Il prossimo 8 aprile sarà nelle librerie e negli store online il libro Salutami tuo fratello Cronache spettinate di un rocker emiliano di Marco Ligabue, Ed. Pendragon, Collana Linferno, pag.283, 18.00 euro.
Dopo un’infanzia normale nel piccolo centro di Correggio, la vita di Marco viene travolta dal successo di suo fratello Luciano e cambia per sempre. Inevitabile la sensazione di restare schiacciato da una personalità così forte e sfaccettata e nel contempo l’impossibilità di restare nell’ombra. In un primo momento Marco lavorerà con e per Luciano ma poi si affermerà come artista indipendente.
Le 33 cronache di questo libro hanno come filo conduttore la musica in tutte le sue sfaccettature e sono racconti autobiografici che prendono il via dall’infanzia per arrivare ai giorni nostri.
La prosa fresca e accattivante ci fa immergere nella vita quotidiana dei due artisti arricchita di aneddoti e di avventure che soltanto chi le ha vissute intensamente può raccontare. Le pagine scorrono via veloci e donano al lettore un ritratto a tutto tondo dei due fratelli al punto tale da sentirsi amici di entrambi.
Ecco come lo stesso Marco Ligabue ne racconta la genesi intrapresa durante il lockdown: «Uno spaccato piuttosto vivace che spero vi faccia viaggiare con la mente dalla mia infanzia passata al Tropical, la balera in cui siamo cresciuti e gestita dai nostri genitori,alla mia prima band musicale che rispecchiava un’epoca dove in Emilia si mangiavano cappelletti in brodo al ritmo degli AC/DC. Vi presenterò la mia combriccola, le fidanzate, la formidabile cuoca che è mia madre e torneremo indietro nel tempo per partecipare tutti insieme al primo concerto di Luciano, al memorabile live degli U2 a Modena ma anche a rimorchiare le belle gnocche in Riviera Romagnola».
Noi di Mydreams abbiamo seguito in streaming la conferenza stampa di presentazione.
Marco Stanziani nel presentare il libro ha detto che esso è al pari di una saga familiare perché racconta la famiglia Ligabue nell’arco di tempo di ben tre generazioni ed è un osservatorio privilegiato sull’emilianità. Questa terra così opulenta e generosa ha dato i natali a cantautori del calibro di Vasco Rossi, Francesco De Gregori, Francesco Guccini, solo per citarne alcuni. É gente che ha saputo rialzarsi e fare fronte comune nei momenti di difficoltà quali il terremoto del 2012. Marco Ligabue è riuscito a costruirsi una solida carriera di cantautore con tenacia e passione e sicuramente la presenza ingombrante del fratello Luciano non lo ha favorito.
É stata poi la volta di Marco Ligabue che ha risposto alle numerose domande formulate dai giornalisti sempre con il sorriso sulle labbra e quella simpatia innata da emiliano DOC.
Perché questo libro e perché questo titolo?
«Questo libro è nato per caso e lo spunto me lo ha fornito, come quasi spesso accade, un giornalista che mi ha detto di mettere per iscritto i miei ricordi, le mie esperienze, la mia vita e soprattutto il mio rapporto con Luciano. Il titolo prende spunto da quello che mi dicono i fan alla fine dei miei concerti dicendomi sempre Salutami tuo fratello. É un titolo liberatorio. Quando scrivo una canzone di tre minuti devo concentrare tutto nel testo. Scrivere un libro ovviamente è stato più impegnativo e mi ha permesso di approfondire tanti aspetti della mia vita».
All’inizio della tua carriera sei stato molto testardo e hai avuto notevoli capacità di resistenza. Altri avrebbero mollato, preoccupati anche del raffronto con un fratello famoso.
«A me piacciono le sfide. A 40 anni ho deciso di fare il cantautore e ci sono riuscito. Credo di aver preso questa tenacia da mio padre Giovannino. Chiunque forse si sarebbe dato al giardinaggio ma non io. Il mio primo concerto, lo ricordo ancora, è stato difficile. Tutti urlavano Vasco, Caparezza ma io ho chiesto un po’ di silenzio. Non potevano giudicarmi senza aver prima ascoltato qualche brano. Alla fine del concerto c’è stato un boato inaspettato e ricordo quella serata magnifica, una serata magica».
Nel libro citi molte persone, storie di incontri e anche di rapporti non sempre semplici. Parli di queste persone con nomi e cognomi. Perché?
«Anche il mio editore mi ha consigliato di non mettere nomi e cognomi soprattutto delle mie fidanzate ma invece io ho voluto essere sincero con i miei lettori perché questa è ed è stata la mia vita. Ho cercato di recuperare anche rapporti difficili, con storie finite male. Melania è la madre di mia figlia e sicuramente se siam o più sereni noi lo è anche Viola».
Tu e Luciano avete avuto una vita normale. Cosa ricordi degli anni giovanili? Pesa essere fratello di Luciano Ligabue?
«Noi siamo nati a Correggio, un piccolo paese emiliano. Non c’era nulla, solo un bar ed un campetto dove tiravamo calci ad un pallone. Luciano è più grande di me di dieci anni e nel 1987 quando ha iniziato la sua carriera io l’ho supportato facendo il “buttadentro” ossia reclutavo persone per i suoi concerti. Poi con il Festival Bar è iniziata la grande popolarità di mio fratello in tutta Italia. Il telefono squillava ad ogni ora e la posta traboccava di lettere. Ma Marina da brava cuoca rifocillava i giornalisti che venivano a casa nostra. Io ho cercato però di vivere sempre la mia vita che non doveva essere un riflesso di quella di mio fratello. Certo mi è un po’ pesato ma poi mi sono costruito una carriera. Ci siamo sempre aiutati, ci vogliamo molto bene e condividiamo i valori che ci hanno trasmesso i nostri genitori».
