Già famoso in Africa, dove però il mercato dei dischi è quasi inesistente, Maître Gims, nome d’arte di Djuna Bilel Gandhi, è un rapper e cantante francese nato in Repubblica Democratica del Congo. Nato come leader dei Sexion d’Assaut, ha sfornato nel 2013 Subliminal (1 milione di copie in Francia) e nel 2016 Mon Coeur Avair Raison (già 200mila copie in patria). Attualmente la sua Est-ce que tu m’aimes? è in cima alla chart radio italiana e si esibirà al Festival di Sanremo.
Come mai hai diviso in due parti le 26 canzoni del disco?
«Avevo grande bisogno di rappar ma alcuni pezzi erano molto pop. Il che mi ha portato alla scelta in omaggio a Matrix, della Pillola blu e quella rossa per evidenziare le differenze. Sta già succedendo che le due anime della mia musica avvicinano le varie audience che mi vengono a sentire, ed è un bene secondo me.»
Un singolo in Francia è stato Brisé (rotto). Come è nato?
«Una delle prime cose che ho fatto per divagare rispetto al successo di Est-ce que tu m’aimes?. Poi sono passato al gospel americano di Contradiction e Je Te Pardonne, un duetto con Sia. Sono rimasto sorpreso prima di tutto perché una superstar come lei ha accettato di lavorare con me, da subito. E poi perché non ha cambiato niente della melodia che le avevo proposto.»
Sei francese di origine congolese. Come vivi questi giorni difficili per la storia dei migranti in Europa?
«Le persone che sono naturalizzate in Francia non hanno problemi, sono orgogliose delle proprie origini ma non si sentono emarginate, facciamo tutti parte della Francia. Io stesso mi sento francese anche se non ho la cittadinanza, non sarà un pezzo di carta a farmi sentire l’appartenenza. Anche se, ora che viaggio spesso, è il caso di richiederla.»
Tu non sembri un rapper di quelli che provocano lo scontro.
«C’è stato per troppo tempo questo filone di presa di posizione, il filone sociale, che in Francia ha finito per acuire le faziosità. Sono sicuro che oggi, visto che il rap è il genere più ascoltato, anche a casa di Marie Le Pen si ascoltino le mie canzoni.»
Hai dichiarato di essere passato all’Islam, come concili la religione con l’impegno professionale?
«Sono due cose diverse, per me questo ruolo di performer è come interpretare dei personaggi. Poi nel privato faccio altro. Credo che la gente mi trovi interessante anche perché non faccio mistero delle mie origini, della mia cultura e non c’è bisogno di sentirsi a disagio.»