Pianista, compositore, direttore d’orchestra e arrangiatore –Luis Bacalov – tra i protagonisti della quinta edizione della mostra internazionale del cinema sociale (in programma a Vico Equense fino al 12 luglio) riceve il premio con il Golden Spike Award alla sua straordinaria carriera, poi la consueta firma del Wall Of Fame, il Muro dei Famosi di Vico Equense. In un’Arena Loren affollatissima Luis Bacalov si è esibito in un concerto che ha voluto dedicare interamente al cinema. Bacalov ha proposto brani che sono nati come vere e proprie colonne sonore ad altri che non sono stati scritti per il cinema, ma sono stati utilizzati in diversi film. Durante l’incontro con la stampa il maestro racconta alcuni aneddoti della sua intensa carriera.
Il Premio Oscar è sicuramente un valore aggiunto per un grande artista. Cosa ricorda di quel periodo e quanto è cambiata la sua vita da quel momento?
«È stato per me un grande divertimento. Prima di tutto non mi aspettavo di ricevere questo riconoscimento. Un film italiano che raccoglie 5 nomination , tra cui quella della musica, per me è già un miracolo. L’Oscar mi ha cambiato la vita. Quando ho vinto questo riconoscimento, non ero giovanissimo, avevo lavorato tantissimo e ho pensato che era arrivato il momento di lavorare di meno, o addirittura di fermarmi. Dopo la premiazione è cominciata per me una seconda carriera, ho cominciato a lavorare di più e in certi anni tanto di più. Diverse volte mi chiedevo se stessi facendo la cosa giusta. Nella mia vita ho scritto qualcosa come 550 colonne sonore e prima di questo lavoravo nella musica leggera e ho scritto tante canzoni e tanti arrangiamenti. Tra una cosa e l’altra, non avendo le fisime di avere una roll roice o una casa megagalattica, non ho mai dovuto lavorare per sostenere uno standard di vita dispendioso. Anzi a dirla tutta, mi fanno ridere quelle persone che hanno tanti quattrini, ma non si godono la vita, pensano solo a fare più soldi. Ancora oggi continua a lavorare, e tanto, ma cerco di ritagliarmi anche i miei spazi.»
Come diceva prima, nella sua vita ha composto diverse colonne sonore e prima ancora musiche e arrangiamenti per artisti della canzone italiana come, Milva, Claudio Villa, Sergio Endrigo, Nico Fidenco, Domenico Moduglo, Rita Pavoni e tanti altri…Ha molto materiale in archivio che non ha mai proposto?
«Non molto, ma non ricordo neanche cosa, perché sono musiche scritte 30, 40 anni fa e sono custodite in un cassetto. Non sono uno di quelli che apre il cassetto, disperato e in mancanza di idee. Nonostante la mia età le idee non mancano.»
Lei è stato anche docente. Un suo insegnamento?
«Un docente di musica applicata…deve prima di tutto sgomberare il campo di quello che non si deve fare, ci sono diverse cose e seconda cosa far capire ai musicisti che non dovevano scrivere la msuica per loro, ma la musica per i film, che è una differenza notevole. Chi scrive le musiche per i film deve sapere tanto di cinema e soprattutto della musica che è stata scritta storicamente per il cinema, questo non per scopiazzare, ma per avere una visione storia di quello che è successo nel cinema nazionale ed internazionale. Inoltre poi deve cercare di sentire l’esigenza del regista, capire quale potrebbe essere la musica che al meglio potrebbe fare da colonna sonora al suo film. Quando un regista non collabora con il musicista, questo può avere risultati catastrofici. A me è capitato due volte che un regista mi dicesse di fare di testa mia perché non capiva nulla di musica, ma questo non va bene. Sono state delle esperienze negativa.»