Un titolo che inneggia a tanto, così come la sua copertina: “Dall’altra parte del mare”. Ecco quella che forse ad ogni diritto potremmo considerare l’opera “prima” di Michele Fenati (esordio che ovviamente non è)… ci piace vederlo così leggendolo soprattutto come una vera dichiarazione di intenti, la prima ufficiale che ci regala Fenati, un raccogliere di tante ispirazioni che ovviamente nel tempo hanno seminato un cassetto di musica davvero importante. Il suo nome, che ovviamente ci arriva anche e soprattutto da quella celebrazione di Secondo Casadei con il famoso brano “Il mio nome è Aurelio”, brano ovviamente contenuto in questo disco, qui si colora di tantissimo pop d’autore, scritti di suo pugno e condivisioni di merito eleganti, preziose e ricche di una scuola classica che è bandiera di un gusto popolare che non smetterà mai di piacere. Il pop d’autore dentro venature classicheggianti in una voce di bel canto italiano.
Secondo Casadei è un punto fermo per questo progetto che in fondo mette in gioco molto altro. Che strascichi e che conseguenza ha avuto quel brano che tanto conosciamo?
“Il mio nome è Aurelio” è stato il promotore di tutto il progetto. Ho scritto questa canzone di getto cercando più che la perfezione la spontaneità. Con questo intento è nato l’intero album.
Dall’altra parte del mare invece che tipo di Michele Fenati giunge alla riva?
Giungo alla riva consapevole di un risultato importante. È stato un lavoro intimo e quotidiano, nota dopo nota, parola dopo parola, registrato nello studio che ci siamo creati in casa con le nostre mani. Una quotidianità che per me significa anche genuinità, intimità e semplicità. Valori che andrebbero recuperati.
Tante le classicità di questo lavoro… come lo stesso mare… un elemento che torna in tante cose… che ruolo di allegoria porta con se?
Il mare è uno di quegli elementi universali a cui ognuno di noi può dare un significato personale, che va dall’infinito ai 30 centimetri di sabbia sotto i piedi. Può essere un bellissimo tramonto oppure una tempesta. Con una banalità rappresenta la vita, la curiosità, la speranza e l’incognito ma soprattutto un confine, non fisico, ma alla nostra voglia di sognare e di cercare qualche cosa che vada oltre.
Una domanda che forse non è banale: perché sei di spalle in copertina?
Perché il mare è sempre di spalle. L’onda arriva sempre a riva poi si ritrae, qualsiasi sia la sponda pur se contrapposta. Da qualsiasi riva tu lo guardi, sei sempre dall’altra parte e viceversa.