Sensorial-Portraits in Bossa & Jazz (Deluxe Special Edition) è il nuovo album di Mafalda Minnozzi, disponibile su tutte le piattaforme digitali dal 5 febbraio scorso. In questo disco figurano nomi importanti della scena jazzistica mondiale quali: Paul Ricci, Art Hirahara, Essiet Okon,Victor Jones, Rogerio Boccato e Harvie Swartz. La tracklist consta di 15 brani: A Felicidade,Vivo Sonhando,Morro Dois Irmaos, È preciso perdoar, Desafinado, Mocidade, Samba de Bencao, Once I Loved,Triste, Chega de Saudade, Jogral, Un altro addio, Dindi, Città vuota, Nessuno al mondo.
Il disco esalta la voce unica di Mafalda Minnozzi e la scelta dei brani non fa altro che confermare il grande talento di quest’artista che ha collezionato negli anni numerosi riconoscimenti in Italia, negli USA e in molti Paesi dell’America del Sud vantando anche la Cittadinanza onoraria di Rio de Janeiro per meriti culturali. La squisita tecnica vocale, l’eleganza interpretativa, la padronanza scenica ed il suo forte carisma fanno di Mafalda Minnozzi l’interprete ideale dei compositori brasiliani da Jobim a Vinicio de Moraes, da Chico Barque de Hollanda a Joao Gilberto. Per lei la saudade è una condizione dell’anima e la sua voce ne cattura le sfumature più profonde ed intense.
Sensorial-Portraits in Bossa & Jazz è un piccolo, grande gioiello nel panorama musicale mondiale e non solo rappresenta una summa theologica dei brani più noti e rappresentativi dello spirito latino-americano ma può catturare tutti coloro che si avvicinano per la prima volta a questi generi musicali per curiosità, voglia di ascolto, amore per la musica.
Mafalda Minnozzi così presenta l’album al pubblico: «Le canzoni scelte rispecchiano perfettamente il flusso di sensazioni che crea in me la musica brasiliana: qualcosa di fisico e spirituale che va oltre il canto. È come una danza vocale che coinvolge realmente tutti i sensi e forse, i cinque sensi non sono sufficienti a esprimerne l’energia. Sono certa che nei panorami e nei frutti, nei colori e negli odori del Brasile, ci sia un’essenza comune che ritrovo in me e in queste immense canzoni. Affrontare senza preconcetti gli autori che le hanno composte, e farlo con l’aiuto di grandi musicisti, è stato un atto di autentica libertà. Quando in studio ho chiuso gli occhi per cantare, ho rivisto l’intera storia della mia vita, tesa ad incontrare e ad integrare nuove culture».
Noi di Mydreams abbiamo avuto l’onore ed il piacere di intervistarla.
Quando e come nasce la sua passione per la musica brasiliana?
«Giugno 1986, l’inizio del mio lungo cammino, trentacinque anni fa. Ricordo sei mesi di prove con alcuni ragazzi entusiasti come me, miei coetanei, nel piccolo paese di San Severino Marche in provincia di Macerata. Sei musicisti in cerca di consenso con una voglia pazza di suonare. Io ero la voce e la band leader e ci mettevo l’anima in quelle canzoni che avevamo scelto, le più belle che avessimo potuto scegliere. Il debutto avvenne sul palcoscenico del nostro teatro comunale e posso dire che in quel concerto erano perfettamente espressi i nostri gusti musicali, considerati forse un po’ “strambi” dagli altri compagni di scuola. Ricordo ancora l’inizio dello spettacolo … “Futura” di Dalla, poi “The Man I Love” e “Garota de Ipanema” … e ricordo anche che chiudemmo con “Birdland” e scegliemmo “Desafinado” per il bis. Insomma, il destino era segnato. Un repertorio impopolare, l’idea di suonare il jazz, il sogno di terre esotiche, di note gentili e armonie evolute. Da allora ad oggi quella passione non si è mai interrotta. Il mio portoghese è ormai fluente, il mio senso ritmico più sicuro ed ho anche acquisito un appagante senso di libertà grazie all’improvvisazione. Con questi strumenti e la forza naturale della musica brasiliana riesco a parlare al cuore della gente».
In che cosa essa si differenzia dalle sonorità mediterranee ?
