Luca Carboni approda alla Casa della Musica di Napoli, domani 26 ottobre, con il suo “Sputnik Tour”. Lo spettacolo prende il nome dall’ultimo album del cantautore uscito lo scorso 8 giugno per Sony Music. Ad accompagnarlo sul palco, la sua band composta da Antonello Giorgi alla batteria, Ignazio Orlando al basso, Mauro Patelli e Vincenzo Pastano alle chitarre, Fulvio Ferrari Biguzzi alle tastiere. In questa intervista Carboni parla del tour, ma anche dell’album Sputnik, un lavoro che contiene nove canzoni che raccontano l’oggi e lascia poco spazio a nostalgie passatiste, ma piuttosto si concentra sul presente e guarda con occhi aperti e la giusta vena di poesia il futuro.
Il tour è partito il 12 ottobre da Nononatola, nel giorno del tuo compleanno, per poi concludersi il 4 novembre a Parma, passando anche il 26 a Napoli. Cosa dovrà aspettarsi il pubblico?
«Abbiamo ideato uno spettacolo con elettronica, parti acustiche e molta attenzione alla parte visual che trova ispirazione proprio nella grafica di Sputnik. Sicuramente il concerto è molto vicino agli album più recenti come POP-UP e SPUTNIK ma abbiamo inserito anche mie canzoni cosiddette b-side vedrete sarà una bella sorpresa».
La copertina e il booklet del tuo nuovo album Sputnik, con disegni realizzati da te, richiamano gli anni ’60. In che modo sarà allestita la scenografica del palco? Ci saranno dei richiami alla grafica del disco?
«Si sicuramente i visual trovano ispirazione proprio nella grafica del disco per fare un viaggio in diverse epoche, dagli anni dello Sputnik ad oggi».
Nel brano “L’alba”, scritto insieme a Gazzelle, si parla di figli, della loro partenza, la loro crescita. In che modo la nascita e la crescita di tuo figlio hanno influito sul Carboni artista?
«Certo Sicuramente ha influito, quando finisco una canzone o la sto per finire mi fa piacere avere un suo commento un suo parere. Anche se lui preferisce musica strumentale e classica alle canzoni. Comunque mi sembra che questo Sputnik gli sia piaciuto!»
Sputnik, il diciannovesimo lavoro, contiene nove brani. Un disco che è impregnato della tua storia musicale, lasciando poco spazio a nostalgie passatiste, e concentrandosi sul Carboni di oggi.
«Si ogni album è una nuova sfida, il pop è sempre una nuova sfida. Mi piace l’idea di un album con un titolo che rimanda al passato ma è proiettato verso il domani, verso il futuro»
Al disco hanno collaborato Federica Camba, Valerio Carboni, Daniele Coro, Christian Riganò, Alessandro Raina, Dario Faini, oltre a Calcutta, Gazzelle e Giorgio Poi. Un incontro/confronto tra due generazioni diverse, in cui la canzone d’autore degli anni ’80 si amalgama a quella di oggi…
«Sì è stato un incontro interessante, mi affascina questa generazione che in modi diversi sta rinnovando la forma canzone e mi interessa il linguaggio perché contemporaneo».
Da cantautore hai influenzato negli anni molti artisti, tra questi anche quelli con cui ha collaborato di recente. Cosa si prova a stare nei panni di un “influencer musicale”?
«Mamma mia questa è una parola grossa! È vero che ci sono alcuni cantautori e band della nuova generazione che son partiti, come radici musicali e come linguaggio, da un mondo che era molto presente nei miei primi dischi, per creare però un loro nuovo racconto contemporaneo! Beh mi fa piacere…»
Sputnik, oltre ad essere il primo satellite mandato in orbita intorno alla Terra, in italiano la parola significa anche “compagno di viaggio”. Dall’uscita ad oggi, passando anche per questo nuovo tour, come descriveresti questo nuovo compagno?
«Posso solo dirmi contento di questo compagno che guarda al futuro e mi proietta verso nuovi viaggi».
Da adolescente hai fondato la band dei Teobaldi Rock. Cosa è rimasto di quel ragazzo? E cosa vorresti consigliare ai giovani che si avvicinano alla musica? Quali sono le cose importanti che non devono mai perdere di vista per avviare una carriera come la tua?
«Ai giovani dico sempre che è importante avere dei punti di riferimento ma che devono cecare di essere unici, di essere se stessi… di valorizzare quello che sentono profondamente dentro… conoscere ma non seguire le mode o le tendenze come priorità».