Tutto pronto per il #NuovoMei2016, la manifestazione dedicata alla nuova scena musicale indipendente italiana, in programma a Faenza dal 23 al 25 settembre. Il Meeting delle Etichette Indipendenti da anni segue gli artisti, contribuendo alla loro promozione dagli esordi fino al raggiungimento del successo. Quest’anno oltre allo spazio dedicato alla nuova musica emergente ci sarà l’edizione zero del meeting sul giornalismo musicale. E ancora eventi dedicati a Lucio Battisti, concerti, mostre fotografiche e molto altro. In attesa del #NuovoMei2016 abbiamo intervista Giordano Sangiorgi, patron del Mei, nonché presidente dell’AudioCoop (associazione nazionale delle etichette discografiche indipendenti italiane) e coordinatore del Tavolo della Musica, che riunisce alcune delle associazioni nazionali discografiche e di promozione della musica in Italia.
Dal 23 al 25 settembre si terrà la nuova edizione del Mei. Quali le novità di quest’anno?
«L’era di Internet evolve continuamente: in pochi anni siamo passati da MySpace a Pandora, YouTube ha ucciso le tv musicali e Spotify sta uccidendo le radio, mentre il modello iTunes è definitivamente superato. Ogni anno – se non ogni sei mesi almeno- serve rinnovarsi. Il Mei chiude il suo ciclo dei 20 anni quest’anno con un grande concerto di un superospite italiano sabato 24 settembre gratis in Piazza del Popolo e dà tutto il suo spazio per tre giorni a oltre 100 giovani artisti e band provenienti dai contest della Rete dei Festival per fare la più grande vetrina della nuova musica emergente italiana alternativa ai talent».
Il Mei è il più grande evento italiano dedicato alla musica indipendente ed emergente, tra gli artisti che partecipano prevalgono più gruppi o cantanti singoli?
«È la grande era degli artisti solisti: dj, rap e cantautori sono oggi, nei diversi ambiti musicali –la discoteca, il mainstream e l’indie- gli artisti maggiormente presenti e più seguiti. Questo per diverse ragioni: si sta passando dalla centralità della chitarra rock alla centralità del synth con le nuove generazioni e per ragioni economiche, vista la crisi sia economica complessiva che nel settore, un artista che si muove dal vivo da solo costa sicuramente meno. Inoltre l’artista da solo può liberare maggiormente la sua creatività senza vincoli di alcun tipo. Per la nostra manifestazione è certamente Motta l’esempio migliore di questa tendenza quest’anno dopo il suo primo straordinario disco d’esordio. Suonerà da noi il 24 settembre al Teatro Masini. Ma resta salda la presenza di indie rock band che provano a rinnovare il mercato: tra questi i Voina Hen che saranno premiati come miglior indie band dell’Anno al Super Mei Circus di domenica 25 settembre».
Quali sono gli obiettivi principali che la manifestazione si propone quest’anno?
«Dare spazio ai giovani talenti emergenti legati all’innovazione e creatività nel panorama degli inediti musicali che hanno sempre purtroppo meno risorse e meno spazi a disposizione. Inoltre fare sentire alcune nuove tendenze, oltre al rap e all’elettronica, il boom del Liscio Indipendente nato dall’incontro alla Notte del Liscio tra le orchestre della tradizione del folklore romagnolo come quelle di Moreno Il Biondo e Mirko Casadei e artisti indipendenti come Mirco Mariani dei Saluti da Saturno, Enrico Gabrielli dell’Orchestrina di Molto Agevole, dei Khorakhane’ , del Collettivo Ginsberg e di tanti altri ancora».
Quanto il Mei influisce positivamente sul futuro della musica?
«Si tratta di una piattaforma annulla e che ogni anno raduna i giovani artisti e operatori del settore –ed è questa la sua formula- che propongono la nuova musica del futuro del nostro paese. Questa è la sua missione e l’ha realizzata con grande successo. Basta scorrere i nomi degli ospiti in questi primi 20 anni e troveremo tutti artisti oggi noti e colonne portanti della nuova musica italiana che si sono esibiti in tempi non sospetti al MEI quando ancora facevano poche centinaia di persone, se non addirittura meno. Dai primi Bluvertigo, Afterhours, Baustelle e Marleme Kuntz, solo per citarne alcuni, fino ad arrivare ad oggi con Lo Stato Sociale, I Cani, Levante, Maria Antonietta per arrivare fino a Calcutta che ha aperto il Mei dei 20 anni a Roma lo scorso anno».
Cosa pensa dei giovani che puntano il loro avvenire sui talent?
«I talent stanno uccidendo una cultura musicale complessiva e hanno grandi responsabilità: è evidente che il loro primo scopo non è lanciare nuovi artisti ma fare in modo che il loop dei brani pop italiani del mainstream fluttui sempre senza interruzioni al di là di chi le esegue. Per l’industria discografica musicale delle major è stata una grande idea come modello di business, ma per la creatività musicale – se si esclude qualche sprazzo geniale- è stata la morte assoluta. Mia mamma vedendo i talent per un periodo ha pensato che non esistessero più le band tanto per dirne una. Chi si ritrova in questo modello musicale fa però bene a tentare questa carta, chi non vi si ritrova a mio avviso deve starne alla larga a meno di non trovare qualcuno, come spero riuscirà a fare Manuel Agnelli a X Factor, che porti realmente nuovi suoni e nuove idee al modello del talent tv».
Da patron di questa grande kermesse, quanto sente il peso della responsabilità?
«Per fortuna lo condivido con tantissimi giovani che fanno parte della squadra del MEI che organizza il 90% del calendario fatto per il 90% come è nella mission del MEI da artisti giovani e sconosciuti da fare emergere. Per il resto sono orgoglioso, con tutte le difficoltà enormi che vi sono in questo settore, di avere creato un punto di riferimento nazionale della nuova musica italiana che ha saputo rinnovarsi e oggi parlare il linguaggio delle giovani generazioni autoprodotte».
Con internet tutto il mondo musicale ha assunto una mutazione. In cosa secondo lei la musica e i suoi operatori e soprattutto il pubblico sono cambiati?
«Sì, il cambio è stato radicale. Oggi il modello di consumo è più “one shot” su una canzone sola, le indagini ci dicono che chi ascolta musica on line, per i due terzi, non ascolta quasi mai un album intero ma solo due o tre canzoni e che tanti giovani under 20 una volta ascoltata su YouTube una canzone che a loro piace spesso ritengono conclusa lì tutta la loro esperienza di consumo della musica, uccidendo così di fatto il circuito legato alla vendita del cd fisico, destinato tra poco alla definitiva scomparsa, e poi al live. Ci sarà da riflettere».
Cosa dobbiamo aspettarci in futuro?
«Più consumo di musica sia per l’ascolto che per il live su internet. Gli indipendenti uniti a livello mondiale dovrebbero creare delle loro piattaforme per fare un business diretto in questi mercati senza passare più dagli intermediari YouTube e Spotify per citarne solo due, tra i monopolisti globali della musica, che pagano una cifra irrisoria agli artisti potrebbero cancellare gli indipendenti da un giorno all’altro. Così tutte le risorse arriverebbero direttamente a chi produce la nuova musica del futuro insieme a tutti i diritti che la diffusione di tali brani produce, anche questa oggi spesso in mano a intermediari che ne fanno solo un business senza essere interessati in alcun modo alla crescita culturale del settore».