Da “…intanto Dustin Hoffman non sbaglia un film” a Fisico & Politico, Luca Carboni racconta i suoi 30 anni di musica in un tour che toccherà alcuni dei più importanti teatri italiani. Prenderà il via il 3 febbraio dal Teatro Augusteo di Napoli, anticipato da una tappa zero il 30 gennaio al Teatro Novelli di Rimini, per poi proseguire il 5 febbraio all’Auditorium Parco della Musica di Roma, il 9 al Gran Teatro Geox di Padova, il 10 al Teatro degli Arcimboldi di Milano, il 12 al Teatro Colosseo di Torino e il 13 al Teatro Ponchielli di Cremona.
Fisico&Politico Tour sarà un appuntamento da non perdere. Ad aprire la scaletta sarà La mia città e a seguire le hit più significative della carriera di Luca Carboni, da Inno Nazionale a Persone silenziose da Ci vuole un fisico bestiale a Mare Mare, per raccontare trent’anni di musica con lo sguardo rivolto sempre verso il futuro. Nel repertorio non mancherà Fisico&Politico, il brano scritto a quattro mani con Fabri Fibra che ha dato il titolo al nuovo disco a cui hanno partecipato Tiziano Ferro, Elisa, Jovanotti, Alice, Miguel Bosè, Franco Battiato, Biagio Antonacci, Cesare Cremonini, Samuele Bersani.
In ogni data Luca Carboni sarà accompagnato da una super band con Antonello Giorgi alla batteria, Ignazio Orlando al basso, Mauro Patelli e Vince Pastano alle chitarre, Fulvio Ferrari alle tastiere.
Dopo il grande successo dell’anteprima live del 20 dicembre al Paladozza di Bologna, prende il via il 3 febbraio dal Teatro Augusteo di Napoli “Fisico & Politico Tour”, anticipato da una data zero il 30 gennaio a Rimini. Cosa hai previsto per questo nuovo live?
«La prima data inizialmente doveva essere Napoli, poi abbiamo avuto l’esigenza di tradurre il grande evento che si è tenuto a Bologna in una dimensione un po’ più intima che è il teatro. Pertanto sarà necessario fermarci a Rimini per qualche giorno con la serata zero del 30 gennaio aperta al pubblico.
Questo concerto è un modo per raccontare 30 anni di musica e di canzoni che da anni non proponevo dal vivo, una scaletta che raggruppa i miei successi, dal primo album “…intanto Dustin Hoffman non sbaglia un film” fino ad arrivare a Fisico & Politico, il mio ultimo lavoro.
Naturalmente questo tour nei teatri non può essere aperto come quello di Bologna al quale hanno preso parte tantissimi ospiti, però mi auguro che ad ogni tappa qualcuno abbia voglia di tornare a trovarmi.»
Per la tappa napoletana è previsto qualche ospite?
«Per la tappa al Teatro Augusteo non ho ancora delle notizie ben precise. Purtroppo la maggior parte degli ospiti che hanno collaborato a questo disco vivono tutti da Bologna in su, però, vediamo, ci potrebbe essere qualche sorpresa anche a Napoli.»
Con quale canzone aprirai la scaletta?
«Aprirò tutti i miei concerti con “La mia città” poiché anche se la mia città è Bologna, metaforicamente ad ogni tappa la mia città può diventare quella che incontro. Ho scelto di cantare per prima questa canzone, sicuramente perché riesce a farmi raccontare nel miglior modo possibile i miei 30 anni di musica. Inoltre riesce ad esprimere quello che Bologna rappresenta ed ha rappresentato per me come artista.»
Il tuo nuovo album rappresenta da un lato un percorso artistico di 30 anni, dall’altro l’inizio di un cambiamento verso una nuova direzione. Questo lo si evince sia dalla scelta dei tanti duetti, ma soprattutto dal brano Fisico & Politico che si allontana un po’ da quelli che sono stati finora i tuoi canoni musicali…A questo punto mi vien da chiederti come sarà Luca Carboni tra 30 anni?
«Fra 30 anni ne avrò più di 80 e non so se riesco a vedermi ancora su di un palco a cantare, però, a scrivere sicuramente, mi piacerebbe farlo come Hemingway fino a tarda età. Questo album contiene proprio quello che dicevi tu, sia lo sguardo al passato, ma anche quello al presente e al futuro proprio perché, infatti, quando insieme a Fabri Fibra ho scritto Fisico & Politico, la prima che abbiamo registrato, non era ancora chiaro che il progetto di questo album dovesse essere quello di raggruppare le canzoni del passato. Proprio dal sodalizio con lui è nata l’idea dei duetti, di far raccontare le canzoni del mio passato attraverso la lettura di altri artisti, mettendo a loro scelta le canzoni a cui erano più legati. Quindi è nato questo viaggio istintivamente, quasi per gioco.»
Diversi sono stati gli ospiti che hanno collaborato al tuo nuovo lavoro discografico. Hai dichiarato che sono stati loro a scegliere le canzoni da interpretare, se invece la scelta fosse dipesa da te, quali dei tuoi brani avresti incluso in questa raccolta e quali no?
«Forse avrei aggiunto alcune canzoni del mio primo album “…intanto Dustin Hoffman non sbaglia un film” e forse anche qualche pezzo del secondo “Forever” perché me personalmente sono i due album che hanno fatto sì che si concretizzasse il mio sogno di vivere di musica. Purtroppo non sono stati citati perché gli artisti che ho coinvolto erano legati ad altri brani del mio repertorio. Sicuramente il concerto sarà un motivo in più per riproporli.»
Tra i pezzi inediti anche un testo scritto da Ligabue “C’è sempre una canzone”. Come mai l’idea è caduta su questo brano, ma soprattutto per te che nasci come autore cosa ti ha spinto ad interpretare un testo scritto da un altro artista?
«Con Luciano ci conosciamo da tanti anni anche perché facciamo parte della Nazionale Cantanti. Ci siamo incontrati qualche tempo fa in occasione del concerto in beneficenza per il terremoto dell’Emilia Romagna e in quell’occasione chiacchierando tra di noi dei vari progetti, lui mi confidò che gli avrebbe fatto piacere magari collaborare al mio nuovo lavoro, magari come autore di un brano. Così sono passato in studio da lui e ascoltando “C’è sempre una canzone” che stava scrivendo ho deciso di mettermi alla prova nell’interpretare per la prima volta una canzone scritta da un mio collega e non da me direttamente.»
La scelta di associare ai testi anche la voce lo devi a Lucio Dalla, che ti registrò di nascosto mentre facevi sentire dei pezzi agli Stadio…Cosa ti disse di preciso Dalla in quell’occasione?
«Mi disse che sembravo De Gregori. Devo ringraziare Lucio semplicemente per avermi registrato, poiché solo ascoltando la mia voce, mi sono convinto a cantare tutto ciò che scrivevo.»
Cosa è cambiato da quell’autunno del 1983 quando registravi il tuo primo album “…intanto Dastin Hoffman non sbaglia un film”…
«Sono cambiate veramente tante cose. Il mondo è cambiato. Siamo passati dall’analogico al digitale che ha stravolto anche l’ambiente musicale, però devo dire che secondo me negli anni ’80 quando ho cominciato, si avvertiva il cambiamento, come se tutte le cose del futuro fossero già lì per essere recepite. In 30 anni sono cambiate tante cose, anche se la musica in parte non è cambiata del tutto dai miei esordi. Il linguaggio delle canzoni non è cambiato, si è modificato più lentamente di quello che può sembrare.»