La camicia rossa e la giacca nera, un chiaro tributo a Dylan Dog ereditato dai tempi di La Donna il Sogno & il Grande Incubo (1995) campeggiano ancora sulla copertina. Accanto c’è lui, Max Pezzali, fotografato com’è oggi che con Max 20 ha fatto una grande operazione di tributo alla sua carriera, chiamando a raccolta i maggiori interpreti di pop italiano che duettano con lui sui grandi successi. In più, per la prima volta dallo scioglimento, torna Mauro Repetto, almeno alla scrittura, con la firma di due dei cinque brani inediti. Ce n’è abbastanza per decidere di farsi raccontare tutto dalla viva voce del cantautore di Pavia.
Come ti senti ad accostare il te di oggi a quello di 20 anni fa?
«Mi vien da dire che la calvizie non è sempre una disgrazia, vedo che ero improponibile con quei capelli e sono rassicurato. Ma credo anche che quello che era sbagliato di me in qualche modo mi rendeva unico, anche di spirito. Non so perché mi mettevo in posa con i colori di Dylan Dog, sono quelle cose demenziali che si facevano nei ruggenti anni 90. Come girare un video da messicano per “Nord Sud Ovest Est”.»
Come hai scritto le nuove canzoni con Mauro Repetto?
«Non è stata una reunion perché lui ha un lavoro a Parigi per una grande corporation. È venuto a trovarmi a Roma, l’ho preso in aeroporto alle 10 e mezza e se n’è andato con un volo alle 18. È venuto solo con jeans, maglietta e computer, senza nemmeno il caricabatteria. È imprevedibile, mi ha raccontato di un progetto bizzarro che aveva per il teatro o la tv, una storia di un presidente globale che viene eletto da tutti per un determinato periodo per sbrigare le cose che tutti non vogliono o non sanno fare. Un’idea buona per Welcome Mr. President e il Presidente di Tutto il Mondo, le due canzoni che aprono questo disco.»
È una visione che sottoscrivi?
«Nel mondo c’è talmente bisogno di carisma che potrebbe anche darsi che si decida di fare un passo del genere, viviamo in una civiltà dove il marketing è tutto, il confezionamento trionfa sui contenuti. È così nella musica come nella politica. Anche in Italia ormai vince chi è più cool, incredibile. Li vedi che vanno tutti in tv per piacere a tutti, nello stesso tempo, a vescovi e alla comunità Lgbt.»
C’è anche un altro inedito che si intitola Ragazzo Inadeguato. Chi è questo ragazzo?
«Se non sei esteticamente incasellabile nelle categoria create dai mensili fighetti non hai speranza. Sono considerazioni su tutti gli aspetti della nostra vita. La globalizzazione portata dal web e ripresa da media affamati è tutto ciò. Il problema è che se si superficializza tutto nella musica, è un conto, se lo si applica a persone che dovrebbero guidarci con competenza più che con l’immagine, è un’altra storia.»
Sembra che il ritorno di Repetto abbia influenzato molte tematiche dei pezzi nuovi..
«È un piacere scrivere a due perché spesso ti ritrovi solo ed è tutto molto personale, individuale, diventa una rottura perché ti vengono in mente evocazioni piacevoli e non e non c’è confronto. Lavorare con Mauro è stato molto liberatorio, per il puro piacere di farlo, ho ritrovato la voglia di raccontare le cose e penso che sia arrivato il momento di tornare al sano delirio anarchico dei primi tempi. L’anno prossimo farò un disco tutto nuovo.»
Max 20 è anche un disco celebrativo, perché?
«Le celebrazioni sono iniziate con la compilation di Rock It Con Due Deca, dove i giovani indipendenti facevano le nostre canzoni degli inizi. È stata una rivelazione che mi ha spinto a fare un disco con i rapper, che è una mia fissazione da tempo, l’anno scorso. Questo invece è stato un pretesto per chiamare tutti i grandi del pop che poi sono anche amici miei nella vita. Non volevo ospiti costretti, tutto doveva essere naturale. Sono professionalmente in pista da 20 anni, è una cosa che deve essere ricordata in maniera speciale perché non capita spesso in questo mondo che va alla velocità della luce.»
Ti sei tenuto da parte dei duetti che non potevano entrarci?
«La cosa buffa è che mentre lo costruivo, il disco era già bello e pronto, nel senso che avevamo superato i 78 minuti canonici del cd. Mi sono battuto per estenderlo, sapevo che in alcuni casi le regole permettono lo sforamento a 82 minuti, ma visto che non l’hanno fatto are a Jovanotti figurati se lo facevano fare a me! Io non ragiono più in termini di lunghezza di cd, ma i miei contratti me lo impongono.»
Non ci sono donne però…
«È stata una scelta consapevole perché abbiamo utilizzato le mie tracce vocali del tempo senza rifarle, per quello ci sono i live che ho pubblicato. Che senso ha riproporre Come Mai come la canto oggi, è una versione completamente diversa. Quindi, avendo lasciato l’impostazione iniziale non potevo costringere le donne della musica italiana che hanno puntato tutto sulla loro vocalità a cambiare.»
Che ricordo hai di chi ha partecipato?
«Lorenzo Jovanotti è il motivo per cui ho iniziato a cantare ed era importante che ci fosse, ha introdotto generi musicali che prima non si sentivano in Italia. Ogni suo prestito a me vale il quintuplo, è stato un rivoluzionario. Se pensi che oggi il rap ha preso tutte le responsabilità della denuncia che il pop non vuole più fare, ti rendi conto di come è stato importante. Eros è stato meraviglioso, ha suonato e cantato, è lui il vero pop maker italiano, con quella capacità di essere melodioso e conservare qualcosa di soft FM americano che lo rende unico. Cremonini è il futuro del cantautorato. Raf scrive il pop perfettamente, ha scelto di duettare su Sei Fantastica che era già in origine un beat italiano dopo l’Italo Disco con il basso in FM ma ancora non evoluto verso gli anni ‘90.»
Inevitabile chiederti cosa pensi del panorama artistico oggi se paragonato a quello dei tempi in cui tutti questi hit vennero alla luce.
«Devo ammettere che i social network sono un’arma a doppio taglio, perché convincono tutti che è possibile raggiungere l’artista, chiedergli di fare cose come vogliono loro, mentre la scrittura dovrebbe essere sempre molto unica, spontanea, non influenzabile. La scelta di non essere come gli altri era quello che ha fatto avere un contratto agli 883. In più c’è da notare che oggi la mole di offerta musicale è centuplicata, c’è musica ovunque, tutti vogliono cantare. Ma chi compra? Poi la crisi della discografia mette in discussione tutto, stiamo qui a parlare mentre fuori c’è la catastrofe nel nostro ambiente ma è molto gratificante poter parlare di una carriera lunga, oggi. Non potrebbe capitare facilmente di aver 20 anni di produzione alle spalle.»
Ti sei confrontato abbastanza col tuo passato?
«Ho pensato che Guy Ritchie diceva di non sopportare quando Madonna nei momenti intimi metteva le proprie canzoni in sottofondo. Ora basta! Non voglio arrivare a quel punto! È come i Levi’s 501 che sono stati rilanciati sul mercato, ma senza quella vita alta improponibile. Ecco, alcune cose non possono tornare. Quindi meglio andare avanti.»