«Ogni volta che vengo a Napoli, ed è molto tempo che mancavo, me ne accorgo dal vostro entusiasmo che cresce ogni anno e ogni giorno di più. Con Cronologia Tour, anticipato dall’monimo album, ho voluto raccontare i miei 25 anni di carriera, la mia musica, i ricordi e i momenti passati insieme al mio pubblico. Questo tour, infatti, mi fa pensare a tutto quello che abbiamo condiviso, ma soprattutto al tempo, che noi intendiamo sempre come un nemico, poiché ci allontana dalla gioventù, dalla spensieratezza, dalle cose belle, ma che invece stasera, in questo tour, ho voluto vedere come amico, un amico che conserva per noi i ricordi e le speranze». Così Marco Masini accoglie il suo pubblico di Napoli, ottava data del “Cronologia Tour”, partito lo scorso 11 aprile da Mestre (dopo la data zero di Camerino). In uno spettacolo durato quasi tre ore, tra peluche lanciati sul palco, lettere e regali di ogni genere, Marco apre il concerto con “Che giorno è”, brano presentato a Sanremo 2015. In un percorso a ritroso, passando per “L’uomo volante”, “Lasciaminonmilasciare”, “Raccontami di te”, “Scimmie”, “Principessa”,” Bella stronza”, “T’innamorerai”, “Vaffanculo”, “Malinconoia”, “Ti vorrei”, fino ad arrivare a “Disperato” , brano con cui nel 1990 si posiziona al primo posto nella sezione Novità al Festival di Sanremo, Marco Masini ripercorre in musica e parole i suoi 25 anni di carriera. Ma prima di salutare il pubblico, interpretando “10 anni” – canzone dedicata proprio ai suoi fan – il cantautore dice: «Sono passati 25 anni e la cosa pazzesca è che siete venuti a trovarmi di nuovo e di nuovo e poi siete arrivati con i vostri figli. Scrivere canzoni e riuscire a parlare a tante generazioni, credo che sia una soddisfazione immensa che possa riempire il cuore a livelli mostruosi e possa ripagare di tutti gli errori commessi e di tutte le difficoltà attraversate. Questo credo che sia veramente bello perché soltanto voi potete farlo…grazie!»
Lo abbiamo incontrato prima del concerto di Napoli al Teatro Diana, un’occasione in cui Masini ci ha raccontato dei suoi cambiamenti, dell’amore per il suo pubblico e naturalmente per la sua musica..
È partito ad aprile il Cronologia tour che vede il tuo ritorno nei teatri. Uno spettacolo in cui proponi i brani del tuo repertorio…perché hai scelto il teatro? Ci sarà anche un tour estivo?
«È un viaggio a ritroso nel tempo come il disco che è uscito tre mesi fa e si chiama “Cronologia” che tra l’altro sta anche bene, quindi sono felice per questo ritorno da un pubblico che comunque in certi versi non mi ha mai abbandonato, ma che ho ritrovato rigenerato, di nuova generazione. È un viaggio di 25 anni che volevo fare non solo discograficamente, ma anche live. Questo spettacolo mi ha dato uno stimolo e un entusiasmo nuovo. Si tratta di un viaggio che parte da oggi e si ferma al 1990. Il tour estivo sicuramente avrà dei parametri diversi, ma musicalmente per adattarci agli ambienti all’aperto. Il teatro è un ambiente molto intimo, molto caldo che riesce a dare anche alle canzoni e allo spettacolo un colore diverso, un colore di grande aggregazione, di grande intimità. Quindi credo che la scelta sia stata giusta per questo.»
Come hai scelto le canzoni della scaletta?
«È una scaletta di 25 canzoni che parte dall’ultimo pezzo scritto Che giorno è” e che arriva fino a “Disperato” che è il primo pezzo che ho scritto. Quindi praticamente è un viaggio composto da canzoni che hanno anche fatto parte di momenti di difficoltà, canzone un po’ meno sconosciute, ma è ovvio che all’interno di questa scaletta ci siano i più grandi successi come “Bella stronza”, “Vaffanculo” e “L’uomo volante”.»
