Al Teatro Nuovo di Napoli è di scena, per le sole serate di sabato 12 e domenica 13 novembre, Il Re Muore di Eugène Ionesco, con Eduardo Siravo, Isabel Russinova, Gabriella Casali, Carlo Di Maio, Claudia Portale, Michele Ferlito per la regia di Maurizio Scaparro; una produzione Associazione Culturale Laros.
Come la maggior parte delle opere del Teatro dell’Assurdo, Il Re Muore di Ionesco è un’immagine poetica della condizione umana. Andato in scena per la prima volta a Parigi nel 1962, è oggi ritenuto una pietra miliare del Teatro del Novecento. In esso si racconta del regno di Bérenger ormai alla deriva, e quello che dovrebbe essere un re alla guida di un popolo è soltanto un uomo in decadimento. Le due regine, l’istitutrice Marguerite e l’amorevole Marie, dopo aver saputo dal medico che il re morirà, discutono su come informarlo. Bérenger apprende la notizia, ma, nonostante il suo corpo manifesti forti segni di cedimento, non vuole accettare che la sua ora è vicina e tenta in tutti i modi di convincere gli altri. Solo quando scopre che i suoi poteri non lo assistono più, realizza che il suo tempo sta per scadere e acconsente che sia celebrato il rito di preparazione alla sua morte.
«Ritengo che sia quanto mai necessario – sottolinea Scaparro – mettere in scena un testo di questo peso per cercare di portare un po’ più di consapevolezza nell’animo delle persone in un momento storico come questo. Pandemia e guerra stanno lasciando un segno molto forte nella nostra coscienza e, come persone di cultura, abbiamo il compito di far riflettere il pubblico attraverso una storia che sembra essere stata scritta ieri».
Il Re Muore è una tragicommedia sulla condizione umana, dunque, giustamente ritenuta il manifesto del Teatro dell’Assurdo, sapientemente maneggiata dal genio di Maurizio Scaparro che ben sa sottolineare il senso d’impotenza dell’essere umano dinanzi alle forze della natura ma anche il suo istinto di sopravvivenza, la caparbietà nel non arrendersi nemmeno davanti all’evidenza della propria sconfitta. Un lato grottesco efficacemente evidenziato dalla caratterizzazione da primo attore di Eduardo Siravo, e da quelle di tutta l’affiatata compagnia, a partire dalla irruente Isabel Russinova alla condiscendente Gabriella Casali, dallo squillante medico di corte di Carlo Di Maio alla serva borghese di Claudia Portale, all’araldo zelante di Michele Ferlito, vera chicca dello spettacolo. Spettacolo divertente, profondo, dal risultato assolutamente organico, che si avvale delle scene essenziali di Antonia Petrocelli, cui si contrappongono i costumi barocchi di Santuzza Calì, e delle musiche originali del Premio Oscar Nicola Piovani. Da vedere.