Michele Benevento presenta Lukas, la nuova serie urban fantasy di Sergio Bonelli Editore, sta riscuotendo un enorme successo. Il prossimo 22 maggio uscirà il terzo albo, di una serie suddivisa in due stagioni, di soli 24 fumetti, ma si spera che continui. Il personaggio, Lukas, è un ridestato, uno zombie che riesce a frenare il suo bisogno di fame ed è una sorta di giustiziere, queste le poche cose che abbiamo scoperto nei primi due albi usciti, quindi c’è ancora molto da scoprire. Segno di riconoscimento di questa nuova eroina è un guanto che copre la sua mano sinistra, ustionata non si sa quando e com’è avvenuta.
Gli ideatori sono Michele Medda, sceneggiatore e Michele Benevento che ha creato tutta la parte grafica di questo universo fantasy metropolitano, disegnatore di tutte le copertine e naturalmente, ci ha introdotto nell’universo di Lukas disegnando l’intero primo albo.
Ma conosciamo meglio Lukas e il grande fumettista Michele Benevento in questa breve intervista rilasciata per MyDreams.
Com’è avvenuto l’incontro con Michele Medda? Già vi conoscevate?
«Abbiamo iniziato a collaborare sulle pagine di Caravan, la prima miniserie creata da Michele Medda per SBE; ci siamo trovati bene al punto da “prometterci” che le nostre strade si sarebbero incrociate nuovamente alla prima occasione. E così è stato.»
L’idea di partenza è stata di Medda, ma Michele Benevento cosa sta apportando a questa storia, visto che sei anche tu coautore di Lukas…
«Io mi sono occupato di tutto il comparto grafico: caratteristiche somatiche del protagonista e di tutti i comprimari; visualizzazione della città in cui Lukas vive e agisce; aspetto dei mostri e delle creature che popolano questo strano mondo “fantasyoso”.»
Hai disegnato il primo numero di Lukas, Deathropolis, ci sarà qualche altro albo disegnato interamente da te?
«Sarò ai pennelli sul numero 7, causa un mio debole per i lupi mannari, e, sul numero d’esordio della seconda serie, il numero 13 per intenderci, per poi chiudere col numero 24 questa lunga cavalcata.»
Per il personaggio di Lukas vi siete di ispirati a Eric Bana, com’è caduta la scelta su questo attore?
«Si è trattato di una precisa richiesta da parte di Michele Medda. Da lì in poi mi sono occupato di tutto io. Ci piaceva il volto smarrito e malinconico di Bana in “Munich” di Spielberg, ma abbiamo cercato di trovare presto una sua controparte “fumettosa” per far sì che anche gli altri disegnatori non si legassero troppo alle sue “fotografie”.»
Un definizione di Lukas.
«Ancora poco sappiamo di Lukas, se non che dotato di un particolare senso di giustizia, e da una “coscienza” che non gli permette di mangiare carne umana, per quanto il suo corpo lo desideri. Chi, come e perché saranno domande che vedranno presto una risposta.»
La sceneggiatura è completa o vi manca qualche punto finale?
«La prima serie è stata completata da qualche tempo. Michele Medda è a 2/3 della seconda. Tutte le storie della prima serie sono state terminate.»
Fra quante copertine disegnate scegliete quella giusta, ne disegni tante?
«Di solito propongo a Michele circa 9 – 10 bozzetti tra cui “peschiamo” quelli che ci convincono di più. Solo allora sottoponiamo le scelte ai Capi della Redazione. Che non scelgono MAI la mia preferita (ehehe). Curiosamente sulla cover del numero 3 non abbiamo avuto dubbi, tanto da non aver proposto alcuna alternativa. Lorenzo De Felici, poi, ha quadrato il cerchio con una colorazione da antologia.»
Quanto ti stressa pensare un’immagine per la copertina?
«Abbastanza. La fase 1 (quella dell’ideazione, dei bozzettini come li chiamo io) è proprio sfiancante. Se di solito lavoro avendo in sottofondo qualche serie tv o la radio, in quei momenti ho bisogno di assoluto silenzio o del frastuono assordante di “Wasting my hate” dei Metallica (e simili).»
Due serie, 24 albi, ma ci sarà una terza, quarta e così via…?
«Una terza serie non è in programmazione, per ora.»
Com’è avvenuta la scelta dei disegnatori, come avviene di solito, secondo quali criteri giudicate?
«Abbiamo cercato di selezionare dei disegnatori che avessero un approccio il più possibile realistico al disegno, che si sposasse con una certa propensione all’uso dei neri pieni. L’atmosfera torbida e oscura del mondo “lukasiano” ci sembrava aver bisogno di molti litri di inchiostro, e il realismo avrebbe dovuto rendere “vere” e credibili le creature e gli antagonisti del nostro(anti) eroe. Credo che le scelte fatte siano state piuttosto azzeccate, e che Bergamo, Borgioli, Casalanguida, Detullio, Maresta, Voante e Acunzo stiano facendo un ottimo lavoro, per quel che mi riguarda. Il giudizio finale ovviamente spetterà ai lettori.»
Quali sono i tuoi studi, hai studiato anche per il disegno a fumetti?
«Sono stato autodidatta fino alla maggiore età, per poi frequentare la Scuola Internazionale di Comics di Firenze. Lì ho iniziato a capire che disegnare e fare fumetti non erano proprio la stessa cosa.»
Cosa o chi ti ha spronato nel diventare disegnatore?
«In realtà ho sempre avuto la fortuna di non essermi mai posto questa domanda. É stata l’intima esigenza di disegnare e raccontare storie a segnare la strada. E l’incontro con persone e professionisti che mi hanno insegnato a lavorare. É ovvio, però, che senza l’aiuto e il sostegno dei miei genitori probabilmente non sarei qui a parlarne con voi.»
Qual è stato il tuo primo disegno e cosa preferivi disegnare?
«Mi piacevano i supereroi, adoravo disegnare la Cosa e Hulk. Ma credo che il primo disegno in assoluto sia stato un Topolino o Paperino visto che da bambino leggevo tanto Disney. Nei quaderni delle elementari ho scovato però un’illustrazione in cui avevo disegnato una Metropolis affollata da decine di Supermen, ciascuno con il proprio balloon e ciascuno impegnato in un’azione specifica… ero pazzo.»
Fumetto preferito?
«Dylan Dog è stato il primo vero amore, poi L’uomo Ragno quando ancora si chiamava così e non SpiderMan. Ho un’età.»
Che genere di telefilm preferisci?
«Qualunque telefilm, anche i più stupidi ché tanto li tengo in sottofondo per lavorare. Se mi accorgo che però una serie ha qualcosa in più rispetto alle altre, vuoi per la scrittura o la fotografia o la cura in generale allora non ci sono santi. Quella si guarda in pausa pranzo. “True Detective” o “Breaking Bad” non mi hanno lasciato alternative. Mi piace tantissimo Longmire. Ho un’età (eheheh).»
Hobby?
«Mi piace nuotare (visto che lo faccio male), leggere, disegnare. Il cinema è una passione troppo poco praticata, ma ora i momenti liberi li passo col piccolo Pietro, che è un gran bell’hobby.»
Musica che ascolti?
«Mi piace molto il rock anni ’70, gli Who, Zappa… i soliti sospetti insomma. Cerco di ascoltare quanta più musica posso, ma non sono un esperto.»
Progetti futuri?
«Qualcuno. Una storia breve di Tex, sempre in coppia con Medda, uscirà tra qualche mese. E altre cosucce su cui non posso sbottonarmi. Di sicuro però ho ancora davanti a me un paio d’anni di lavoro su Lukas.»