A 25 anni dal tuo esordio nel 1990 con “Disperato”, quest’anno sei tornato sul palco del Teatro Ariston con il brano “Che giorno è”. Per ben sette volte al Festival di Sanremo, cosa significa per te questa kermesse? Cosa si prova nonostante tu sia un veterano?
«È sempre una vetrina importante e ogni volta si prova un’emozione diversa, perché se fosse la stessa non ci emozionerebbe. Sanremo è un posto già di per sé particolare, ha un profumo particolare, in un momento dell’anno altrettanto particolare e devo dire che ha anche un suo fascino che, ogni anno, in maniera diversa, ti provoca un’attrazione assolutamente unica.»
Sul brano “Che giorno è” affermi che la rabbia e i sentimenti dei brani che scrivevi e cantavi negli anni ’90 si sono trasformati in una nuova energia, una nuova consapevolezza. Quanto c’è ancora in te del Masini di Vaffanculo e Bella stronza? Qual è questa nuova energia che è nata in te adesso?
«La stessa percentuale di quanto c’è in noi e nei ragazzi che eravamo a 20 anni. Credo che l’indole non si cambia, a differenza del cervello, della musica, delle informazioni e della vita intorno. Tutto ciò che tu vivi si trasforma. Siccome io sono uno di quelli che ha vissuto tutto, quello tutto si è trasformato. Ma la trasformazione non avviene in maniere totalmente diversa da quello che c’era prima, ma è una trasformazione che conserva i tratti somatici, ma soprattutto il carattere, il coraggio, la forza, la fragilità e tutto ciò che fa parte di noi.»
Quindi il Masini di oggi come risponderebbe a degli insulti, a delle provocazioni?
«Il Masini di oggi non ha più insulti e provocazioni. Ho già risposto quando le ho avute. Oggi Masini risponde in maniera diversa, pur non essendo pentito delle risposte che ho dato in passato. Ho scritto una canzoni che ha risposto a tanti e li ha messi a tacere.»
Sempre ad aprile è uscito anche il tuo secondo singolo “Non è vero che l’amore cambia il mondo”… ad un certo punto del brano dici: “legata ad un’ancora che ti trattiene giù e ad un altro sogno che ti tira in alto”…quanto contano i sogni nella tua vita e quante volte ti hanno tirato su?
«Assolutamente tantissimo. I sogni sono indispensabili per il nostro viaggio, non possiamo farne a meno. “Non è vero che l’amore cambia il mondo” è un titolo provocatorio, si va alla ricerca di un vero amore, quello spirituale, più profondo, non l’amore che serve al nostro fabbisogno sentimentale. Si parla di un amore meno egoista, un amore che ci può far sentire parte del genere umano e quindi collaborare per cambiare il genere umano.»
Nell’album anche il tuo omaggio a Nuti, lo stesso che hai presentato a Sanremo, un momento in cui abbiamo potuto sentire e vedere la tua emozione nell’interpretarlo. Come mai la canzone non l’hai inserita anche nella scaletta del tour?
«Nel live non ci sarà perché credo che un conto sia presentarla in tv e un altro sia dal vivo. Il concerto è un qualcosa di più intimo. La canzone è di Nuti e non mi sembra il caso di appropriarmene e di inserirla in una scaletta, mi sembra sbagliato. È una cosa che ho fatto con grande gioia, perché provo una certa emozione quando si parla di Francesco, quando si guardano i suoi film e quando si canta una sua canzone. Sono contento di averlo fatto a Sanremo e altrettanto di aver inserito il testo nell’album.»
Un Piccolo Chopin descrive un po’ il tuo amore per la musica, quando nei tuoi sogni da bambino sapevi già suonare…oggi quell’amore è ancora forte come all’inizio oppure è stato sostituito dalla consapevolezza di essere diventato un artista?
«Credo che la musica cambi perché cambiano gli strumenti, i suoni, i parametri di ascolto, ma non cambia mai l’approccio alla musica di un ragazzo, di un uomo, di una persona in genere. Credo che il tempo possa cambiare solamente le cose tecniche, mai un amore. L’amore rimane uguale, forse si esalta ancora di più. Chi ama veramente la musica ne rimane innamorato come il primo giorno.»