«Il solo pensiero di una fine di Ricciardi ha messo in agitazione i fan». Severino Colombo
Bagno di folla al Teatro Diana di Napoli per Maurizio De Giovanni in occasione della presentazione del suo ultimo romanzo Caminito Un aprile del Commissario Ricciardi (Ed. Einaudi. Collana Stile Libero Bis, pag. 269).
Accompagnato sul palco dagli attori Lino Guanciale, Adriano Falivene e Antonio Milo, il fedele Marco Zurzolo e i musicisti Carlo Fimiani e Marco de Tilla, la voce di Maria Anita Carfora e la partecipazione della piccola Elena Carbone , de Giovanni ha dato vita al battesimo di questo nuovo romanzo che vede ancora una volta protagonista Luigi Alfredo Ricciardi a furor di popolo.
È il 1939 e sono trascorsi cinque lunghi anni da quando l’esistenza del Commissario è stata sconvolta dalla perdita della sua adorata Enrica. Unico conforto: la nascita di sua figlia Marta.
Fra i cespugli di un boschetto vengono ritrovati senza vita i corpi di due giovani. Da subito le ragioni dell’omicidio appaiono oscure e legate forse al mondo della politica. Con l’aiuto fraterno del Brigadiere Maione e del suo informatore Bambinella, il Commissario risolverà il caso, ne siamo certi. Ma un’altra preoccupazione attanaglia Ricciardi: la sua bambina avrà ereditato la sua dannazione cioè quella di vedere e sentire i morti?
Ecco come l’autore si è espresso sui social alla vigilia dell’evento: «A volte basta seguire una strada per fare il giro del mondo. Ma quando si è tornati lì, al punto di partenza, ci si rende conto che in realtà tutto è cambiato perché siamo noi ad essere cambiati: tutto ciò che abbiamo visto, ascoltato, toccato e in definitiva vissuto, ha irrimediabilmente ridipinto la nostra anima e i colori con cui siamo partiti rimangono solo un disperato e sbiadito ricordo».
Il personaggio del Commissario Ricciardi nacque per gioco e per sfida dalla fervida fantasia di un allora impiegato di banca nel lontano 2005 in un breve racconto giallo per un concorso letterario, diventato poi il primo romanzo dal titolo Le lacrime del pagliaccio, confluito ne Il senso del dolore a cui hanno fatto seguito ben 11 romanzi che lo vedono protagonista: La condanna del sangue, Il posto di ognuno, Il giorno dei morti, Per mano mia, Vipera, In fondo al tuo cuore, Anime di vetro, serenata senza nome, Rondini d’inverno, Il purgatorio dell’angelo, Il pianto dell’alba e il tredicesimo Caminito.
Le caratteristiche di Ricciardi, oltre a quella di sentire i lamenti, le voci e i pensieri dei morti, sono la sua grande riservatezza e signorilità innata accompagnate da un carattere introverso e riflessivo. Ma la grandezza di Maurizio de Giovanni manifestata in tutti i suoi romanzi è quella di delineare la psicologia di ciascun personaggio che compare nei suoi scritti. E così accanto a Ricciardi prendono vita il Brigadiere Maione, Bambinella, Bruno Modo, Livia Lucani, Enrica Colombo, Angelo Garzo, Rosa Viglio e sua nipote Nelide. Ed ecco la dimensione corale di tutti i romanzi di de Giovanni ricchi anche di descrizioni magistrali dei luoghi e delle atmosfere dove si svolgono le azioni.
I lettori fedeli si saranno chiesti cosa avrà fatto il Commissario in questi cinque anni di assenza, in un periodo storico segnato dal fascismo e da potenti rigurgiti di odio che sfoceranno nella seconda guerra mondiale.
A noi piace immaginarlo chino e pensieroso sulla culla della figlioletta Marta, alle prese con Nelide nel decifrare i suoi proverbi cilentani, a dare occhiate di complicità al fido e rassicurante Brigadiere Maione reduce da un incontro ravvicinato con Bambinella, a togliere dai guai il suo amico Bruno perseguitato dal regime e a risolvere casi di omicidio in una Napoli livida e dolorosa.
Il quarto capitolo di Caminito si apre con queste battute: ”Disturbo, commissà, posso?”. “ Raffaele, ma è mai possibile che dopo tanti anni non hai ancora capito che se sono in ufficio puoi venire senza chiedere permesso?”.
Anche noi lettori stiamo per entrare nelle pagine di Caminito chiedendo permesso per una questione di rispetto e non di confidenza. Sappiamo che il Commissario Ricciardi ha bisogno di noi e noi di lui.
Entrando nel suo ufficio sentiamo una musica struggente che accompagna i versi: “Caminito que el tiempo ha aborrado/que juntos un dìa nos viste pasar/ he venido por ùltima vez/ he evenido a contarte mi mal…”
Attraverseremo tutti insieme quella stradina, quel piccolo sentiero sulle ali della fantasia.
Buona lettura a tutte e a tutti, come direbbe Lino Guanciale alias Commissario Ricciardi!