Napoli, Teatro Diana. Ormai è mezzanotte, lo spettacolo “Viviani Varietà” si è da poco concluso e Massimo Ranieri ci riceve nel suo camerino. Ancora con la camicia che indossava in scena, ci accoglie con un sorriso sincero, un abbraccio amichevole e carico dell’entusiasmo di un ragazzino. L’euforia che ha con noi in camerino è la stessa che, poco prima, aveva sul palco. Ricambio con affetto e ammirazione quell’abbraccio che mi ha dato in risposta ai miei complimenti ed a bruciapelo, come se fosse un membro di famiglia, gli chiedo: Come fai? Spiegamelo! Da dove proviene questa energia che emani quando stai sul palco? e di getto, mi arriva la sua risposta. “L’amore per il mio lavoro! Amo questo mestiere! L’arte mi ha dato tanto e continua a darmi tanto. E l’energia che vedi, è solo l’entusiasmo per una cosa che amo!” Lo dice con una luce negli occhi tipico dei veri artisti, di quelli che nonostante l’età anagrafica (Massimo Ranieri, classe 1951, ndr) hanno energia da vendere. Per quasi due ore, infatti, Massimo Ranieri, ha coinvolto il pubblico del Teatro Diana di Napoli, ballando, recitando e cantando i versi di Raffaele Viviani. Lo spettacolo ripercorre la traversata del 1929 del piroscafo Duilio, da Napoli a Buenos Aires. Quella nave che portava verso il Nuovo Mondo. E in quel viaggio, a bordo di quel transatlantico, c’era anche Raffaele Viviani, i suoi attori, i suoi musicisti – oltre agli emigranti – a bordo per cercare fortuna dall’altra parte dell’Oceano.
Questo adattamento teatrale di musica e speranza racconta “Viviani varietà”, in scena al Diana di Napoli per l’intero periodo natalizio. In scena, Massimo Ranieri che, diretto da Maurizio Scaparro, vestirà i panni di Raffaele Viviani su questo piroscafo, ben ricostruito in scena. Ranieri reciterà i testi curati dal nipote dell’attore e commediografo di Castellammare di Stabia,Giuliano Longone Viviani e sarà diretto da Maurizio Scaparro. Sul palco con lui, un ammirevole e preparato cast di giovani attori, tra cui un bravissimo Ernesto Lama. Scenette, gag, numeri individuali che mettono in luce i vari attori
Ranieri parla anche di malavita. Ma la ribattezza bella vita! Fatta di cibo, abiti, “cocotte”; la malavita è quella che faccio io, scalzo e affamato, aggiungerà Ranieri-Viviani. Non mancheranno spunti di riflessioni per uno spettacolo ambientato nei primi anni del 1900, ma per molti versi ancora attuale. Sul palco, come nella vita, vedremo classi sociali a confronto. Dall’urlo popolare del venditore di cozze all’espressione spregevole della signora in visita ai bassifondi. Da chi viaggia in prima classe all’immigrazione clandestina.
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