Si intitola “Coccodrillo bianco” il primo disco ufficiale per Marco Cingoli, presentatore tv ma dunque anche cantautore. Ispirazioni di una vita che oggi trovano il coraggio e la strada per venire a galla. E lo fanno con il gusto main stream di un pop digitale, spesso leggero e scanzonato come nel singolo didascalicamente biografico “Invece scrivo canzoni” ma anche denso di immersività e introspezione come la bellissima “Autunno centrale”. Da oggi il nuovo singolo in rete e noi come sempre proviamo a far luce su tante curiosità.
I coccodrilli e i tre colori. Benvenuto a questo esordio… ma ora spiegaci del perché questa policromia… e chi sono per te i coccodrilli oggi?
L’azzurro è il colore tipicamente associato al genere maschile, il rosa al genere femminile mentre il bianco è il colore di chi è in transizione, pronto a sporcarsi di nuove esperienze. Non per caso questi sono i colori della bandiera transgenere. È un omaggio a chi si sente sempre in trasformazione, proiettato verso nuove dimensioni.
Il pop d’autore, quello leggero, quello di scuola classica… pensi avrà ancora margine d’esistere oppure sta vivendo un grande rivoluzione?
La risposta sta tutta nella meravigliosa performance di Cesare Cremonini al Festival di Sanremo.
In una recente intervista in radio hai sviluppato un concetto che difficilmente viene messo in luce dal solo ascolto del disco. L’identità sessuale. Quale messaggio nasconde per davvero il lavoro? Se possiamo chiederlo…
In quell’intervista mi riferivo al concept della copertina che, dome dicevo, è proprio legata al concetto di “transizione”, non per forza associato alla transizione di genere ma, più in generale, al sentirsi sempre proiettati verso qualcosa di nuovo.
Ma in generale oggi l’identità di ognuno è messa sotto attacco. Da conduttore televisivo pensi che i media abbiano una responsabilità importante in questo?
Tutti noi abbiamo una responsabilità. Ad ognuno dovrebbe “importare” dell’altro. È importante aiutarci a vicenda per proteggere la libertà dell’essere e del diventare. I media hanno sicuramente una grande influenza e, a riguardo, dovrebbero avere un maggior senso di responsabilità.
La musica e la violenza che subisce ogni giorno. L’indifferenza prima di tutto. Cosa ne pensi? E in che modo potremmo fare qualcosa? Lo chiediamo a tutte le nuove voci della scena italiana…
La musica permette a chi la fa di raccontare storie e a chi l’ascolta di sentirsi accolto e meno solo. Credo che possa rappresentare un mezzo importante per sensibilizzare rispetto a certe tematiche ma non può fare tutto da sola. Ci vorrebbe una sinergia tra tutti gli ambiti educativi e creativi, ma è quasi utopistico.