Il pluripremiato regista Matteo Garrone è stato ospite della 14a edizione del Social World Film Festival. Per l’occasione ha parlato del suo ultimo film “Io Capitano” e del suo lavoro da regista.
Il tuo ultimo film con tematica sociale Io capitano in cui hai deciso di raccontare un viaggio di migranti dove è nata l’ispirazione per narrare questa storia e realizzare il film?
«Nasce dal desiderio di dare finalmente forma visiva a quella parte di viaggio che noi non conosciamo. Siamo abituati ad ascoltare il telegiornale che ci informa sul numero di vivi e morti. Ci si abitua all’idea che siano numeri, ma sono delle persone. Ho cercato di raccontare il loro viaggio dal loro punto di vista. È un film che nasce dall’ascolto e dal desiderio di dare voce a chi di solito non ha voce. Sono stato un tramite, mi sono messo a servizio delle loro storie, facendo questo film insieme ai veri protagonisti, a questi eroi contemporanei. Il loro è un viaggio epico e che farà vivere un’esperienza a chi lo vedrà, farà vivere un’avventura attraverso gli occhi di questi eroi. Io capitano non è un film che cerca di dare risposte ad un tema così complesso, ma che intende far vedere questa storia da una prospettiva diversa. Ognuno dei protagonisti ha la propria identità ed umanità».
Hai avuto l’opportunità di lavorare con persona che hanno vissuto questo tipo di esperienza. Quanto questo ti ha aiutato a raccontare e a rendere poetico questo racconto?
«L’epica era nei loro racconti. È un film di avventura, forse il mio film più popolare. Nel senso che il protagonista è un eroe che combatte contro un sistema di morte e che combatte per la vita. Non è la storia di chi scappa da una guerra, ma la storia di due ragazzi che vanno via da una condizione di povertà. Senza dimenticare che anche in quei paesi è arrivata la globalizzazione, e quindi, hanno accesso ai cellulari, usano i social, vivono virtualmente nel nostro mondo occidentale ed iniziano a sognare di poter accedere realmente in questo mondo, perché questo mondo gli fa tante promesse. Ma noi sappiamo che per loro inizierà una nuova odissea, quando arrivano, ma loro non lo sanno, e tuto questo rende ancora più drammatica questa storia. È il racconto di ragazzi che inseguono un sogno e chiunque può identificarsi con loro. È un film universale che parla della ricerca di un futuro migliore».
Io capitano è partito dalla Mostra Cinematografica di Venezia, ha ottenuto la nomination come Miglior Film Straniero agli Oscar e continua con il David di Donatello e i Nastri d’Argento. Significativa la proiezione della pellicola in Africa. Ti ha sorpreso la reazione e l’emozione del pubblico?
«Il protagonista è un eroe senza ombre, un ragazzo puro. E il film ha avuto un’accoglienza straordinaria. Il percorso più toccante è stato quello fatto in Africa qualche mese fa, siamo tornati nei villaggi in cui vivono questi ragazzi che partono e lì abbiamo allestito lo schermo, e abbiamo dato la possibilità a tanti giovani di vedere cosa gli aspetta. Loro spesso partono pensando di vivere un’avventura, pensano di essere imbattibili, ma non sanno realmente cosa gli aspetta. Penso sia stato importante portare il film in questi villaggi, una goccia in mezzo al mare. È un dramma il traffico di essere umani che continuerà, che continueremo a vedere».
Ricordiamo i film girati a Napoli L’imbalsamatore, Gomorra, Reality, Dogman. Qual è il rapporto di Matteo Garrone con Napoli?
«È un legame familiare, mia nonna era napoletana ed io sono cresciuto con lei. La mamma di mio figlio è napoletana. Mi sento a casa quando torno a Napoli. A parte la forza visiva, la forza dei personaggi che incontri, non a caso Fellini faceva i casting a Napoli. È una città ricca di suggestioni e al tempo stesso difficile da raccontare cinematograficamente, perché hai talmente tante suggestioni, che devi fare un po’ di ordine, per non perdere l’essenza. Quindi, quando torno a Napoli cerco sempre di capire le cose giuste per il lavoro che sto facendo. Ed è sempre una gioia girare a Napoli e nei luoghi metafisici come la zona Castel Volturno».
Matteo Garrone ha ancora un sogno nel cassetto?
«Vorrei girare un altro film con la speranza che venga bene. Ho il privilegio di fare un lavoro che amo. Spero che arrivi una nuova idea per un film e di mettermi al lavoro, perché quando dirigo un film sono felice. L’idea è come un colpo di fulmine».