Ci piace quando un disco sa unire la maturità di un suono sicuro che non si inventa cose inutili alla leggerezza intelligente con cui guardare la vita. E su tutto impera un mestiere sicuro e un pop italiano dalle sfacciate tinte di rock. Ecco l’esordio eponimo de Il Magazzino San Salvario, formazione torinese che agguanta anche molto della propria scena per porta a casa un primo lavoro che significa anche molto sul piano sociale quanto personale. La vita scorre come dentro il singolo di “Europa chiama Italia” che vede la bella featuring di Federico Sirianni. E scorre con quell’osservazione di chi la vita la conosce e sa anche come restituircela con una leggerezza nostalgica, quasi adolescenziale.
Quante cose belle avete ripescato dentro al vostro antico magazzino? Partiamo da qui…
Dovete sapere che prima ancora che il nome del gruppo, “Magazzino San Salvario” è un luogo fisico e reale, situato nel cuore dell’omonimo quartiere torinese. È proprio qui che a partire dal gennaio 2020 abbiamo iniziato questo nuovo progetto musicale. Durante la pandemia, quando tutto pareva irrimediabilmente interrotto, il Magazzino è diventando per noi come una seconda casa, nonché un rifugio per l’anima. All’interno ci trovi quindi una parte importante della nostra vita: sia quella passata che quella più recente. Devi capire, che questo non è solo un gruppo di gente che suona insieme, ma una sorta di famiglia fatta di persone che si vogliono bene, unite da un legame fortissimo.
Un rock che torna a quando eravate adolescenti o pensate bene che il futuro sia un ritornare generale al passato?
Il rock è sempre il rock; può variare nei decenni a seconda del sound e delle mode del momento ma rimane sempre legato a caratteristiche peculiari imprescindibili e per sua stessa natura esprime e dà voce al “ragazzo ribelle” che è in ognuno di noi. Così è stato e così sempre sarà. Dal punto di vista dei contenuti però questo disco è quanto di meno adolescenziale esista al mondo, ma al contrario è molto maturo; a parte un paio di pezzi un po’ più ironici e scanzonati, tutte le altre tracce affrontano argomenti importanti e molto introspettivi, dal tema dell’isolamento e dell’alienazione a quello della depressione. Un brano a cui tengo molto “Cose che non ti ho mai detto” parla della morte di mio padre; ci sono testi di satira politica e persino due canzoni d’amore. Penso proprio che la varietà delle atmosfere e pure delle sonorità proposte sia una delle cose più interessanti di questo lavoro.
Ed ecco Sanremo… la vostra personalissima visione della faccenda?
Entro i limiti del possibile io seguo sempre il Festival. Perché mi diverte, perché è una tradizione familiare, perché chi si occupa di musica un minimo è tenuto a farlo, in quanto rappresenta uno spaccato del livello socio-culturale del nostro Paese. Mai come quest’anno la sensazione è stata però quella di trovarsi di fronte ad un baraccone il cui scopo principale era solo quello di distribuire a più gente possibile i dividendi SIAE. Te ne accorgi dal numero di concorrenti in gara, addirittura 28!!! Un’enormità. Te ne accorgi dal numero degli autori che firmano i pezzi; Te ne accorgi del livello degli ospiti: praticamente tutti italiani, gente che l’anno scorso era a malapena in gara e che quest’anno per garantirsi il passaggio in TV si ripropone in altra veste. Te ne accorgi infine dalla inutile serata delle Cover, una sorta di ignobile Karaoke di massa che ha come vero obiettivo quello di rivitalizzare i diritti d’autore di qualche vecchio brano. Per quanto riguarda il livello musicale, sono rimasto molto deluso dalla qualità delle canzoni. Credo che uno dei più gravi problemi della musica italiana sia quello degli autori, sempre gli stessi e sempre meno ispirati. Poi sugli artisti in gara non mi pronuncio e non faccio nomi per rispetto. Credo che la presenza di almeno una decina di questi sia stata però del tutto inutile. Sicuramente ho apprezzato sotto tutti gli aspetti Elodie, carisma, portamento e bellezza da vera star internazionale.
“Europa chiama Italia”: siamo così indietro?
Quella canzone è uno dei brani più vivaci del disco. Tutto il pezzo è pervaso da un certo spirito ironico con cui mettiamo in ridicolo quel tipico provincialismo dell’italiano medio nel porsi di fronte al Mondo. Anche il video (realizzato degli amici della LOOKUP Music Staff) vuole proprio ricreare quell’atmosfera festaiola e spensierata da vacanza estiva, tipica degli anni del benessere e del boom economico, a cui gli italiani nel profondo sono ancora tanto affezionati. Quella delle cartoline (oggi rimpiazzate dai selfie) e dei souvenir da portare ai parenti. L’Italiano in vacanza è una categoria antropologica che andrebbe studiata. Anche immerso in luoghi magnifici e città che trasudano cultura e tradizione, il vero turista italiota cerca comunque una pizzeria nei paraggi ed in fondo rimpiange la vita tranquilla e monotona del suo paesino di provincia. La risposta alla tua domanda è: purtroppo sì.
E l’Italia che cosa sta rispondendo?
A livello di Nazione l’Italia sta rispondendo poco e male. A mio avviso negli ultimi trent’anni non sono mai stati fatti investimenti seri e strutturali su Scuola e Istruzione, che invece dovrebbero essere le cosa principali su cui puntare veramente. Perché è solo formando adeguatamente le nuove generazioni che un Paese semina il proprio avvenire. Ed invece ormai da anni vediamo il continuo esodo all’estero dei migliori talenti nostrani, che fuggono in cerca di condizioni lavorative ed economiche migliori. Purtroppo abbiamo una classe politica totalmente priva di visione lungo termine e che agisce solo più per slogan in funzione del consenso elettorale. Come Padre di tre figli piccoli non ti nascondo una grande apprensione per il futuro.