In attesa dell’uscita di “Autoritratto”, l’EP d’esordio de Il Moro, è attualmente in distribuzione il brano D.O.C., di cui è stato realizzato anche un video, diretto da Giovanni Freri. Il Moro è una band composta da Martino Iacchetti (voce), Daniele Ferrazzi (chitarra), Mattia Foglia (basso).
L’idea di mettere in piedi una band nasce da Martino Iacchetti, che insieme a Daniele Ferrazzi e Mattia Foglia, in due anni, ha lavorato sodo per dare voce al suo mondo musicale e alla sua idea di canzone in modo molto più preciso attraverso un’ottica di gruppo.
Abbiamo intervistato Martino Iacchetti (figlio di Enzo Iacchetti), che in una piacevole intervista ci ha raccontato alcuni particolari sull’EP in uscita, sulla passione per la musica e sui progetti che lo vedranno impegnato nel 2016 insieme a Il Moro.
È uscito lo scorso 9 dicembre il video del singolo D.O.C, brano che racconta dei disturbi ossessivi-compulsivi, azioni che si articolano nella vita e nelle single giornate. Il video, infatti, mostra alcuni di questi comportamenti. Come nasce l’idea?
«L’idea è nata quasi senza volerlo, come spesso accade. Era un pomeriggio di inizio primavera, ero a casa e stavo suonicchiando, cercando un giro di accordi che mi piacesse in quel momento. Quasi subito ho iniziato a metterci sopra le parole e a lavorarle. È uscito tutto spontaneamente, quasi come se volessi vomitarlo. Solo dopo un po’ ho avuto ben chiaro chi fossero i protagonisti della canzone.
D.O.C anticipa l’uscita dell’EP d’esordio “Autoritratto”. Quando è prevista l’uscita? Quali e quanti sono i brani che lo compongono? Ci puoi fare una descrizione precisa delle singole canzoni?
«Preferisco sinceramente non descrivervi con troppa precisione le altre canzoni dell’EP, preferisco sempre non farlo, per una semplice ragione… mi piacerebbe che, chi ascolta, possa portare le parole e le note della canzone in una sua dimensione privata, riuscendo, in qualche modo, a farle sue. Questo ti porta a captar, afferrare ; una frase, una parola, una lettera, un pensiero, un suono, un motivo, che potresti attaccare ad un pezzo della tua vita o ad una precisa esperienza in un preciso momento. Almeno, a me così succede. Posso dirvi però che l’EP rispecchia molto il titolo, è composto da quattro brani ed uscirà in gennaio.»
Dopo le esperienze di Area Sanremo e del singolo “Belador” (2013) hai deciso di mettere in piedi una band e dar voce alla tua musica. Quali saranno le prossime mosse? Sanremo?
«Sanremo non è una scelta che adesso farei, in futuro “mai dire mai”. Ma penso che la nostra band debba fare la sua strada seguendo quello che è un po’ la nostra idea musicale: procedere con semplicità, sincerità e rispetto, senza paura di rischiare o di raccontarsi anche nel più profondo. Ora il prossimo passo è l’uscita di “Autoritratto”. Procediamo un passo alla volta, prudenti.»
Durante questo breve percorso hai trovato ostacoli?
«A parte quelli che, a volte, rischio di crearmi da solo, direi proprio di no.»
In che modo hai scelto gli altri componenti del gruppo?
«Non ho dovuto nemmeno scegliere. Con Mattia e Daniele ci siamo conosciuti grazie alle comuni amicizie e c’è stato subito un interesse reciproco ed un apprezzamento altrettanto reciproco delle qualità di ognuno. Io cercavo dei musicisti e sono contento di averli trovati subito e di aver fatto nascere insieme a loro una nostra band. Il progetto non è nato da un giorno all’altro comunque, ci abbiamo pensato e lavorato sopra per quasi due anni.»
Come mai la scelta di chiamarvi “Il Moro?
«Ecco, con i nomi non sono bravo né esperto, ho centrifugato il cervello per un’estate intera e scritto centinaia di nomi su un foglio, ognuno dei quali non mi piaceva affatto. Erano troppo carichi di significato e di riferimenti, mi stavo quasi innervosendo. Mattia un giorno ci ha scritto un messaggio : “Ma se ci chiamassimo Il Moro?” Breve, semplice, affascinante, senza apparente significato. A volte basta davvero poco…»
I testi sono autobiografici?
«Sì, lo sono parecchio. Ma non li ho scritti per egoismo o cose del genere. Ho sentito la necessità di raccontare anche cose non ordinarie, particolari, che di solito una persona può decidere di tenere per sé. Non sono io che canto di me, siamo noi che cantiamo di noi. Voglio scrivere per chi mi ascolta, non per me stesso, non servirebbe a niente. E se ascolterete l’EP, vi accorgerete che non ho una grande autostima!»
Tuo padre è un personaggio noto nel mondo dello spettacolo, cosa ne pensa delle tue scelte artistiche?
«È un critico sincero ed esigente in questo senso, ma questo è importante per migliorare. Mi appoggia, si commuove, si emoziona e poi mi dà consigli. Se una cosa non gli piace me lo dice senza problemi.»
Il tuo cognome è seconde te un vantaggio o uno svantaggio per la tua crescita professionale?
«A questa domanda rispondo sempre nel modo più sincero con cui potrei farlo : entrambe le cose.»
Sono stati programmati dei live dopo l’uscita del disco?
«Assolutamente sì. Il live deve essere il pane di ogni musicista e così sarà anche per noi. Siamo in sala prove proprio per preparare le esibizioni live, quindi #staytuned!»