Dopo “Radiofreccia” (1998) e “Da zero a due” (2002), dal 25 gennaio arriva nelle sale “Made in Italy”, il terzo film di Luciano Ligabue con Stefano Accorsi, Kasia Smutniak, Fausto Maria Sciarappa, Walter Leonardi, Filippo Dini, Alessia Giuliani, Gianluca Gobbi, Tobia De Angelis.
Prodotto da Domenico Procacci per Fandango (in collaborazione con Medusa Film, Zoo Aperto, Riservarossa ed Eventidigitali Films) e distribuito da Medusa Film, “Made in Italy”, con la regia, il soggetto, la sceneggiatura e le musiche di Luciano Ligabue, è una tormentata dichiarazione di amore verso il nostro Paese. Protagonista della storia è Riko (Stefano Accorsi), un uomo onesto alle prese con una vita in cui tutto sembra essere diventato improvvisamente precario: il lavoro, il futuro, i sentimenti. Ma se a volte rialzarsi non è facile, Riko ha scelto di non darla vinta al tempo che corre: c’è un matrimonio da difendere e riconquistare, ci sono amici su cui contare e una casa da non vendere. Riko decide di mettersi in gioco e prendere finalmente in mano il suo destino.
«Questo nuovo lavoro – racconta Luciano Ligabue – è una storia che ho creduto valesse la pena raccontare. Un sentimento (l’amore frustrato verso il nostro Paese) che da circa dieci anni provo a esprimere occasionalmente in qualche canzone e che qui poteva essere raccontato da qualcuno (Riko) che, avendo meno privilegi di me, mi sembrava avesse ancora più diritto a una certa incazzatura. L’anomalia di una storia raccontata in primo luogo attraverso una serie di canzoni che sono arrivate a formare un concept album (altra anomalia di un certo conto, almeno attualmente) poi diventato una sceneggiatura e infine un film in cui le stesse canzoni tornano per accompagnare alcune scene. A sedici anni dal precedente film “Zero a due” e con una crew quasi del tutto nuova per me, ho ritrovato il piacere del lavoro con gli attori che è stato ancora più appassionante del solito. Stefano ritrovato dopo vent’anni, Kasia, Fausto Maria e tutti gli altri impegnati a dar vita a un gruppo di brave persone che rimangono tali nonostante “la legge del furiere” del nostro Paese. Ancora una volta l’ambientazione, quasi per intero, è quella più familiare, quella di casa mia. Ancora una volta l’ispirazione per personaggi e argomenti viene in buona parte dalla realtà che conosco e in particolare da alcuni dei miei amici storici che in materia di ingiustizia fiscale, spostamenti in avanti di pensione e licenziamenti ne sanno certamente più di me».
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