Si intitola “Juoc e mare” ed è l’ultimo singolo di Luigi De Crescenzo, un brano scritto interamente in napoletano «che esorta a non sopprimere la propria voce interiore per paura dei giudizi altrui, ma a dare libera espressione ai propri pensieri e alle proprie sensazioni». Classe 1989, Luigi muove i prima passi nel mondo della musica fin da piccolo, grazie alla propensione artistica ereditata dalla famiglia, in particolare dallo zio Eduardo De Crescenzo. Negli anni collabora con diversi artisti del territorio, fino a fondare la band Naea nel 2016, insieme ai musicisti Giorgio Sbordone e Davide Esposito. Di recente l’artista ha deciso di intraprendere un percorso da solista, che lui non vede come un nuovo inizio, ma come un seguito della sua carriera, dopo aver acquisito un bel bagaglio di esperienze. Luigi De Crescenzo presenta “Juoc e mare” come singolo che anticipa il suo primo disco in lavorazione.
Nel 2016 hai fondato insieme ai musicisti Giorgio Sbordone e Davide Esposito, la band Naea, partecipando a numerosi contest ed eventi live. Cosa ti ha lasciato l’esperienza del gruppo?
«Anche se in altre forme, la collaborazione con i ragazzi in questo disco non si è totalmente conclusa. L’esperienza di suonare in una band mi ha aiutato certamente a condividere quella che era la “mia” musica, una sorta di apertura a mettersi in discussione in un forte scambio di energie, pronti a dare ma soprattutto a ricevere».
Oggi ti presenti al pubblico in veste da solista con il brano “Juoc e Mare”, una canzone che non solo presenta il tuo nuovo percorso, ma che farà parte di un album composto da brani in italiano e in napoletano. Ci parli di questo tuo nuovo inizio? Come mai la scelta di affrontare un percorso da solista?
«Diciamo che non è un vero e proprio inizio, mi sento di dire più che è un proseguo. Oggi ho fatto tesoro di tutte le conoscenze acquisite e con queste non mi sento affatto solo, anzi.
“Juoc e Mare” è un brano scritto interamente in napoletano che esorta a non sopprimere la propria voce interiore per paura dei giudizi altrui, ma a dare libera espressione ai propri pensieri e alle proprie sensazioni».
Come nasce questo brano e quanto parla di te?
«Essendo di Napoli con il mare ho un rapporto speciale. È un luogo che mi permette di avere spazio e di non ritrovarmi in un campo visivo ristretto, ed è proprio in uno di quei momenti di apertura che ho apprezzato la forza del mare paragonandolo, a mio modo, alla vita».
Nell’album a cui stai lavorando quanti altri brani in napoletano ci sono?
«Ce ne sono diversi, per me la lingua napoletana facilita le scritture più intime, quelle meno distanti e quindi alcune volte più dirette».
Puoi anticiparci qualcosa del disco? Quando è prevista l’uscita?
«Mi piacerebbe farlo uscire quando sarà possibile anche suonarlo, è molto importante per me dargli vita non sono in riproduzioni digitali, speriamo presto!»
Ti piace di più scrivere in napoletano o in italiano?
«Ma non saprei, sono entrambi modi a me graditi, come dicevo dipende molto dal mio approccio naturale, cerco di rispettare quello».
La tua propensione artistica l’hai ereditata dalla famiglia, in particolare da tuo zio Eduardo De Crescenzo. In che modo ti hanno sostenuto ed accompagnato in questo tuo viaggio?
«Sono nato con i dischi di Eduardo, è il mio primo mito! Credo che incida il fatto che si respirava musica in famiglia, anche perché Eduardo non è l’unico: il fratello di mio Nonno, Vincenzo, è un noto autore di canzoni napoletane così come anche il figlio Eduardo, in arte Eddy Napoli. Questo ovviamente ha fatto sì che la musica per me fosse un argomento del giorno, e certamente mi ha facilitato l’approccio a essa».
A che età hai sentito realmente l’esigenza di voler fare musica e diventare un musicista?
«Non saprei dirti una data precisa, sin da piccolo mi sono avvicinato al pianoforte di casa e alla composizione, diciamo che la consapevolezza di fare musica è stata graduale e in sintonia con la mia crescita».
Nel corso della tua carriera hai collaborato con diverse realtà musicali del territorio. Quanto queste collaborazioni hanno influito nella tua crescita artistica?
«Tutte le collaborazioni sono contaminazioni, soprattutto quando riesci a “dialogare” e mostri la tua sincerità, quindi assolutamente nella mia crescita c’è un pezzettino di tutti».
Ci sono degli artisti che ti piace ascoltare e con cui ti piacerebbe collaborare in futuro?
«Ci sono molti artisti che stimo, uno su tutti nel panorama italiano è Niccolò Fabi. La sua scrittura, la sua cura nelle produzioni è una grandissima sorgente di bellezza».