È bastato averlo ascoltato per caso in piazza Grande a Bologna una sera per essere catturato dalla sua voce e chitarra. Marco Sbarbati, 28enne di Urbisaglia (Marche) è a buon titolo l’ultima scoperta del grande Lucio Dalla. «Mi sono ritrovato a suonare in piazza a Bologna perché era l’unico modo per farmi ascoltare – racconta oggi Marco che ha un singolo in radio programmatissimo, Backwards – perché appena arrivato in città non conoscevo altri canali. La mia amica che era con me mi ha indicato Lucio. Lui mi ha dato la sua email e ci siamo accordati per vederci».
Cosa pensi lo abbia colpito di te?
Lucio era una persona molto tranquilla e molto alla mano. Mi ha salutato con affetto e dopo qualche tempo mi ha detto che dovevo provare a scrivere in italiano. A me non piaceva molto perché mi sento più a nudo a toccare degli argomenti nella mia lingua, ma ho fatto in tempo a fargli sentire qualcosa scritta da me.
Come ti sentivi appena arrivato a Bologna?
Facevo il Dams, e dopo la triennale ho preso anche la magistrale in comunicazione. Un po’ da outsider ho vissuto i miei primi tempi lì. Ho fatto le esperienze musicali con la mia amica americana che ha già inciso molto album, Spring Groove. Le sensazioni che provavo a Bologna le ho racchiuse in un brano del mio EP che si chiama Ocean.
Di che parla?
Di un pesciolino rosso in un oceano. Anche se devo ammettere di aver scelto Bologna perché era tra le città italiane quella più a misura d’uomo. Sono un timido, ma non quando si tratta di musica. Mi butto.
Il tuo primo brano, quello che Dalla ha inserito nella soundtrack del film I Dont Wanna Start, però racconta della tua ritrosia.
Sì è vero, ero davvero timoroso, ma quella sensazione non mi appartiene più. Non ho voglia di rinunciare alle opportunità per la mia timidezza. Infatti il singolo che è in radio adesso parla di un altro stato d’animo. A volte ci succedono delle cose che ci fanno sentire come se cadessimo all’indietro. Tutte le nostre convinzioni, le fondamenta su cui abbiamo costruito la nostra vita fino a quel momento, svaniscono ed è come tornare al punto di partenza. Alcuni rivogliono quello che avevano e temono di dover ricostruire tutto. Altri vedono il punto di partenza con occhi diversi e sono pronti a ricominciare. Backwards parla di questa sensazione.
Come ti descriveresti musicalmente a chi non ti conosce?
Molti mi hanno detto Ben Harper, James Taylor. Ora non so più a chi somiglio. Ma per il fatto che compongo e mi esibisco alla chitarra, il piano lo suono a orecchio, credo che ci sia molto country o folk nella mia musica. Mi dicono in molti però che canto con un accento del Connecticut il che mi facilita la presa all’estero.
È un mercato a cui miri?
Cantando in inglese ti si aprono le porte. Poi su Youtube puoi essere notato, così a me gli ingaggi fuori dall’Italia sono arrivati tramite i video che ho messo online. Ho fatto dei piccoli tour in California e in Germania.
E l’incontro con Caterina Caselli?
Sono riuscito a farle ascoltare alcune canzoni partecipando nel 2012 ad un Hangout in Diretta (video chat) su Google+, promosso da Sugar per il progetto Messaggerie Musicali. Poi ci siamo incontrati alla Sugar e mi ha arruolato nella sua squadra. Non mi sento per niente arrivato per questo ma riconosco che c’è stato un bel tempismo nei miei incontri.
Cosa diresti ai tuoi coetanei che smaniano per avere successo?
Ai talent show non ho mai pensato, anche se per strada suonavo cover, mi divertivo. Ma il mio approccio con la musica è diverso. C’è stato anche chi mi ha detto che ho avuto molto coraggio a espormi per strada. A ripensarci una certa dose di coraggio ci vuole, una volta mi hanno anche tirato le monetine in faccia. Ma anche io ho un piano b pronto se questa carriera dovesse non decollare. Anche se ovviamente sono innamorato della musica.