Il musicista Giuseppe Colucci affronta la vita con brio e allegria; l’ironia, la spensieratezza sono elementi che emergono subito al primo ascolto del suo cd “Lowe budget” realizzato con i Divieto di Swing. Ma non è solo la musica che suggerisce questa ma anche tutta la grafica del cd è scherzosa, allegra non chiassosa ma piena di elementi divertenti, del resto anche il nome è un mix tra le parole “Low” and “love” e suggerisce, forse, la difficoltà che oggi gli artisti incontrano nel realizzare i loro lavori discografici.
Il lavoro si compone di undici tracce dove il jazz e il funky si combinano in un mix insolito ma riuscito, il merito va diviso equamente tra tutti gli artisti che hanno preso parte al disco. L’ironia torna anche nei titoli delle canzoni e penso a “Ernio Mollicone”, “From Paris to Lagopatria”, “Il palazzo di Marzapane”. Il gradevole senso di scorrevolezza musicale che permea tutto il disco è certamente un valore in più; i brani risultano bene armonizzati e l’ascolto è gradevole.
Non è un lavoro di ricerca di generei nuovi, o di chissà quali astruse mode musicali, ma è un piccolo scrigno di piacere dove le note delle canzoni sono un gradito dono per l’ascoltatore. Penso in particolare a “2 settembre ‘95” e “Art director dance” oltre che “Copenhagen blues” di certo uno dei brani più interessanti.
Certo emerge la buona capacità musicale di Colucci sia negli arrangiamenti che nel suono del sax e dei flauti e questo rende il tutto ancora più riuscito.
Un disco made in Naples che conferma l’ottima scuola musicale della nostra città che da secoli è un valore in più per la storia della musica nel mondo. Anche Colucci s’inserisce nella produttiva ed interessante realtà sonora napoletana e lo fa, sicuramente, con merito.