Mario Calabresi ha pubblicato di recente il libro Una volta sola. Storie di chi ha avuto il coraggio di scegliere (Ed. Mondadori, Collana Strade Blu, pag. 180). Il volume raccoglie 13 storie che raccontano scelte radicali che cambiano la vita. Si inizia con la storia di Rachele, una donna malata di tumore che decide di registrare dei vocali e poi trascriverli in un libro da consegnare ai suoi figli e si finisce con Laura, una donna malata di Sla che sceglie di vivere ogni giorno intensamente sapendo che potrebbe essere l’ultimo. E poi altre storie che vedono protagoniste persone che hanno compiuto nella loro vita delle scelte difficili e radicali: Sami Modiano, Claudia, Pietro Nava, Alì…
Ecco cosa scrive Mario Calabresi nella prefazione al suo libro: «Il tempo che abbiamo è limitato e prezioso e la possibilità di scegliere è una delle cose che dovremmo avere più care. Scegliere da che parte stare, scegliere di testimoniare, scegliere di allungare una mano». È quello che hanno fatto i protagonisti delle storie narrate nel libro, maturato durante la pandemia «quando l’imprevisto e l’impensato sono entrati nelle nostre vite».
Noi di Mydreams abbiamo seguito un incontro con l’autore in streaming realizzato dalle librerie UBIK per Connessioni.
Qual è la storia che racchiude il senso del libro?
È difficile rispondere a questa domanda perché ogni storia rappresenta la tessera di un mosaico che va visto nel suo insieme. Il Covid ha lasciato un segno di fatica e di dolore nelle nostre vite ma anche la consapevolezza che il tempo non è infinito e non tutte le cose vanno come noi vorremmo. Ecco quindi l’importanza della nostra facoltà di scegliere. Anche quando apparentemente non ci sono vie d’uscita, un altro scenario è possibile, una nuova vita è possibile. A questo proposito rimando alla storia di Claudia ,moglie di un noto camorrista sottoposta a numerose violenze. Io racconto come sia riuscita a scappare da Napoli, dal suo quartiere e arrivare ad una vita libera. Inizialmente Claudia si sente soffocare, non ha uno spazio vitale ma poi scopre il piacere liberatorio della lettura. Le viene prestato dalla sorella il libro di Massimo Gramellini Fai bei sogni che lei divora e quindi si reca in una libreria e su consiglio del libraio acquista Il cacciatore di aquiloni di Khaled Hosseini. Il marito la deride per questa sua nuova passione e le distrugge il libro. Claudia trova la forza di scappare e per lei la libertà è avere sul comodino una pila di volumi che non aspettano altro che di essere letti, di notte, rischiarati dalla flebile luce di un paralume. Io ho avuto la fortuna di incontrare Umberto Eco e ricordo la sua celebre frase: “Chi non legge ha vissuto una sola vita: la propria! Chi legge ha la possibilità di vivere infinite vite”.
Nel libro è presentata anche la storia di Pietro Nava, testimone dell’omicidio del giudice ragazzino Rosario Livatino. Anche questa una scelta coraggiosa.
Il giudice Rosario Livatino fu ucciso il 21 settembre 1990 sulla superstrada che porta da Enna a Caltanissetta . La sua colpa : aver sequestrato per la prima volta i beni della mafia. Un agente di commercio Pietro Nava, fu testimone oculare dell’omicidio e le sue dichiarazioni , rilasciate al giudice Giovanni Falcone, furono fondamentali per individuare gli esecutori del delitto. Rappresentante di porte per una ditta di Asti, pagherà il suo gesto perdendo il lavoro e i propri affetti, finendo nel più assoluto isolamento. Quando l’ho incontrato gli ho chiesto se si fosse mai pentito di questa scelta coraggiosa, lui mi ha risposto di no perché altrimenti si sarebbe sentito complice della mafia.
Un’altra storia molto significativa è quella di Sami Modiano, sopravvissuto al campo di sterminio di Auschwitz e attivo testimone della Shoah. Per ogni storia lei ha messo a punto uno stile di scrittura diverso?
Mi sono avvicinato a tutte le storie con un atteggiamento di grande curiosità e lo stile rispecchia le persone che ho avuto la fortuna di incontrare e Sami Modiano è una di queste. È un uomo straordinario, un grande testimone ed in lui non prevale alcun sentimento di odio.
In un mondo dove prevale il catastrofismo, nel suo libro c’è tanta speranza.
Le cose belle, buone e positive ci sono e tocca a noi scoprirle! La società è piena di persone positive che insegnano, aiutano gli altri e si spendono per il prossimo. Dobbiamo smettere di lamentarci ed essere propositivi. La storia del sarto afghano Alì è significativa. L’ho intervistato per più di un anno, andando a Torino due volte la settimana. È venuto in Italia, in Calabria, con un barcone insieme ad altre 56 persone , ognuna con la sua storia di dolore e di sofferenza. Mi sono chiesto che fine abbiano fatto i suoi compagni di viaggio. Lui ce l’ha fatta perché qualcuno lo ha aiutato, gli ha steso la mano. Si sposerà il 18 dicembre prossimo ed è un esempio di inclusione, di integrazione.
Spesso nelle sue storie, la scelta arriva dopo un dolore.
Sì, è vero. Bisogna toccare il fondo perché il dolore, se ben usato, è il carburante formidabile per cambiare direzione alla nostra vita. Uno dei libri che ha un bel titolo è Un giorno questo dolore ti sarà utile di Peter Cameron. Ci si trova perdendosi, facendo fiorire l’imprevisto. Noi operiamo delle scelte consapevoli attraverso le esperienze, anche dolorose, che abbiamo avuto.
Qual è la Stella Polare che deve guidarci nelle scelte della nostra vita?
Le scelte giuste sono quelle che sentiamo dentro di noi e immaginare il come mi sentirei se non facessi o avessi fatto questa scelta. E poi non tornare indietro perché sarebbe inutile.
Il libro è dedicato a sua figlia Emma. Lei cosa vorrebbe lasciare in eredità alle sue figlie?
Ho lasciato fuori dal libro altre due storie e quindi ci sarebbero le premesse per dedicare un secondo libro a mia figlia Irene (N.d.r. Mario Calabresi ha due figlie gemelle Emma e Irene di 15 anni avute da Caterina Ginzburg, nipote della più famosa Natalia, dalla quale si è separato dal 2020). Più che raccontare che cosa ho fatto nella mia vita vorrei far capire loro due cose: le occasioni nascono sempre nei momenti di difficoltà e ogni giorno si può e si deve fare qualcosa di buono e di nuovo.