Riparte martedì 31 ottobre lo show Stasera CasaMika, la prima serata di Rai Due dedicata all’istrionico e multi-talentuoso cantante anglo-libanese Mika. Questa volta, oltre alla sigla originale It’s My House che è già una hit radiofonica, c’è anche un personaggio in più: Luciana Littizzetto. Collegata da Torino la comica è intervenuta alla conferenza stampa del programma, che ha avuto luogo proprio nello studio avveniristico dello show, di cui non vi possiamo ancora svelare le foto e scenografia. «Credo che Mika sia davvero unico – dice la Littizzetto – e mi era capitato di vederlo dietro le quinte di un programma e di aver immaginato come potesse essere lavorare con lui. Quando mi è arrivata la proposta ero felice ma anche titubante. Che c’entro io in un contesto così? Sono più carnale che filosofica, ma dopo un paio di cene sono stata convinta, mi sono sentita davvero a casa con lui».
E lo showman, chiamarlo cantante è ormai riduttivo, come si sente “a casa sua”? «Sia in Italia che in Francia che in Inghilterra sto bene, perché scopro sempre cose nuove del paese. Quest’anno ho fatto anche il pastore in Sardegna per 36 ore. Mi sono divertito e ho imparato molto. Il rapporto con gli animali, per esempio, è una cosa molto importante per alcune popolazioni. Non credo di voler fare uno show dai temi sociali, ma solo trattare temi umani».
Da quello che abbiamo visto nell’anteprima, le clip del taxi sono sempre le più imprevedibili. Mika porta a spasso per le varie città turisti e utenti ignari che a volte lo scoprono, a volte non si accorgono nemmeno di chi sia. L’altra novità, congegnata ad arte con i bravi autori Ivan Cotroneo e Giulio Mazzoleni, è la fiction inserita nelle due ore e quaranta di show, che catapulta Mika indietro nel tempo di 50 anni. Perché proprio nel 1967? «Perché la mia fascinazione per la Rai arriva dai programmi di quell’epoca e c’è tanto da raccontare di quel periodo. È questo un grande sforzo autoriale e anche un rischio. Ma io sono per la paura dell’ignoto. Infatti dico ai ragazzi: non abbiate paura di avere paura».
Ce ne fossero di showman come lui in circolazione: canta, balla, ha inventiva e parla tante lingue diverse che gli permettono di entrare in empatia con varie fasce di pubblico. E per lingue non ci riferiamo solo agli idiomi. «Mi piace contaminare i generi e prendere delle nuove strade. Del resto siamo alla Rai e lo dobbiamo fare, questo luogo ha una storia troppo importante per non evolversi. Ed è anche per questo che vedrete un’apertura sull’opera. In Italia ci sono talmente tante eccellenze che dobbiamo aprirci alla riscoperta. E non essere snob, non parlo solo di quelli che lo sono dall’alto verso il basso. Spesso c’è snobbismo anche al contrario. La Scala, per esempio, è lì, è di tutti. Non guardiamola come se fosse inarrivabile».