Debutta a Napoli, al Teatro Acacia, Antonio Grosso col suo spettacolo Minchia, Signor Tenente, per la regia di Nicola Pistoia (repliche fino a dom. 16 Febbraio).
Andata in scena, per la prima volta, nella stagione 2010/11 al Teatro De’ Servi di Roma, la commedia Minchia, Signor Tenente mutua il titolo dal famoso brano che Giorgio Faletti presentò al Festival di Sanremo del ’94, a due anni di distanza dalle stragi di mafia di Capaci e via D’Amelio. In essa, Antonio Grosso – figlio di un ex-maresciallo dei Carabinieri – racconta la quotidianità di una piccola Questura della provincia siciliana, dove “non succede mai niente”, stravolta improvvisamente da quei tragici eventi. Non bisogna pensare, però, che si tratti di un’ennesima pièce sulla Mafia, come Grosso ci tiene a puntualizzare. Qui il tono è inequivocabilmente da commedia, a tratti anche farsesco. I personaggi che affollano la Questura sono portatori di varia umanità (cui corrispondono vari dialetti centro-meridionali), vari modi d’intendere il senso del dovere, vari modi di amare. Il fenomeno mafioso resta sullo sfondo e fa da detonatore per una finale presa di coscienza generale. Illuminante, in questo senso, l’ultima battuta del brigadiere Vincenzo (interpretato dallo stesso Grosso) che, in un momento di rabbia – che sfiora l’insubordinazione -, urla in faccia al Tenente: “Tanto qui siamo tutti pupazzi!”, che rimanda al sicilianissimo “Siamo tutti pupi” pirandelliano.
La regia di Nicola Pistoia tende a sottolineare il carattere comico dello spettacolo, non rinunciando però ad un finale ad effetto che denuncia tutta la drammaticità della situazione (purtroppo, non solo di ieri). Il testo appare ben congegnato, tenuto presente che l’intento è di far soprattutto ridere. La compagnia, quasi tutta giovane, è un bel gruppo affiatato che imprime un buon ritmo alla vicenda, anche se in alcuni punti un po’ troppo urlata. Da menzionare, oltre a Grosso, il Carabiniere Scelto Moroni di Ariele Vincenti, il Maresciallo Chichierchia di Antonello Pascale e Ciro Scalera nel ruolo di Parerella. Buone le scene di Fabiana Di Marco e i costumi di Maria Marinaro. Raffinate le luci di Luigi Ascione.
Postilla. Lo spettacolo ha anche una meritoria finalità: sostenere le famiglie delle vittime di Mafia, attrverso la collaborazione con l’Associazione delle Agende Rosse di Borsellino.
Da vedere e incoraggiare.