«La musica brasiliana non impone il suo ascolto. Entra per simbiosi e ti coinvolge con la sua sinuosità. Lo scorrere dell’acqua di ruscello in cui si fonde il suono delle cascatelle con quello delle pietre che si spostano sul fondo e il fruscio delle foglie e dei rami a ridosso dell’acqua. Un insieme di suoni che rispondono ad un ordine proprio della natura e che appartiene alla terra, agli animali, al ciclo delle stagioni della vita e infine agli uomini. La musica brasiliana risponde alla grande Madre Africa, è tribale, lussureggiante, esuberante ma allo stesso tempo calma. I suoni ti riconducono all’essenza e alla bellezza della semplicità, intesa come purezza. È comunione, è senso di libertà. Gli strumenti che le danno vita ricordano il canto degli uccelli, il verde della foresta e la pioggia che cade a terra ritmicamente. Sono il flauto, la chitarra, le percussioni ricavate dal bambu, dal cocco, dal legno, dai semi essiccati. I compositori, anche i più colti ed eruditi, esprimono nella loro opera la semplicità di comportamenti spontanei e naturali, hanno il rispetto profondo del “morro”, dei suoi rappresentanti e delle sua voci. Quindi mettono il samba al centro, come religione e filosofia di vita. È come se fosse una filiera in cui ogni elemento alimenta il successivo, sostenendo la vita attraverso la musica, che è l’elemento più rappresentativo della cultura brasiliana. Le sonorità mediterranee sono per me totalmente ancestrali e mi trasportano su una sorta di viaggio fisico, convulso, pieno di energia, mosso dagli uomini e con gli uomini. Possono rappresentare anche sesso, maschilismo, ribellione, un viaggio comunque tra sensazioni e sentimenti quasi incontrollati. L’impronta ritmica della pizzica è frenetica, c’è passione nella taranta, c’è gioia nella tarantella. Crocevia di espressioni forti, volte alla conquista, alla lotta, al tradimento, all’amore. Al centro, prevalentemente, c’è l’essere umano con la sua storia e le sue reazioni mentre gli strumenti arrivano ad ipnotizzare per liberare il corpo e la mente. Sotto questo aspetto mi sento di poter dire che la musica brasiliana che quella mediterranea sono simili in quanto entrambe espressioni e forme volte alla libertà».
Lei vanta collaborazioni con musicisti ed interpreti prestigiosi, non solo brasiliani. Ci può descrivere le emozioni profonde di un suo incontro al quale si sente particolarmente legata musicalmente?
«C’è una frase bellissima di Vinicius de Moraes: la vita è l’arte dell’incontro. Incontrare un grande artista diventa ogni volta qualcosa di immenso nel mio mondo, per la sua capacità di donare e di condividere le sue emozioni, con uno strumento, una parola o semplicemente con il suo spirito, ed è meraviglioso perché te ne accorgi immediatamente. Per quanto mi riguarda, l’incontro non avviene per caso. Io sono sempre alla ricerca di qualcosa che non ho e ogni incontro mi lascia più completa e più libera. È successo con Lucio Dalla, in cui ho ritrovato uno spirito scanzonato e bambino, con Milton Nascimento, durante un duetto in cui mi ha spinto a correre senza paura nei colori musicali del suo Brasile, con Chick Corea, con cui ho avuto la fortuna di condividere un volo intercontinentale durante il quale mi ha rivelato tutto il suo amore per la città di Roma e la sua storia. Mi piace ricordare il mio incontro con Michel Petrucciani e anche l’amicizia con Toquinho, con Leny Andrade, con Victor Jones, con Roy Haynes. Spero di continuare ad incontrare altri artisti, io sono sempre aperta all’incontro. Li considero delle anime libere che sciolgono chi ha le mani legate e gli occhi chiusi e rendono il respiro più profondo».
Quali cantanti italiane l’hanno ispirata nel suo percorso artistico?
«Caterina Valente, Ornella Vanoni, Gabriella Ferri, Mia Martini, Carmen Consoli, Lina Sastri».
Il suo ultimo album Sensorial-Portraits in Bossa & Jazz-Deluxe Special Edition è e resterà un punto di riferimento per tutti coloro che amano la musica per l’eleganza dell’ interpretazione, il fascino degli arrangiamenti, le suggestioni e le emozioni che suscita durante l’ascolto. Ce ne può raccontare brevemente la genesi?
