È iniziato da Napoli, lunedì 3 febbraio 2014, il “Fisico e Politico tour” di Luca Carboni. Le luci del teatro Augusteo si sono spente all’improvviso e il pezzo d’apertura “La mia città” ha riportato il pubblico e Luca al lontano 1984.
Ed ecco presentarsi sul palco un Carboni nuovo dal sapore di antico, un 21enne che canta “Ci stiamo sbagliando” con la maturità di un uomo che ha giusto trent’anni di più.
Il pubblico impazzisce per lui fin dalle prime note, i napoletani sanno sempre come farsi notare, ma questa volta è diverso. Questa volta i fan hanno una vita di canzoni da festeggiare.
Il suo primo cd, album da cui durante questa magica serata ripropone moltissimi pezzi, si intitolava “The Best Of”. Forse l’artista inconsciamente già sapeva che qualcuno avrebbe ascoltato le sue canzoni, anche se probabilmente non immaginava fin dove sarebbero arrivate.
«Ogni brano che ho scritto nella mia carriera – confessa il cantante al pubblico – è legato a un posto in particolare. Scrivo canzoni grazie ai luoghi e, per quanto non rimpianga il passato e non pensi mai a ciò che è stato, mi risulta difficile non tornare a quel preciso istante e, soprattutto, in quel preciso posto.»
E così all’Augusteo si viaggia: da Bologna all’Isola d’Elba. Luca e il suo pubblico rallentano e allungano il passo a seconda delle note e delle emozioni.
Ci si ricorda che “Un fiore in bocca può servire”, anche se non ci giurerei. Si canta che “a salvarci una volta erano certe canzoni” e che tre sono i verbi importanti: “dire, fare, baciare”.
Metà concerto e il teatro si trasforma in un palazzetto dello sport. Il pubblico è tutto sotto il palco e addio poltroncine. Si cerca un punto di contatto, un modo per abbracciare Luca anche se solo con gli occhi. Ed ecco che lui stesso si commuove per tutto questo affetto, anche se non lo dice.
Carboni cela la sue emozioni dietro un esperimento: dopo aver iniziato la sua carriera come autore, per la prima volta si ritrova a interpretare “C’è sempre una canzone”, brano che Luciano Ligabue gli ha regalato per questi trent’anni.
Tutte le parole non dette e che in fondo non c’è bisogno di dire, tutti i segreti nascosti in tanti brani che sono stati la colonna sonora di amori mancati, vissuti, continuati o finiti, tutta l’intimità e le affinità elettive tra Luca e il suo pubblico si rivelano poi in un’unica canzone che fa raggiungere al concerto la sua vetta più alta: “Persone silenziose”.
Si balla poi con “Primavera”, “Farfallina” e “Fragole buone buone” e si torna a Bologna con Lucio Dalla quando Luca canta e dedica “Piazza Grande” all’uomo che di Carboni aveva già capito tutto.
Opinabile la scelta dell’utilizzo della voce registrata di Jovanotti nell’esecuzione del brano “Ci vuole un fisico bestiale”, fastidiose le luci che in alcuni momenti disturbano la visione senza ben accompagnare le esecuzioni dei vari brani.
Ottima però le scelte del gran finale: a chiudere ritroviamo infatti due brani che hanno caratterizzato la sua carriera artistica e che raccontano in sei minuti prima la dolcezza e poi il ritmo con cui Luca ci ha musicalmente accarezzati e supportati in tutti questi anni. Meravigliosa esecuzione di “Vieni a vivere con me”, ultimo energico saluto a tutto il pubblico oramai in visibilio grazie all’intramontabile “Mare mare”.
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