La band rock valdostana Minimo Vitale esordisce con l’album Minimovitale, realizzato dopo il trionfo alla rassegna “Rock Targato Italia – Edizione speciale Estate”. Il disco, composto da sette tracce, è disponibile su tutti i digital store e in versione CD ( tiratura limitata). I brani dell’album Minimovitale contraddistinti da una carica rock, spaziano tra melodie british, basi elettroniche di synth e sonorità hard-blues.
Il gruppo attualmente è composto dal cantante Alberto Neri, dai chitarristi Luca Consonni e Josy Brazzale, dal bassista Davide Torrione e dal batterista Alessandro Longo.
«Aggrappati al minimo vitale:una frase che è divenuta mantra durante le sessioni di composizione della band. Rispecchia la necessità di sentirsi vivi, di mettersi in gioco, di ribellarsi in un’epoca particolarmente carente di emozioni e soddisfazioni».
Il vostro album d’esordio Minimovitale nasce dalla considerazione sull’epoca storica che stiamo vivendo e da riflessioni su esperienze di vita vissute. Quanto è stato appagante esprimere in piena libertà il vostro pensiero attraverso la musica?
«In quanto autore dei testi, appagante e fondamentale: nel momento in cui abbiamo stabilito di lavorare su materiale originale ho subito esposto ai componenti del gruppo quello che desideravo fosse l’approccio migliore alle tematiche del repertorio, sentivo forte l’urgenza di raccontare storie appartenenti al mio vissuto ma necessariamente filtrate attraverso l’esperienza maturata e l’ottica odierna e, particolare non indifferente, mediante l’utilizzo dello “spoken word”. I riscontri positivi da parte dei “compagni di viaggio” e del pubblico presente alle nostre prime esibizioni mi hanno spinto a proseguire sul percorso intrapreso».
Il brano Una prodezza al giorno evidenzia l’importanza delle prodezze e dei sacrifici da compiere, per superare le difficoltà della vita. È un brano intriso di energia. Come nasce?
«È stato il primo pezzo composto dalla band e l’energia che lo pervade è figlia e diretta conseguenza dell’eccitazione provata durante il suo concepimento. Unita alla sua eleganza naturale, ci ha convinti istantaneamente a considerarci sulla strada giusta».
Il brano La casta è uno sfogo nei confronti di tutti coloro che detengono il potere in qualsiasi campo, ed al tempo stesso una critica acerba verso il popolo oppresso, che non si oppone. Il testo recita “c’è chi si fa grande schiavizzando, bullizzando”. La grinta della sezione ritmica ne enfatizzano il messaggio.
La peculiarità de “La Casta” è la sua immediatezza, un brano nato e chiuso nel giro di un paio di prove: fulminea, non aveva altro scampo. Il fatto di avere un’idea ben precisa di quale tema sarebbe stato toccato non ha fatto altro che aiutarne la tempestività e l’incalzante sezione ritmica, accoppiata alle chitarre all’unisono. Nessun prigioniero, in primis chi “schiavizza e bullizza”.
Siete i vincitori della rassegna “Rock Targato Italia – Edizione speciale Estate”. Cosa ha significato per voi, a livello artistico, questa partecipazione?
«È risultata decisiva e galvanizzante: tutti noi abbiamo una lunga militanza essenzialmente in gruppi “base”, quella era la nostra dimensione e, in tutta sincerità, non pensavamo di discostarcene, lo scopo principale era soddisfare innanzi tutto noi stessi di quanto prodotto. La vittoria a una rassegna così prestigiosa è stata la classica “botta di vita” inaspettata, eravamo consapevoli di essere in possesso di materiale di un certo valore ma, soprattutto per questioni anagrafiche, reputavamo difficile andare oltre a un riscontro positivo in ambito locale. Forse non avevamo fatto i conti con la realtà, il rock nel secondo decennio del ventunesimo secolo appartiene ai cinquantenni, anche se in tempi recenti denotiamo un piacevole risveglio di interesse in merito da parte delle nuove generazioni: in fondo è un dato di fatto, ogni genere, prima o poi, ritorna… Oggi, la nostra più grande ambizione è quella di portare la nostra musica lontana da casa, per misurarci con un pubblico diverso che ci permetta di capire quale sia l’effettivo valore del progetto. Ci crediamo, siamo fiduciosi».
Unite le influenze e le conoscenze musicali di ognuno di voi, componenti della band. Vi entusiasma la continua sperimentazione e ricerca musicale?
«Non avere limite di genere è una libertà preziosa e condivisa da tutti noi. Non ci si preclude nulla, purché sia nelle nostre corde: essenziale è non avere fretta, confrontarsi di continuo e prestare attenzione a ogni dettaglio».