Un inferno sonoro angosciante, abitato da uomini disumanizzati e regrediti a belve: è così che Gianni Sallustro, con ‘‘Mater Camorra e i suoi figli’’, rappresenta gli orrori e la degenerazione di una guerra di camorra che irreggimenta e ammalia, promettendo fasti e sopravvivenza, e falcidia la città di Napoli, trasformata in scena in una vera e propria giungla, dove non vi sono leggi, se non quella del più forte.
Protagonista è Anna ‘a squarciona/Madre Coraggio (Nicla Tirozzi), cui ‘o Sistema sottrae, a uno a uno, i tre figli: Rafele King Kong, il gorilla, che sceglie la seducente strada della ‘‘carriera’’ camorristica, Tonino il cane, tradito dalla sua ingenuità, e Catarina la colomba, vittima sacrificale durante un agguato.
In Mater Camorra non vi è spazio per salvezza e redenzione: il Male si insinua tra le pieghe del popolo, vittima e carnefice, come un serpente. Ed è proprio questo l’animale rappresentato dall’ambigua figura del Cappellano (Gianni Sallustro), fedele a nessun Dio, ma solo alla propria salvezza, simbolo dell’omertà e dell’ipocrisia che si nasconde dietro formule vacue e formali, prototipo del fariseo imbevuto di una morale di facciata. Uomo e animale, dunque: il malvagio svela la natura ferina degli individui che lo abbracciano, dandone una rappresentazione ancestrale, che colpisce lo spettatore per la sua paradossale aderenza alla realtà dei fatti. La visionaria ‘‘Fattoria degli animali’’ di Sallustro, infatti, squarcia il velo che nasconde la reale essenza dei protagonisti della guerra di camorra: dietro i luccichii di fama popolare e ricchezza si nasconde la bestia, avida e vestita di banconote insanguinate.
L’unico spiraglio di luce viene concesso nel grido finale rivolto al pubblico, un monito per aprire gli occhi e fermare una barbarie così prossima a noi, che conta già 1100 vittime innocenti, numero che soffre tristemente di un costante aggiornamento.
La cornice bizantina offerta dal Teatro Instabile di Napoli, autentica gemma partenopea, si presta perfettamente alla rappresentazione di uno scenario claustrofobico e desacralizzato, dove le nicchie e i ballatoi che affacciano sulla scena ospitano una sorta di coro greco zoomorfo, creando un conturbante tappeto sonoro di suoni e versi animaleschi, che accompagna lo spettatore dall’inizio alla fine.
Mater Camorra, dunque, è un’esperienza teatrale allo stato puro, una rappresentazione che scuote i sensi, per la potenza delle immagini e dei suoni (non vi sono microfoni, né musiche registrate), e la coscienza, per il messaggio di cui si fa veicolo.
Dedicato alla memoria di Gaetano Montanino, vittima innocente di camorra, e ideato da Michele Del Grosso nel 2002, ‘‘Mater Camorra e i suoi figli’’ è stato proposto al Teatro Instabile di Napoli ‘‘Michele Del Grosso’’ con una ulteriore replica prevista per il 9 gennaio 2020. Ad affiancare i protagonisti, sono intervenuti in scena gli allievi dell’Accademia Vesuviana del Teatro e del Cinema, chiamati ad una prova attoriale di enorme impegno fisico ed emotivo.
‘‘Mater Camorra e i suoi figli’’, prodotto dalla Talentum Production di Marcello Radano, è parte della rassegna artistica ‘‘Incanti Narrati’’, ideata da Roberta D’Agostino e Gianni Sallustro, e ospitata dal Teatro Instabile di Napoli ‘‘Michele Del Grosso’’.