iniziato questo progetto con l’intento di fare sul serio fin da subito, con tutti gli ostacoli e le difficoltà che questo avrebbe comportato. Siamo molto attivi per quanto riguarda quello che stiamo facendo, senza mai tralasciare il lavoro di composizione di nuovi pezzi. Cerchiamo sempre di lavorare nel modo più serio possibile ma allo stesso tempo senza mai prenderci troppo sul serio. Per quanto riguarda la scelta del nome, esiste un significato che noi gli attribuiamo, ma non amiamo parlarne perché preferiamo lasciare al pubblico una libera interpretazione di questo».
Che spazio immaginate per il vostro lavoro così ricco di quella che si può definire “acutezza musicale”?
«Innanzitutto grazie per il complimento. La risposta che già da tempo ci siamo dati e che abbiamo espresso in altre interviste, è che questo lavoro è un primo approccio con il pubblico per capire cosa pensa della nostra musica, ed insieme sentire cosa significa lavorare in qualità di band nel 2017 e fare le nostre prime esperienze. In sintesi la tanto odiata, gavetta».
I testi sono diretti e spesso provocatori. Quanto c’è di autobiografico?
«Parendo dal presupposto che i testi giocano un ruolo importante nella nostra musica, possiamo dire che tutto ciò che scriviamo è autobiografico, nel senso che è tratto dalle nostre esperienze e riflessioni. La provocazione stessa, per noi, è la firma di espressione più sincera, che permette di comunicare dubbi e perplessità, in merito a tanti aspetti della nostra vita e di ciò che ci gira intorno, che al di fuori di una canzone, sembrerebbero difficili da esprimere».
Nella vostra produzione si può riconoscere il richiamo ad un artista in particolare, oppure si tratta di un disco puramente libero?
«Come normale che sia, la nostra produzione risente di alcune influenze provenienti dalle esperienze musicali che ognuno di noi ha vissuto e dai nostri quotidiani ascolti. Detto ciò, abbiamo lavorato duramente per ottenere un risultato più sincero e personale possibile, cerando di distanziarci da tutto ciò che non sentivamo propriamente “nostro”».
https://youtu.be/8T5MfreIEZc