È l’attore del momento. Per tutti è, ormai, semplicemente il Commissario Calcaterra. Occhi verdi, barba incolta, faccia da bravo ragazzo. Amatissimo dal pubblico femminile, Marco Bocci, protagonista della quinta serie di “Squadra antimafia”, attualmente in onda su Canale 5, si concede ad una nostra intervista. Lo abbiamo incontrato a Napoli in occasione della manifestazione TuttoSposi.
Sei, ormai, noto al pubblico come il “Commissario Calcaterra”. Si vocifera che questa sia l’ultima serie.
«Di voci ne corrono tante! Sinceramente non lo so e, onestamente, credo non lo sappia nemmeno la produzione. Attualmente, mentre da casa seguite la quinta serie, stiamo girando la serie numero 6. È ancora tutto molto prematuro. Sono concentrato a lavorare bene nelle puntate che sto girando adesso. Per il futuro della serie, vedremo.»
Prossimamente, saraial cinema con Italo. Un film su una storia vera di un cane randagio siciliano nel quale interpreti un giovane padre vedovo. Quali emozioni ti ha regalato questo film?
«Questo film, innanzitutto, mi ha portato a conoscere una parte di Sicilia – forse l’unica – che ancora non conoscevo, visto che ci ho lavorato moltissime volte. E, come ogni film che ho interpretato finora, ancheItalo, ha aperto un nuovo capitolo relativo ad una maggiore conoscenza di me stesso. Il bello di questo mestiere è riuscire ad interpretare più personaggi possibili e sempre diversi tra loro. Perché ogni personaggio ti permette di fargli un’analisi e dedicargli il primo pensiero del tuo risveglio, fino all’ultimo della notte. Quindi, successivamente a questo studio del personaggio, diventa naturale scoprire cose di te che non conoscevi, perché fino a quel momento nonandavi a “sentirne il profumo”. Ogni film che ho interpretato, mi ha fatto conoscere una parte diversa del mio carattere.»
Hai iniziato con il teatro. Poi è arrivata la notorietà con fiction e Film. Hai nuovi progetti. Pensi di ritornare a teatro?
«Ci sono tanti progetti da attuare. Quest’estate ho girato tre film che usciranno al cinema. Ne ho altri in cantiere e mi sto preparando a tornare in teatro. Ho cercato, fino a tre anni fa – di mantenere ogni anno – un piccolo spazio da dedicare al teatro. Perché, artisticamente sono nato recitando sul palco e per otto anni della mia carriera ho fatto solo ed esclusivamente quello. Ne sento molto il bisogno e la mancanza, anche perché, a volte – per chi ha piacere a fare questo mestiere – rischi di entrare in certi ritmi da cui esci frastornato. Quindi dopo un po’, hai bisogno di riprendere le redini della passione vera con la quale hai iniziato questo mestiere. Senti la voglia di dedicarti ad un testo anche per un mese e mezzo. E, magari, arrivare a provare una pagina anche per 12 ore di seguito – che può sembrare assurdo per chi non ama questo mestiere – ma è la cosa più bella che ci possa essere.»
Hai dichiarato che prima di affermarti come attore, hai fatto anche i mestieri più umili pur di non tralasciare l’arte della recitazione. Sei la prova che, se ci credi, i sogni si riescono a realizzare!
«È anche veroche, però bisogna essere molto fortunati.Mi piacerebbe poter dire che l’impegno paga sempre. Però, purtroppo so che no è così. Per fare questo mestiere, serve tanta fortuna. Ci puoi mettere del tuo come bravura, ma devi essere pronto nell’afferrare un progetto valido. Quello che, artisticamente, sai che ti darà la giusta risonanza. Questo è fondamentale. Gassman diceva che ci vuole l’80% di fortuna ed il 20% di talento per essere un attore affermato e, purtroppo, è vero.»
Tanti personaggi, tanti impegni lavorativi. Al di là del set, quali sono le tue passioni?
«Ho moltissimecose che mi divertono e che mi piace fare. Tutte quelle che sono passioni, però, puntualmente, mi accorgo che diventano “conflitto d’interesse” con quello che è la mia professione. Di hobby ne ho molti. Ma, ognuno, mi prende talmente tanto che faccio fatica a dedicargli il giusto tempo. C’è la fotografia che amo tantissimo, c’è la scrittura. Mi piace leggere ed andare al cinema. Mi piace moltissimo fare sport, mi annoio molto a stare fermo. Sono iperattivo e cerco di fare più cose possibili, ma a volte le confondo e mando in tilt il cervello. Ma anche il corpo ed il fisico. Senti come parlo? Sono raffreddato da venti giorni e non riesco a guarire. (aggiunge simpaticamente! N.d.r.).»
Hai interpretato tanti personaggi, seppur diversi tra loro, caratterialmente molto tormentati. Cosa hanno in comune con te?
«L’essere tormentato è, effettivamente forse l’unico aspetto comune che lega i miei numerosi personaggi. È assolutamente vero. Anche i personaggi delle altre storie che interpreterò nei prossimi film in uscita, sono tormentati ed introversi. Come caratteristica comune con il mio modo d’essere, c’è il fatto che una parte di me mi porti a pensare molto. Emotivamente, non sono tormentato, ma comunque sono molto riflessivo. E ciò avviene molto più quando mi trovo da solo. Perché in compagnia mi trasformo, divento più “esplosivo”. Però credo che in ogni personaggio, alla fine, tendenzialmente porti una parte reale di te. Anche se, in alcuni casi, avverti proprio una predisposizione verso certi ruoli.»
La nostra rivista non predilige il gossip, ma ho una curiosità da chiederti. Molti giornalisti strumentalizzano la tua vita privata, legando spesso – anche nei titoli delle interviste – il nome di Emma al tuo. Ti senti sminuito nella tua professionalità? Ti infastidisce?
«Dovrebbe infastidire molto di più voi giornalisti che non lo fate! Perché un atteggiamento del genere, penalizza molto la vostra categoria. Ci sono giornalisti molto seri ed altri che si inventano le cose. E’ un periodo che non leggo più nulla. Non sono iscritto a social network, non ho contatti Twitter o Facebook. Sono fuori dal mondo tecnologico e la gente, spesso, nemmeno ci crede. Non leggo nemmeno notizie di un certo tipo che mi riguardano. Sicuramente , ciò che più dà fastidio, è quando leggi interviste non fatte. Quando se le inventano di sana pianta. »