«Ti ringrazio per queste parole importanti rivolte a me e al mio lavoro. Mi hanno commosso e reso molto felice. SENSORIAL nasce dall’amore profondo che nutro per l’estetismo e la naturalezza di poeti come Vinicius de Moraes, per compositori raffinati come Antonio Carlos Jobim, per la dolcezza della melodia della bossa nova, il suo ritmo sincopato, seducente, sottile e sensuale. Nasce dalla volontà di dirigere il mio canto verso qualcosa di più spirituale e meno fisico, meno tangibile. Nasce dall’allegria del gioco, della libertà, dell’improvvisazione. SENSORIAL è l’ espressione più sincera e diretta della mia anima, un album realizzato seguendo un percorso meticoloso, attento, di grande umiltà nei confronti del repertorio e di assoluta concentrazione sulla mia voce e sul controllo della mia indole».
Quale brano dell’album sente più vicino alla sua sensibilità artistica e quale quello che ha richiesto un maggiore sforzo interpretativo?
«Il brano che più commuove è senz’altro Dindi, perché è una canzone molto articolata, complessa, ha un testo molto lungo che a tratti si trasforma in un mantra che si ripete e con un processo lento ma inesorabile si addentra in profondità, nello spirito. Ho deciso di cantarlo in inglese perché lo sentivo ancora più emozionante; sembra che il testo si esprima con più forza. Ho accettato la sfida e ogni volta rivivo questo brano in maniera diversa dentro di me. Quello che ha richiesto il mio maggior sforzo interpretativo è stato Once I Loved, perché è una canzone segnata da profonde pause e da lunghi silenzi da interpretare. Sono spazi da riempire alternando respiri e fiato sospeso e ciò va in senso inverso alla mia personalità vivace e spesso incontenibile. Non è stato facile, ma so di aver superato anche questa sfida raggiungendo un piano spirituale completamente nuovo».
La sua voce è lo strumento più magico e misterioso della sua personalità di donna e di artista. Ci spiega come e cosa fa per mantenere inalterata nel tempo tanta limpidezza di stile ?
«Io sono a servizio della mia voce. La curo e la educo fin dall’inizio e continuerò a farlo. Cerco di rispettare alcuni accorgimenti, evitando per esempio di bere bevande gelate o gassate, di prendere troppo vento e di parlare al cellulare all’aperto e al tempo stesso preoccupandomi di tenerlo sempre allenato facendo esercizi e riscaldamento vocale tutti i giorni. Ecco, adottando questi comportamenti riscopro la mia voce ogni anno più bella e sorprendente perché è come se crescesse dentro di me e diventa altro. Nel corso di tutti questi anni non ho solamente acquisito altre ottave, raggiungendo una maggiore estensione con corde vocali più elastiche, ma ho anche imparato a dosarla e controllarla e condurla in studio verso l’intonazione perfetta, senza la necessità di doverla trattare o ripulire con accorgimenti tecnici succesivi. Io trovo che sia qualcosa di straordinario, che vive dentro di me e che mi dà la possibilità di esprimere ciò che voglio dire e trasmettere, il che è davvero meraviglioso».
Ha mai pensato di interpretare brani fado per omaggiare anche la grande Amalia Rodrigues ?
«Grazie per la bella domanda perchè considero il fado un’espressione spettacolare, intrigante, coinvolgente. Il fado è come il samba, è come il tango, è una religione, un credo, è un comportamento. Non è solo uno stile vocale e musicale, riguarda la vita. È una parte di mondo che mi appartiene anche per la mia convivenza con la lingua portoghese e con tanti musicisti portoghesi con cui ho collaborato. Sinceramente, mantengo un atteggiamento molto prudente prima di entrare in nuovi generi musicali perché so che contengono terre inesplorate da scoprire. Umilmente muovo i primi passi lenti ed attenti con tutto il profondo amore che nutro per il fado e per Amalia Rodrigues ed oggi per Marisa dos Reis Nunes conosciuta come Mariza. Conosco molto bene Mario Pacheco, il più famoso chitarrista e compositore lusitano, che ha accompagnato Amalia Rodrigues durante tutta la sua carriera. Con lui abbiamo già parlato, e a lungo, di un progetto da sviluppare insieme per avvicinare il fado al jazz con la libertà dell’improvvisazione che è insita nel jazz stesso. Ma abbiamo parlato anche di musica napoletana, per la quale Amalia Rodrigues nutriva una assoluta passione e che io considero il mio più grande e antico amore. A Napoli ho voluto rendere omaggio piano e voce con un album che presto sarà pubblicato e in cui ho coinvolto Andrè Mehmari, brasiliano, genio assoluto».