Ha scritto brani per Francesca Michelin, Valerio Scanu, Carlo Alberto Di Micco. Tutti talenti degli show tv dove la musica per giovanissimi spopola. Ora esce con un singolo, Sarà Abbastanza dove canta per la prima volta, preludio di un disco che è in lavorazione e uscirà in autunno. L’abbiamo intervistato per farci raccontare in che modo un giovane autore può diventare performer delle proprie canzoni.
Per rompere il ghiaccio dicci subito in cosa differisce questa nuova carriera da quella che hai già alle spalle.
«Per il primo singolo ho voluto coinvolgere i musicisti con i quali sono cresciuto. E siccome decido io come articolare i miei pezzi ho voluto alle chitarre Leonardo Marcucci e Giulio Pineschi, al basso Alessio Dell’Esto, alla batteria Mario Corsi. Mi sembrava giusto partire da casa. Da piccoli ci immaginavamo assieme il nostro primo disco e ora il sogno si è avverato.»
L’arrangiamento del singolo sembra molto più rock rispetto alle tue canzoni cantate da altri, perché?
«Ho scelto il pezzo che mi rappresenta di più, solitamente mi immergo in altri mondi e per me ho voluto fare qualcosa di diverso. Tendenzialmente le canzoni mi nascono allo stesso modo anche se a volte mi capita per altri di scrivere di storie di un’altra età o esperienze che immagino di altri. Nasco come cantante di band, a 15 anni come spesso succede militavo in una cover band e credo che questa si senta nel pezzo. Suoniamo come una vera band, un suono delle mie radici.»
Cosa ti ispira una produzione di testi così corposa?
«Parto dalla vita quotidiana, il mondo è spietato è dura sopravvivere alla velocità delle cose che accadono, questo è un tema che mi sta molto a cuore. Sono cresciuto in un paesino piccolo in toscana e ancora oggi ho difficoltà ad adattarmi alla vita di città. Per questo da quando ho messo su famiglia mi sono trasferito in un paese vicino a Como, non certo a Milano che trovo troppo caotica per me che ho bisogno della siesta pomeridiana.»
Come sei stato scoperto come autore?
«Nel 2009 mi sono iscritto al progetto Radar che era portato avanti da due giornalisti musicali molto influenti, patrocinato da Radio Italia. Mi ha molto colpito la serietà della cosa, il fatto che i veri professionisti, se hai la fortuna di incontrarli ti dicono sempre cosa va e cosa non va. Mi attraeva non tanto scrivere per cantare ma farlo per sentire le canzoni interpretate. È come vivere molte vite ed è questa la bellezza dell’autore. Il cantautore può permettersi di concentrarsi su un binario, un produttore valido poi deve analizzare il tutto. Ho imparato molto.»
La tua prima grande soddisfazione?
«Sicuramente il pezzo di Elisa per cui ho scritto il testo, Indelebile che ha poi cantato Francesca Miechelin. Se ci penso, ho lavorato con persone che fino a 3 anni fa avevo la possibilità di vedere solo negli stadi. Mi piace la musica, ma se lavoro mi pongo poco come fan, ho molto rispetto della professionalità dei miei colleghi. Anche la prima volta che ho sentito un brano scritto da me per Valerio Scanu alla radio, ho pensato che quello sarebbe stato un momento di svolta.»
Cosa vuoi fare in futuro?
«Un duetto con Manuel Agnelli non sarebbe male! In verità sono indie nell’anima, spiritualmente sono molto vicino a quell’ambiente. Credo anche che tutta la musica vada apprezzata e rispettata, non ci sono generi di serie superiore. Anche quando scrivo lo faccio sempre al massimo delle mie possibilità, non uso la sinistra per dare canzoni agli altri e la destra per le mie. Credo che nel futuro vorrò esplorare altre sonorità che non siano il classico pop che mi ha fatto conoscere come autore. Se vuoi costruirti una carriera devi farlo con le tue forze e non pescare dal serbatoio dei fan di altri artisti. Quindi chi mi ha conosciuto per un genere ora ascolterà anche cose diverse da me.»
Credi che chi scrive oggi in Italia abbia maggiori possibilità di emergere in passato?
«Per un periodo tutti volevano fare da soli, parlo dopo il grande periodo dei cantautori italiani. Ora è diverso, l’autore ha una considerazione maggiore, sempre citato, sempre rispettato. Lo vedo anche come inorgoglisce le persone che mi sono vicine. Vedersi riconosciuto il proprio lavoro è bello. Se poi potessi scrivere per Vasco Rossi sarebbe una cosa trionfale. È una passione che abbiamo in famiglia.»