Faresti oggi qualche pazzia? Con quale criterio hai scelto le frasi finali di ogni capitolo?
«Ci sono delle storie che potrebbero essere realizzate con un documentario o un film e questa pazzia lo farei. Per quanto riguarda le frasi sono cose che ho letto di autori che stimo e che possono sollevare una riflessione unitaria sul tema di quel capitolo».
Perché ami tanto il Messico?
«Ho letto il libro di Pino Cacucci La polvere del Messico e ne sono rimasto affascinato. Poi ci sono stato e voluto portare il Messico anche nella mia musica. La mia casa sembra un ristorante messicano!».
Non hai mai sentito il bisogno di staccarti dal cognome Ligabue scegliendoti un nome d’arte?
«Questo pensiero mi è venuto all’inizio della mia carriera ma poi mi è sembrato un modo di scappare. Sono orgoglioso del mio cognome e non vedo perché avrei dovuto cambiarlo».
Pensi che la stesura del libro influirà sulla scrittura dei tuoi testi musicali?
«É un po’ di mesi che non compongo canzoni ma sono certo che in futuro metterò più cura nello scrivere i testi. Mi sono reso conto che anche la scelta di un aggettivo od una virgola fuori posto possono stravolgerne il significato».
Ci sono stati capitoli o passaggi più difficili nello scrivere il libro?
«Si. Un capitolo in particolare, intitolato un mondo migliore, in cui parlavo delle azioni compiute in favore della solidarietà mi ha lasciato in dubbio se pubblicarlo o meno in quanto non volevo peccare di autocelebrazione. Poi ho pensato invece che tutto andasse raccontato perché ci sono persone che lottano per gli altri».
La domanda che non vorresti mai sentirti fare?
«Sono una persona molto aperta e nel libro ho parlato di tutto. Mi sono messo a nudo».
Hai omesso qualche episodio della tua vita che invece avresti voluto raccontare?
«Non è stato facile condensare cinquant’anni di vita ma ogni capitolo è un racconto a sé. Vorrei tanto ritrovare Annette, una ragazza svedese che negli anni ottanta a Correggio ha scombussolato la mia famiglia ed i suoi equilibri».
Il libro sarà tradotto in altre lingue?
«Non ci ho ancora pensato. Vedremo come andranno le vendite».
Ci sono stati momenti faticosi durante la scrittura?
«Molti capitoli li ho scritti di getto. I più difficili sono stati quello sulla solidarietà ed il primo capitolo dove parlo della mia terra, l’Emilia, perché non volevo cadere in una descrizione vuota».
C’è un’analogia tra il numero trentatrè dei capitoli del libro ed un album a trentratrè giri?
«No. È un numero che ci è piaciuto».
Saresti stato capace di disegnare la copertina del libro?
«No. Ho messo una mia foto».
Scriverai un altro libro?
«Sono partito scettico, ma poi ho preso gusto a scrivere. Se arrivasse una storia stimolante potrei anche riprovarci».
Hai mai pensato di esibirti con qualcun altro?
«Luciano è stato per me fratello e padre e si è messo da parte per non diventare ingombrante. Non nascondo che ne sarei felice. All’inizio della mia carriera sarebbe potuta apparire una scorciatoia per entrare nel mondo della musica».
Il libro per te rappresenta un punto di arrivo o di partenza?
«Voglio raccontare altri cinquant’anni e mi auguro siano belli come quelli già trascorsi».
Cosa rappresenta per te l’uscita del libro in piena pandemia?
«Penso sia il momento giusto perché ha una giusta dose di leggerezza e di freschezza. Penso che la lettura possa davvero essere piacevole per tutti».
La balera Tropical gestita dai tuoi genitori quanto è servita per le tue esperienze musicali?
«Io avevo solo quattro-cinque anni mentre Luciano era più grande e se l’è goduta anche per la presenza di un divanetto… io capivo solo che la musica mi piaceva e mi faceva stare bene».
Come nascono le tue canzoni?
«Ne parlo diffusamente nel libro. Mi ispirano cose vissute o osservate che mi hanno colpito».
Come vivi il tuo ruolo di padre?
«Da quando sono diventato papà sono cambiato, spero in meglio. Non penso più solo a me stesso».
Quali canzoni di Vasco preferisci?
Marco Ligabue: «Vasco ha scritto capolavori. Se proprio devo scegliere dico: Colpa del freddo, Sally ed Un senso».
Il tuo libro trasmette anche gli odori della tua terra: il lambrusco, la nebbia, la convivialità… quanto è importante per te l’Emilia?
«La mia terra è abitata da gente solare, concreta, che non molla, testarda e capace di unirsi nelle difficoltà. Come ho detto il capitolo sull’Emilia è stato quello più difficile perché volevo descriverla al meglio».
Cosa vuoi fare da grande?
«Bella domanda. Mi lascerò ispirare dalla vita».
Noi di Mydreams siamo certi che quando avremo la fortuna di incontrare Luciano Ligabue gli chiederemo. “Come sta tuo fratello? Salutamelo!”