Sono innamoratissimi del loro sound e del loro look, i fans dei MGMT che sono accorsi in massa a Unaltrofestival l’altra sera al Circolo Magnolia di Milano. Erano tutti lì, in outfit hipster d’ordinanza ad applaudire soprattutto le canzoni di Oracular Spectacular, la pietra miliare del gruppo newyorkese che si è imposto dal 2010 all’attenzione del popolo indie con la sua ricetta sonora stravagante e complessa.
Stravaganti lo sono anche live, visto che quello che propongono è un incubo pischedelico aggiornato ai trend moderni, che vogliono sentire le chitarre liquide su un beat anni 80. I MGMT, passati dal vivo a Milano in location più piccole sia nel 2008 che nel 2010, danno tutto ciò in pasto al loro giovane e attento pubblico, partendo da una cover di Faine Jade e passando a Mystery Desease per arrivare già al quinto pezzo con l’ovazione assicurata di Time to Pretend. Il singolo, suonatissimo anche dalle nostre tv musicali ormai 4 estati fa, è proposto nella versione album, un po’ meno incisiva di quella del video, ma trascinante.
Electric Feel, il gran pezzo dove i MGMT hanno sognato i Pink Floyd che flirtavano con i Visage, scatena la folla e si riconferma l’inno della sottospecie indie-techno, un popolo fatto di blogger a caccia di nuove sensazioni e fashion victim dall’aria metropolitana svogliata. Loro sono così, esattamente come i Kids che cantano e a cui si rivolgono. Siberian Breaks e Alien Days Andrew VanWyngarden e Ben Goldwasser, i fondatori della band di Brooklyn, dimostrano che il loro solco è ormai così ben tracciato da essere diventato un marchio di fabbrica del nuovo millennio. Con qualche fraseggio alla Bee Gees e un’attenzione al coordinamento visivo da grafici maniacali, i MGMT, giunti al terzo album di recente, sono gradevoli e stupefacenti non perché innovativi, ma in quanto rispettosi di chi li ha preceduti. E ben consapevoli che se non si può inventare, vale la pena provare a mischiare con inventiva.
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