“MalaMènti” è il titolo del cortometraggio che segna l’esordio alla regia di Francesco Di Leva (Tra i suoi lavori più importanti per il grande schermo ricordiamo: “Una vita tranquilla” di C. Cupellini, “Pater familias” di F. Patierno, “Vento di terra” di V. Marra; “Certi bambini dei fratelli Frazzi”. In televisione lo abbiamo visto in: “Il clan dei camorristi”, “Squadra antimafia”, “Tutti pazzi per amore”, “Distretto di polizia”). Prodotto da Terranera, in collaborazione con Parallelo 41,“MalaMènti” è un film riconosciuto di interesse culturale con contributo economico del Ministero per i beni e le attività culturali e del turismo Direzione Generale Cinema. La regia è di Francesco Di Leva, il soggetto e la sceneggiatura dello stello Di Leva e di Ciro Petrone, con la partecipazione amichevole di Sergio Rubini e Nicola Di Pinto.
MalaMènti, un cortometraggio che segna il tuo esordio alla regia e in cui sei impegnato anche in veste di attore, sceneggiatore e produttore.
«È un bellissimo progetto, una follia che ha coinvolto e contagiato tutti quelli che hanno partecipato. Ho sentito l’esigenza di raccontare questa storia, con l’utilizzo di un cellulare e una semplice applicazione per ottenere un cartoon low cost, un filtro “fumetto” per esasperarne il concetto di onnipotenza e assurdità e per generare curiosità ed empatia nello spettatore. Spesso il realismo delle immagini video così nitide e di qualità ci disarma, non succede così col cartone animato, che, anche su basi reali, istintivamente genera desiderio di conoscere. È la prima volta che un prodotto del genere viene sperimentato per il cinema. Le riprese sono state realizzate in modalità selfie, perché volevo avvalermi del telefonino per quello che è, evidenziando il suo uso personale».
Il film come nasce?
«Trae ispirazione da “La stoffa dei sogni” un film di Gianfranco Gabiddu a cui ho preso parte nel 2015 insieme a Ciro Petrone (protagonista del cortometraggio e attore nel film “Gomorra” di Matteo Garrone). Insieme abbiamo immaginato due personaggi malavitosi, che hanno come obiettivo di prevalere sugli altri, in che modo avrebbero vissuto su di un’isola come quella dell’Asinara. Quindi, da questo è nato l’idea di creare Ciccio “O’ Pazz” e Ciruzzo “Pesce bello”. I due protagonisti spinti dall’alienazione del luogo in cui sono costretti a vivere, sviluppano una paranoia nei confronti di due animali, Severino l’asinello, famoso capo degli asinelli a Campu Perdu, e di Piero il Cinghiale, capo dei Cinghiali sulle terre di Campo d’oliva. La forma di recitazione del corto strizza un po’ l’occhio all’opera teatrale “Il calapranzi” di Harold Pinter. La resa dei conti è appunto vicina e bisogna sfidarsi a duello per eliminare i due animali. Una lettera viene consegnata ai due animali. Il contenuto riporta che non c’è possibilità di convivenza sull’isola per gli uomini e per gli animali, il potere prevede un solo capo. Anche se alla fine, gli animali si comportano come tali, mentre i due uomini pensano di avere un ruolo diverso, ma in realtà il loro atteggiamento è al pari con quello degli animali».
Il corto è in concorso alla 32esima Settimana della Critica di Venezia 2017.
«Sono felicissimo che un festival dello spessore artistico e culturale come quello di Venezia abbia appoggiato il progetto “Malamènti” realizzato con un semplice telefonino. Questo per me rappresenta una speranza anche per i giovani. Un’occasione per mettere in luce il loro talento, la loro creatività, anche se non si hanno grossi budget a disposizione».
È in progetto un nuovo lavoro con la stessa tipologia di MalaMènti?
«Sì. Sto pensando ad un altro cortometraggio, insieme ad Adriano Pantaleo e Davide Morganti. Una storia di un bambino di sette anni, ambientata in una Napoli del 2050.
Altri progetti?
«Ci sono tre film in uscita al cinema prossimamente, quali “Bob & Marys” di Francesco Prisco, “Caccia al tesoro” di Vanzina e“Metti la nonna in freezer”, di Giancarlo Fontana e Giuseppe G. Stasi. A teatro continua la tournée dello spettacolo che mi vede protagonista “Sindaco del rione sanità” per la regia di Mario Martone».